Operare la giustizia da cristiani
Incontriamo
le persone in condizioni di vita diverse e noi possiamo
coinvolgerci nelle loro storie o dimostrarci indifferenti
ad esse.
In
queste situazioni infatti verifichiamo la nostra solidarietà con
loro ma anche se la nostra giustizia è coerente con la fede e
l’amore a Dio.
Dio
nella persona di Gesù si è fatto solidale con l'umanità
e ci chiama ad identificarci con le persone in necessità,
perché in esse accogliamo o rifiutiamo l'uomo e il Figlio di Dio
fatto uomo.
Il
vangelo oggi evidenzia sei condizioni di vita in cui essere
giusti.
"Ho
avuto fame e voi mi avete o non mi avete dato da mangiare".
Oggi
due terzi dell'umanità vive nella condizione di povertà.
Anche
tra di noi chi perde il lavoro diventa povero perché viene
tagliato fuori dalla vita economica e sociale. La povertà non
riguarda più la sola dimensione personale ma rimanda a quella
comunitaria.
Ci viene
chiesto un giudizio etico sulle scelte di vita e l’impegno a
fare scelte politiche coerenti. Gesù si identifica nella
condizione degli affamati e domanda anche alla Chiesa la capacità
di fare scelte coerenti di povertà, di sobrietà e di semplicità
di vita.
"Ho
avuto sete e voi mi avete o non mi avete dato da bere".
Il
bicchiere d'acqua offerto con il cuore a chi è assetato non è
solo un episodio tra due persone ma coinvolge nella questione
dell'acqua, che è un bene comune, un diritto inalienabile
dell'umanità, perché l’acqua non è proprietà di alcuni o
merce da contrattare e da vendere.
"Ero
forestiero e voi mi avete o non mi avete ospitato ".
Ci
viene chiesto di coinvolgerci nell'accoglienza di ogni persona che
viene da altrove, diversa per cultura e per fede religiosa e di
essere liberi da pregiudizi e paure. La sensibilità e le scelte
personali si inseriscono in una situazione sociale, politica e
legislativa di crescente diffidenza e anche di ostilità nei
confronti del diverso in genere e dello straniero in particolare.
Risuona più che mai stridente che oggi coloro che attuano
scelte xenofobe e razziste invochino a loro giustificazione le
radici cristiane e l'identità cristiana.
"Ero
nudo e voi mi avete o non mi avete dato dei vestiti":
Il
vestito e la coperta, necessari per ripararsi dal freddo e per
poter camminare con dignità, richiamano le forme di umiliazione
che denudano della dignità e deprimono persone, comunità e
popoli e riducono le
persone a numeri, a cose, a strumenti o a esuberi.
Vestire
rimanda insieme alla concretezza delle relazioni personali e
all'impegno perché siano affermato un diritto umano fondamentale.
"Ero
malato e voi siete o non siete venuti a curarmi".
La
visita, la vicinanza, l'accompagnare con premura e tenerezza le
persone incontrate in situazione di malattia, fisica o psichica,
richiamano l'esigenza di una organizzazione sanitaria degna
dell'essere umano e che ci impegniamo a operare perché si possa
soffrire e morire in modo umano, senza trascuratezze e senza
accanimenti.
"Ero
in prigione e voi siete o non siete venuti a trovarmi".
L’incontro
con una o più persone in carcere coinvolge nella valutazio-ne
della condizione di gran parte dei carcerati e impegna a mettere
in relazione la realtà della società e quella del carcere.
Ci
illudiamo che il carcere sia risolutivo e ci disimpegniamo dal
riflettere e dall’operare sul prima e sul dopo e su una
detenzione che rieduchi e non si limiti ad una punizione
disumana.
Fare
giustizia non significa ripagare con la stessa moneta chi ha
sbagliato ma creare le condizioni per cui le persone che sbagliano
possano redimersi e ritornare alla normalità della vita.
La
giustizia, secondo la Scrittura, è l’armonizzarsi di ogni
esistenza con il disegno di Dio, che vuole che tutti gli uomini
siano salvi.
Manifestiamo il nostro impegno e la nostra gioia
In
questa domenica, alla Messa delle ore 10.30, celebriamo il rito di
accoglienza di sei bambini:
Jacopo
Barazza
di Fabio e Ylenia
Giosuè
Barbazza
di Luca e Cristina
Giorgia
Battel
di Samuele e Roberta
Gaia
De Giuseppe
di Claudio e Roberta
Alberto
e Tommaso Giust
di Eros e Lara
Sono
accompagnati dai genitori e padrini che, con la loro fede, si
impegnano a guidarli nel cammino di iniziazione cristiana.
Nell’incontro con la comunità questi bambini entrano a far parte del
popolo di Dio. Accogliamoli quindi con gioia, impegnandoci
ad aiutarli con il
nostro sostegno, la nostra fede ed il nostro amore.