[dall’omelia nella notte di natale di don Carlo]
Il presepe che stiamo costruendo
negli anni nella nostra chiesa è icona del natale che celebriamo.
E’ fedele al racconto del vangelo, senza le aggiunte belle ma
fantasiose di tanti presepi.
E’
in continuità con il nostro passato, perché riproduce
l’affresco della natività e rende visibile e fruibile a tutti
la nascita di Gesù, che nell’affresco era marginale alla
celebrazione. Il presepe presenta gli ambiti della nascita di Gesù
da vivere nel nostro oggi.
La
grotta conserva la struttura povera ed è antichizzata per dire
che la condizione scelta da Dio per Gesù, la casa in cui nasce,
è quella sempre e che non è sostituibile mai, perché lui l’ha
voluta essenziale.
Chi
vuole incontrare Gesù lo trova fuori dall’albergo della città
e prossi-mo con i ceti
sociali deboli ed emarginati.
Le
persone che abitano la grotta o si dirigono ad essa sono in creta
model-lata a mano, allusione ad Adamo formato dalla mano di Dio
con la creta.
I
pastori del racconto sono, con ogni probabilità, pastori
proprietari della grotta in cui Gesù è nato: ospitano Gesù e
sono ospitati da lui, ma sono esclusi dalla vita economica, legale
e politica della città, sono
i piccoli e gli ultimi a cui Gesù è mandato: infatti lavoravano
per la città, a cui fornivano i frutti della loro attività, ma
vivevano ai margini di essa, perché la città non apprezzava la
loro vita, la loro cultura e la loro condizione civile.
I pastori nel racconto rappresentano anche i pastori scelti
da Gesù, come amici con cui egli condivide le cose del
Padre suo e
come apostoli che manda ad annunciare ciò che hanno visto e
condiviso con lui.
La
città non alberga Gesù, perché lui ha scelto la compagnia dei
pastori. Nel presepio
un
pannello rappresenta una collina e in essa il castello, le
fortificazioni e i palazzi immersi nella natura che ostentano la
ricchezza. Può essere Conegliano come un’altra cittadina dei
dintorni. La città rappresenta la nascita usurpata, che non è più
la bella notizia del vangelo, perché è il natale che si consuma
e si riduce a evento terreno riservato a pochi. Lo possiamo
chiamare il presepio senza il bambino.
L’assemblea riunita in chiesa.
Nel
presepio c’è un balcone sulla città, formato da colonne e da
paraste che riproducono gli elementi architettonici della nostra
chiesa. La città è fuori del colonnato e l’assemblea è
dentro, da-vanti al trittico e all’altare.
Noi
celebriamo il natale dentro e fuori della città, siamo assemblea
convocata attorno alla grotta posta nel presbiterio e aperta alla
città.
Siamo
come i pastori protagonisti dell’evento e testimoni di esso.
Questa icona mostra il realizzarsi della profezia:
Mentre il popolo cammina nelle tenebre una grande luce sorge: illumina
il tutto e ogni particolare e rende visibili i valori portati dal
natale, perché possiamo apprezzarli e adottarli.
Un bambino ci è stato dato, una nuova possibilità à dato
a tutti: partecipare alla crescita di Gesù nel regno che cresce
con lui sulla terra.
A natale nascono pace e gioia, le nostre
aspirazioni massime.
La strada coerente da percorrere indicata da Paolo: vivere
in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà.
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