riflessioni di un parrocchiano che ha perso un fratello a causa del virus

(da annuncio del 07.06.2020)

 

 

La SS. Trinità è un mistero di relazione e di amore. In questo mistero la vita nasce, cresce e muore in attesa della risurrezione. A volte sorgono domande a cui non è facile rispondere. È quanto stiamo sperimentando in questi mesi. Riportiamo la riflessione di una persona di Campolongo che ha perso un fratello a causa del virus, augurandoci di avere la possibilità di condividere il nostro vissuto.

 

 

Un uomo di 96 anni. Ha percorso tutta la sua vita cercando di tradurre nel suo comportamento quei valori cristiani che ha ricevuto fin dall’infanzia, impegnandosi a trasmetterli a figli e nipoti.

Pur essendo un uomo dalle notevoli capacità imprenditoriali non ha mai dimenticato di dedicare tempo ai suoi famigliari e a chi si trovava in qualche necessità. Voleva bene ed era voluto bene.

Con l’avanzare dell’età si era chiesto molte volte quando sarebbe potuta arrivare la sua “ultima ora” e nel contempo era sereno perché era certo che l’affetto dei suoi famigliari l’avrebbe sempre accompagnato. Chi gli era vicino nutriva questo stesso desiderio, coltivato a lungo: accudirlo con amore fino all’ultimo istante.

Dopo un primo tempo di ricovero ed un successivo mese di degenza in ospedale, la guarigione non è arrivata. Dopo questo periodo di sofferenza, senza il conforto dei propri cari, è spirato. È la stessa sofferenza che hanno vissuto la moglie, i figli e i nipoti nel non poter star accanto a lui. A questo dolore si è aggiunta la tristezza di accompagnarlo al cimitero senza una Messa esequiale.

Rimane tuttora viva la domanda: come ci si può porre di fronte all’amarezza e alla sofferenza causata da questa situazione?