Ma io vivrò per Lui,

lo servirà la mia discendenza.

Si parlerà del Signore

alla generazione che viene; annunceranno la Sua giustizia

e al popolo che nascerà diranno:

Ecco l’opera del Signore!

Il salmista si racconta così rispetto al Signore, contento di appartenergli e di servirlo anche in coloro che verranno dopo di lui, contento che la Sua opera venga annunciata e riconosciuta.

Ciò che ci sta a cuore e per cui viviamo non può essere taciuto e nemmeno può essere detto con parole qualsiasi. Quando vogliamo raccontare come Dio entra nella nostra vita, chi Egli è per noi, come ha visitato la nostra esistenza, le parole che conosciamo non ci bastano, e quando vogliamo raccontarci come comunità la cosa è ancora più difficile.            

Nella festa dell’appartenenza che celebriamo domenica 24 il nostro raccontarci si concretizza in un segno. In quella liturgia solenne e particolare esprimeremo ciò che abbiamo vissuto durante l’anno pastorale e lo interpreteremo secondo la parola che Dio, quel giorno, ci comunicherà. Così apriremo il nostro cammino al futuro di Dio e troveremo slancio per camminare ancora, con letizia e gratitudine. Perché appartenere al Signore è festa, ed è festa servirlo e lodarlo, è festa farlo insieme con la comunità. E’ il senso della domenica dell’appartenenza.

Un segno caratterizzerà anche la Messa delle ore 10.30 di domenica 31, solennità di Pentecoste, alla quale parteciperanno tutti i bambini e i ragazzi del catechismo.

La discesa dello Spirito Santo ci spingerà ad uscire, per portare la luce che è Cristo, accendere il fuoco del suo amore nella quotidianità della nostra vita e rinnovare la terra.

Ecco l’opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi.

 Rita