Nonni
… in tempo di Covid
Il
nostro bel ruolo di nonni è stato messo alla prova quest’anno da un
nemico invisibile; un’arma sconosciuta. Un “semplice” virus può
distruggere la vita, fa cambiare vita. Questo
è avvenuto in primo luogo per noi, nonni. Nei primi mesi della pandemia
siamo rimasti, se così si può dire, “agli arresti domiciliari”.
L’aiuto che eravamo soliti offrire ai figli e soprattutto ai nipoti è
stato so C’erano
due possibilità. Ripiegarsi su sé stessi, guardando all’oggettiva
“parte negativa” della situazione oppure cercare di reagire,
sentendosi “tutti nella stessa barca”: se il mare è in burrasca
occorre ascoltare con attenzione chi è al timone; se l’equipaggio è
obbediente, secondo il proprio compito, ci si può sentire più sereni,
anche nella prova (“tristezza e malinconia fuori da casa mia”).
E così è stato in questi mesi. Il
mare non è ancora calmo; nuove “onde” compaiono all’orizzonte:
altre chiusure, altri divieti; noi, con i remi in mano, continuiamo ad
andare avanti, pian piano, come ci vien chiesto. Siamo abituati un po’ a
tutto oramai. Siamo “stampelle del pronto soccorso” per le famiglie, i
jolly da giocare in alcuni momenti della “partita della vita”,
compagni di gioco o semplici controllori; cerchiamo di offrire serenità
ai figli impegnati nel lavoro. Questo è il servizio, come ci insegna Gesù
(cfr. Mt 20,26-28). Ascoltare la Sua Parola, accoglierla nel cuore ci
aiuta a vivere, a sentirci davvero utili, a rimanere disponibili. Nelle
“barche” famigliari dei nostri figli abbiamo visto crescere
l’equipaggio, la “piccola chiesa”
domestica è rimasta intensamente all’opera. È questa una grande gioia
che lenisce le sofferenze e il male. E dal cuore nasce spontanea la
preghiera e il ringraziamento. Grazie Signore Gesù, Maria e Giuseppe:
nostri modelli di vita e di fede. La preghiera è l’arma più potente
per vincere anche “il mare in burrasca”, sempre con l’aiuto dello
Spirito Santo che Gesù ci ha promesso (“Lui vi insegnerà ogni
cosa”) e rimanere così ancora una volta fiduciosi.
Marina |