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QUARESIMA
E PASQUA 2004
ANNO C
A cura di Don Carlo Salvador
Campolongo di Conegliano |
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PASQUA
5 C
2004 (Gv 13,31- 35)
Espongo
la bella pagina del vangelo servendomi di domande e
risposte (cf. Gv 13,31-35).
Chi è Gesù? E’ una persona di cui si può dire: Dio è stato
glorificato nell’uomo e l’uomo è stato glorificato
in Dio. Gesù è la persona dove si realizza la gloria
del divino e dell’umano. E’ Gesù che dice questo di
se stesso; è
rivelazione che troviamo solo in bocca a Gesù.
Qual’è la gloria di Gesù? Quella che accade in un tempo
particolare della sua vita, chiamato ora, non
prima e neppure dopo. L’ora della gloria è l’ora x,
punto d’arrivo di quanto era accaduto prima e punto di
partenza di quanto accadrà dopo.
Che cosa era accaduto prima?
Gesù fu turbato nello spirito per il tradimento da
parte dell’amico in cui confidava e che mangiava il
suo pane (Sal 40,10) e, avendo intinto il boccone,
lo ha aveva dato a Giuda dicendogli: quello che fai,
fallo presto. La consegna del boccone rivela il suo
amore per il peccatore, amore che costringe il peccatore
a rivelarsi luce o tenebra. Dopo il boccone satana entrò
in Giuda che uscì subito. Era notte, era lui stesso
tenebra. La gloria avviene dopo questi eventi. La vita
di Gesù fino all’ora era provocare i peccatori con il
suo amore.
Che cosa accade nell’ora?
Gesù si misura con la tentazione estrema, la
passione e la morte, e compie gli atti salvifici capaci
di vincere ogni forza negativa che la tentazione
contiene, la negatività di satana origine di tutti i
mali del mondo. Gesù custodisce questa idea di sé,
rivelata nell’annunciazione: è Figlio di Dio
ed è Salvatore che dà la vita. La sua gloria è
la fioritura del bene conseguente al suo morire. Morte e
risurrezione sono interdipendenti: quella morte
provocherà la risurrezione e la risurrezione
glorificherà quella morte.
Che cosa dovrà accadere dopo?
Vi do un comandamento nuovo: Amatevi gli uni gli altri.
E’ un comandamento in un senso particolare. Ama il
prossimo come te stesso è dell’AT. Gesù precisa
dove sta la novità: Con l’amore con cui vi ho
amato, amatevi anche voi gli uni gli altri.
La novità non sta nell’amarsi gli uni gli altri.
Gesù condivide e cita l’AT.
E Gesù aveva insegnato ad amare come il buon
samaritano: Va, anche tu fa similmente.
Gesù non dà un comandamento morale ma comanda e
crea una possibilità nuova.
Gesù la esplicita così: Io vi ho amato
dell’amore con cui il Padre ha amato me (15,9)
Voi
amatevi con l’amore con cui ho amato voi. L’amore del Padre vive nel
Figlio e, attraverso il Figlio, vive nei discepoli e
attraverso i discepoli invade il mondo. L’amore
cristiano esprime il fluire della comunione divina. E’
un amore nuovo, sacramentale.
Perché
questo amore viene dato adesso e non prima o dopo?
Perché
è l’ora in cui Gesù è glorificato. Egli può vivere
in noi perché è risorto e vivente. L’amore fraterno
cristiano dipende dall’ora della glorificazione.
Dicendo
come, Gesù non comanda di fare gli stessi gesti
suoi, come la lavanda dei piedi, ma di amare in noi con
i gesti che saranno possibili e richiesti a noi.
Il NT parla poco dell’amore umano per Dio ma
ricorda senza sosta che l’amore divino viene
comunicato a noi per diffondersi, attraverso noi, nel
mondo.
Giovanni ripete che l’amore divino si diffonde
attraverso l’amore fraterno.
L’amore fraterno cristiano non è il semplice
amore umano ma la carta di identità e la tessera di
riconoscimento dei credenti in Cristo, ed ha una
efficacia missionaria.
Non bastano intensità di affetti, generosità ed
emozioni se l’amore resta umano; occorre che operi in
noi l’amore divino. Fare dell’amore di Gesù solo un
esempio significa relegare Gesù nel passato mentre egli
è il vivente in noi e attraverso di noi.
