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Arrivano i giorni della venuta,
e Colui che deve venire verrà
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Arrivano
i giorni che compiono l’attesa e che svelano il desiderio dei
cuori, ciò che li riempie o che li svuota.
Mentre
il nostro ritmo di vita si fa più incalzante e sempre più cose
ci riempiono, mentre viviamo il frammento del tempo come fosse il
tutto e fatichiamo a guardare lontano, arrivano i giorni.
Ed
è un regalo grande che Dio ci fa.
Dio
entra nel tempo e rende possibile l’incontro. Ma occorre volgere
lo sguardo e i sentimenti verso di Lui, chiederci dove siamo
rispetto a Lui e quale intensità e verità abitano la nostra
attesa.
Arrivano
i giorni e i cristiani rallentano il ritmo, creano le condizioni
esteriori ed interiori per porsi alla presenza di Colui che viene,
per rivisitare la propria vita ed aprirsi con cuore rinnovato e
riconciliato alla consegna che Egli fa di sé. Come comunità
cristiana disponiamo un tempo per lasciarci raggiungere dalla
Parola e prendere coscienza del peccato nostro e del mondo, per
confessare l’amore di Dio e rinnovare e rinsaldare il nostro
amore a Lui e la nostra scelta del Regno.
Nella celebrazione penitenziale di lunedì e nelle confessioni
individuali di mercoledì vivremo questa sosta.
E la grazia del Natale si riverserà
in noi in modo abbondante e nuovo.
Rita
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Accanto
alla cassa del supermercato c'è una carrozzina; dentro, un
neonato. Nella calca nessuno
bada agli altri, sono tutti presi dal far valere il loro turno,
dallo spuntarla sugli altri e dal finire presto. Ma dinanzi al
bimbo si fermano in tanti, gli sorridono, gli dicono qualche
paroletta gentile. I bambini hanno il singolare potere di
spezzare l'estraneità e il mutismo della nostra società e di
creare un legame, semplicemente con il loro esserci.
I
bambini appartengono ai loro genitori, alla loro famiglia, ma al
tempo stesso appartengono a noi, a tutti. Sono per
così
dire un «bene comune». In certo qual modo vale per i bambini in
genere, cioè per ogni bambino, ciò che il profeta annunziò di
un bambino:
Un bambino è nato
per
noi, ci è stato dato un figlio (Is 9, 5).
I
bambini sono doni, doni fatti a noi, a tutti. Cosa ci viene
donato, in loro? Risposta: il futuro. Questo è ovvio: se non ci
fossero bambini l'umanità non avrebbe futuro. Ma la nostra
risposta ha un senso più profondo. Istintivamente sperimentiamo
il bambino come una promessa, come l'aurora di quel futuro
migliore che ci auguriamo. A un bambino non chiediamo soltanto:
Che futuro hai?
Ma anche:
Quale futuro ci porti?
E in effetti come sarà il futuro, cosa succederà o non succederà
dipende da coloro che sono bambini oggi. Il futuro è già nato,
nei bambini che nascono.
Ognuno
di noi è stato bambino. Ma se anche siamo «in gamba» e «di
successo», non abbiamo forse parzialmente tradito le speranze di
futuro che in noi erano state riposte? Per la salvezza, la
liberazione, la pienezza, per quel bene che ci si aspetta dal
futuro le nostre spalle, le spalle di tutti coloro che sono stati
bambini, sono troppo deboli. Ma è poi vero, questo? Le spalle
di tutti?
Prestiamo
nuovamente ascolto alle parole del profeta:
Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue
spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine (Is 9, 5-6a).
Il
futuro ci è nato in Colui che ci è nato a Natale: in Gesù. In
lui Dio stesso è venuto ad abitare in mezzo a noi. Il Signore del
futuro si è fatto bambino. E nato in disparte, nella mangiatoia
della stalla di Betlemme. Ma è accaduto e, anzi, ancor più vuole
accadere ciò che è accaduto con il neonato in carrozzina alla
cassa del supermercato: il bambino sta in mezzo, crea comunione,
unisce, lega.
Un
bambino è nato per noi.
Prendiamo questo Bambino in mezzo a noi, cerchiamolo insieme come
fecero i pastori di Betlemme, viviamo in modo tale che egli abbia
presso di noi diritto di vita, che trovi casa, presso di noi. Così
egli stabilirà la pace, donerà il futuro. Molti troveranno la
speranza, se troveranno il Signore in mezzo a noi.
Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo
a loro (Mt
18,20).
Questa
è una parola-chiave per il futuro: noi uniti nel suo amore,
l'amore in mezzo a noi, l'amore in cui è nato il futuro.