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Parola ed
esempio
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Celebriamo
oggi il rito di accoglienza di:
F r a n c e s c a
C e s c o n
di Daniele e Anneliese
T o m m a s o P
a v a n
di Roberto e Michela
M a t t i a R
a s i
di Ezio e Donatella
che
vivranno in seno alla nostra comunità la loro iniziazione
cristiana.
Si
formeranno nell’amore e sull’esempio delle loro guide,
inserendosi progressivamente nel mistero di Gesù che era, che è,
che viene.
Uniamoci
alla gioia delle loro famiglie che li hanno accolti come dono
della grazia di Dio e che li presentano oggi alla comunità
spiegando il significato del loro gesto.
I
genitori rispondono alla loro vocazione battesimale e matrimoniale
impegnandosi ad accogliere nella loro vita il Vangelo di Gesù
Cristo e ad accompagnare ed aiutare questi piccoli nel loro
cammino di fede, insieme ai padrini, ai quali la comunità
cristiana dà questo impegnativo mandato.
Tutti
noi qui presenti aggiungiamo il nostro impegno ad accoglierli e
sostenerli con l’amore, la fede e la preghiera, nello spirito
missionario della nostra personale dignità battesimale.
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NO
ALLA GUERRA:
PRINCIPIO
“NON
NEGOZIABILE”
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Ogni volta che un soldato italiano si trova a
morire all’estero si alimenta l’interrogativo sulla validità
di queste che vengono chiamate “missioni di pace”.
Quello che emerge, in questo insieme di vicende, è
la scarsa reazione del mondo cattolico, così giustamente
sensibile per la difesa della vita nascente, osteggiata
dall’aborto, e così silenzioso di fronte alla vita adulta
minacciata dalla guerra.
In passato proclamammo perfino “guerre sante” a
difesa delle nostre vite (ovviamente più valide delle vite dei
nemici, che pure Gesù ci aveva imposto di amare, quantomeno nel
senso di non odiarle), poi avevamo precisato che erano ammissibili
le guerre solo se erano “giuste” (e si enumeravano le
condizioni che rendevano “giuste” le guerre), riducendole poi
alle sole guerre “di difesa”, magari dei nostri interessi,
escludendo quindi quelle di occupazione.
È stato papa Giovanni XXIII, nell’enciclica
Pacem in Terris, ad affermare che, dati i mezzi di distruzione
oggi disponibili e le possibilità di dialogo e di arbitrati,
ritenere che la guerra possa realizzare la giustizia e la pace è
inammissibile (“alienum a ratione”: assolutamente
irragionevole).
Mi chiedo se questa chiara condanna sia stata
accolta nella Chiesa, se la si consideri come “principio non
negoziabile”, come la condanna dell’aborto e l’eutanasia.
Ah se noi cristiani – tutti i cristiani – per
fedeltà al Vangelo riconoscessimo l’immoralità della guerra,
che ci fa scendere sotto il livello degli animali (che non si
uccidono fra simili!).
L’attuale vicenda dell’Afghanistan – dove il
nostro orgoglio occidentale sta facendo tante vittime tra i
civili, mentre lo stesso governo locale, da noi promosso e
sostenuto, sta avviando colloqui di pacificazione con quelli che
forse considera, se non come partigiani, certo come connazionali
comunque da non sterminare – credo che dovrebbe costituire come
un sussulto, perché le nostre Chiese, popolo di Dio e pastori, si
facciano profeti e pionieri del rifiuto della guerra, di ogni
guerra. Altre sono le strade da battere, certo più difficili, ma
doverose ed anche – lo stiamo constatando – più sicure e più
aperte alla speranza, e quindi umanamente più efficaci.
Luigi
Bettazzi