La
parola contiene un comando per noi: essere, come Gesù,
persone dove Dio viene glorificato nell’uomo e
l’uomo viene glorificato in Dio, persone abitate
dall’amore di Dio.
PASQUA
6 C
2004 (Gv 14,23-29)
La glorificazione di Gesù inaugura il tempo
dell’amore fraterno cristiano.
L’amore del Padre vive nel Figlio fatto uomo e
unito al suo amore si riversa nei discepoli.
L’amore fraterno dei discepoli porta a conoscere
l’amore di Dio nel mondo.
Gli uomini rimangono stupiti al vedere come i
cristiani si amano. Dovrebbe essere così.
Questo accade quando nasce un modo di vivere
eccezionale. Lo chiamiamo vita interiore.
Il vangelo oggi mette in evidenza quattro passaggi
o fasi della vita interiore.
Difficili o facili? Bisogna conoscere la dinamica
dell’amore.
1 I discepoli osservano la
parola di Gesù e del Padre.
Osservano traduce il verbo greco
τηρέω.
Τηρέω indica mantenere vivo e
protetto.
Quando il discepolo ama e custodisce la parola di
Gesù come tesoro prezioso e vivo, quando essa fa ardere
in lui l’amore allora Dio, Padre e Figlio e Spirito,
pone la dimora in lui. Anche nell’amore umano il
ricordo delle parole di una persona rende presente
quella persona amata al cuore. La parola ha
un’importanza decisiva nell’amore.
2 Dio,
che abita nel discepolo, libera in lui il suo Spirito
santo, il suo amore.
Lo Spirito insegna/comunica ogni cosa perché
conosce i segreti di Dio e li attesta nel cuore del
discepolo. Lo Spirito ricorda tutte le cose che Gesù ha
detto, le riporta al cuore, le richiama a tempo
opportuno secondo il bisogno del discepolo. Egli rende
possibile la memoria liturgica nella preghiera. Lo
Spirito rende attuali le cose dette e fatte da Gesù.
La preghiera, dialogo di amore fra Dio e il
discepolo, è anch’essa decisiva nell’amore.
3 Gesù lascia la pace. Pace è il pieno appagamento.
Questa pace deriva da Gesù che la Parola e lo Spirito
hanno rievocato. Il vescovo Tonino Bello la chiamava la
pace DOC, di origine controllata. La
pace del Risorto ha un marchio di qualità, perché
“nasce in cielo”, in Dio ed è realizzata
nell’umanità di Gesù che è senza peccato ed animata
dallo Spirito. Gesù dà la sua pace non come la dà il
mondo. Il mondo conosce la pace come assenza di guerra
ed impossibile finché gli uomini sono peccatori. Il
mondo porta la pace con la forza e la tortura, con le
spartizioni tra i poteri forti e così genera altre
guerre.
La pace di Gesù è collaudata dalla
passione/morte. Gesù porta vita e giustizia; egli
rimuove i conflitti con la conversione e il perdono,
incontra e onora i volti di tutti.
Parola, dialogo orante e vita pacificata sono le
fasi della vita interiore. Manca un’ultima.
4 La separazione da Gesù.
La vita raggiunge il senso pieno solo quando è
finita. Allora si vede in profondità colui che si è
incontrato lungo il tempo. Allora si coglie il meglio di
colui che è partito. Il tempo dell’assenza è
necessario perché la presenza divenga davvero
reale/completa. Finché due esseri che si sono
incontrati, non si sono messi a distanza l’uno
dall’altro, rimangono uniti ad un livello
superficiale. I discepoli non potevano conoscere bene il
loro maestro finché rimanevano condizionati dal
sensibile e corporale, finché non sperimentavano la
distanza. Ciò si verifica in ogni rapporto affettivo,
anche in quello del morente. Oggi si riparla di
purgatorio. Speriamo che il Signore ci lasci un tempo di
separazione da lui, perché liberi dalla situazione corporale attuale,
possiamo conoscere meglio il Dio che ci ha amato
e cercato durante la vita terrena. Così possiamo,
aiutati dalla preghiera del cielo e della terra,
decidere con vera consapevolezza e libertà a chi
vogliamo appartenere nell’eternità. Il purgatorio è
tempo di purificazione e di attesa, tempo bello, non
castigo o sofferenza ma dono di Dio. E’ vero anche
della vita interiore qui in terra. Essa conosce
l’aridità, sperimenta la fedeltà a Dio quando egli
sembra lontano fino a far dubitare della fede.
