Martina Zucconi

Dal Libano: una testimonianza di Martina Zucconi

 

E poi sono partita e ho iniziato a vedere, ascoltare e sentire.

Questa volta la mia strada mi ha condotta a Beirut, capitale del Libano e terra di rifugio per più di 2 milioni di siriani, 34 mila palestinesi e circa 100 mila iracheni. Una terra profondamente divisa da una guerra civile che ancora brucia negli animi dei cittadini, ferita da un’occupazione siriana durata quasi 15 anni ed ora estremamente provata da una crisi umanitaria.

Mi trovo qui per scrivere la tesi di Master indagando la situazione dei rifugiati siriani e i meccanismi di sopruso e violenza che la crisi, l’illegalità e la corruzione stanno accentuando. Cerco di comprendere appieno quali siano le sfide che questa nuova “guerra dei poveri” sta disseminando anche qui in Libano e mi lascio affascinare ogni giorno di più da una realtà, quella libanese, tanto diversa quanto simile alla nostra.

Il Libano è un po’ come un castello di carta. Tante realtà religiose, culturali e storiche diverse tra loro che convivono insieme e cercano di farsi spazio l’una con l’altra, in una sorta di equilibrio apparente, forse precario. Basta un soffio perché il castello si frantumi ma nello stesso tempo, se non ci fosse questa condivisione delle varie parti, il castello come tale non esisterebbe. E il Libano è un po’ così per davvero. Ci sono quartieri musulmani sunniti e sciiti, drusi ed armeni, cristiani e maroniti e poi ci sono le zone controllate da Hezbollah e quelle abitate da esponenti dell’ISIS, quelle ricche e lussuose abitate da espatriati che fanno la bella vita e quelle dove l’acqua non arriva tutti i giorni e i bambini lavorano per pagare l’affitto. La bellezza della diversità è chiaramente espressione di questo paese ed io cerco di farmi spazio in questa terra tutta particolare.

E inizio a vedere una Terra Stupenda per i paesaggi, una Terra Gustosa per il cibo, una Terra Antica per le tradizioni, una Terra Santa per le religioni, una Terra Confusa per le numerose identità. Ad ascoltare una Terra che ha pianto tanto e che ancora soffre; ad ascoltare voci di donne, uomini e bambini che vogliono giustizia, che sono stanche di chiedere aiuto e che chiedono solo vivere in pace. A sentire la voglia di stabilità, la voglia di trovare soluzioni durature, la voglia di collaborare a livello internazionale, la voglia di garantire un futuro sereno per tutti. Sento che non capisco ancora a fondo questo paese ma che questo Libano che per qualche tempo chiamerò “casa” mi sta insegnando tanto. Mi sta insegnando che questa Terra, così come tante altre ma forse come nessun'altra, non è che una terra ricca di contraddizioni, una terra che soffre e si rialza, una terra che abusa e che protegge, una terra che allontana e che accoglie. Una Terra che definisco Umana.