L’aridità spirituale è il purgatorio in terra
necessario per vedere
Dio com’è veramente, al di là di ogni
immaginazione e desiderio umani.
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PENTECOSTE 2004
La
pasqua è il più grande evento compiuto da Dio nella
storia. Il suo figlio unigenito fatto uomo, si consegna
nell’atto più grande di amore e il Padre lo glorifica
con la gloria che aveva prima che il mondo fosse: la
gloria della vita
trinitaria. Questo evento è primizia della salvezza di
tutta la creazione, dalle origini alla fine della
storia.
Come
la pasqua penetra la storia e salva la creazione?
Alla
pasqua ebraica è legata la legge, che faceva vivere
l’alleanza sancita dalla Pasqua. Alla pasqua di Gesù
è associato il dono di un altro paraclito.
Il
termine
παράκλητοσ
viene tradotto in italiano con due parole: difensore
e consolatore. La Chiesa perseguitata nel mondo può
contare su due difese capaci di consolarla.
Il
primo difensore è Gesù, che la Chiesa incontra
tra i vivi. In questo anno pastorale abbiamo meditato
alcune cose sul Vivente presente come pastore grande
delle pecore, nella parola, nel sacramento e nella carità
pastorale. Il secondo difensore è lo Spirito santo,
mandato dal Padre per mezzo di Gesù. Egli sarà
presente in modo permanente, una presenza garantita
dalla preghiera di Gesù al Padre. Sarà un altro
diverso da Gesù e nello stesso tempo un altro
come Gesù, perché strettamente unito a lui.
Egli
infatti trasformerà l’assenza fisica di Gesù in una
sua presenza nello Spirito.
Egli
porterà ad osservare la parola di Gesù resa viva e
credibile e porterà i discepoli ad
amare Gesù e il Padre, da cui la sua parola
proviene, e preparerà la dimora del Padre e del Figlio
presso il discepolo. La missione dello Spirito è
descritta da Gesù così.
·
Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa.
Egli
rivela Gesù perché lo presenta nella totalità del suo
mistero. Infatti la totalità si compie gradualmente
nella storia ed è in pericolo di continue riduzioni. Il
cristianesimo oggi è sinonimo di “far del bene”.
La
parola di Dio e la preghiera liturgica sono ancora
appannaggio di pochi gruppi, mentre spesso si sente dire
che la Bibbia è troppo difficile e che bisogna cercare
cose più facili per la nostra gente. La stessa
eucaristia nel giorno del Signore, che costituisce
l’identità della Chiesa, anche in quanto si ritrova
in un territorio, come la parrocchia, è sentita ancora
come un precetto o una devozione da soddisfare come e
dove si vuole.
Abbiamo
bisogno che lo Spirito ci mantenga nella integrità del
mistero di Cristo.
·
Lo Spirito vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Lo
Spirito fa memoria di Gesù in modo che la sua presenza
sia rivestita di significati nuovi e la sua azione
produca effetti nuovi, quelli che servono ai discepoli e
alla Chiesa che vivono in tempi diversi.
Lo
Spirito di verità fa arrivare la parola e la grazia di
Gesù alle varie lingue, cioè alle varie realtà
vissute dalle persone e dalle comunità lungo la storia
del mondo.
Ciò
avviene attraverso il ministero di testimoni che Dio
chiama, consacra e invia nel mondo, attraverso i profeti
che interpretano le parole di Gesù, attraverso la vita
liturgica, sacramentale e caritativa della comunità,
attraverso la vita interiore dei singoli credenti, del
loro amore per Gesù e tra
di loro. Lo Spirito santo infatti anima il
cammino spirituale di ciascun discepolo di Cristo. La
crisi e la stanchezza che pesa sulle nostre comunità
cristiane dipende anche da una vita spirituale poco
profonda e costante.
Quest’anno
la Pentecoste coincide anche con l’ordinazione
sacerdotale e la prima messa presieduta da Stefano, un
giovane che è stato iniziato alla vita cristiana
nella nostra comunità. Siamo allora responsabilizzati a
far emergere e maturare le chiamate al ministero e alla
consacrazione che Dio continua a fare nel nostro tempo.
Il
ministero ordinato è necessario perché continui nel
tempo la testimonianza resa a Gesù e perché il Vivente
e lo Spirito continuino a difendere e consolare la
Chiesa.
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