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Comune
di Conegliano
Diocesi
di Vittorio Veneto
CHIESA
PARROCCHIALE DI CAMPOLONGO
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relazione
storica
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La prima notizia certa sulla
parrocchiale di Campolongo risale al 1233 e riguarda la dedicazione
della
chiesa, a S. Maria Annunziata. Tuttavia, le
prime
informazioni su parti concrete dell'edificio, che
divenne
sede parrocchiale dal XV secolo, sono contenute nei verbali delle visite
pastorali avvenute nel 1544 e nel 1554 che attestano la presenza a quell'epoca di
fonte battesimale e tabernacolo in pietra, come documentato
nei registri conservati nella diocesi di
Vittorio
Veneto. Sappiamo che l'originaria chiesa era ad
un'unica navata. Di tale edificio rimangono l'abside e la sagrestia.
Delle trasformazioni subite nel corso dei secoli esiste scarsissima
documentazione.
Giuliano Martin in "Conegliano Affrescata" (VianelloLibri,
1989) scrive di un intervento avvenuto nel
XVI
secolo per sistemare il coro affrescato e di un altro intervento
compiuto agli inizi del XVIII secolo per
aumentare
la capienza dell'edificio; lo studioso riporta anche una testimonianza
del Concini (1897) a proposito di un restauro del coro avvenuto nel
1853. Nel secolo scorso è stato oggetto di due ampliamenti,
entrambi documentati.
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Con il primo ampliamento, iniziato nel 1922 su progetto
dell'architetto Rupolo, vennero aggiunte una nuova sagrestia e due navate laterali, più corte della navata centrale originaria, che terminavano con due cappelle ai lati del presbiterio.
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A lato delle balaustre erano state ricavate due edicole, una per la statua
del S. Cuore e una di San Giuseppe col Bambino.
I lavori sono stati fatti dall’impresa De Lorenzi
Dante da Zoppè di San Vendemmiano.
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Nel
1938/39 è stato costruito il campanile su progetto dell’Arch.
Bertoia; i lavori sono stati eseguiti dall’impresa Da Ronch
Angelo da Campolongo. |
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Con
il
secondo ampliamento, avvenuto a partire
dal
1940 su progetto dell'architetto Bertoia, venne
ampliato
il presbiterio mediante la demolizione delle
balaustre
e di due vani attigui ad esse, uno
dei quali
fungeva
in passato da campanile; |
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vennero innalzati e
ampliati
gli archi del presbiterio e delle cappelle
laterali; le navate laterali vennero allungate insieme alla
navata centrale, quest'ultima anche sopraelevata; infine venne costruita l'attuale facciata in
mattoni a vista recuperando |
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i portali già esistenti. |
Della chiesa
precedente sono rimasti l’abside, le due sagrestie e le due cappelle laterali.
I lavori sono stati
iniziati dall’impresa Da Ronch
Angelo da Campolongo e terminati dall’impresa Siviero Angelo da
Conegliano.
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Dopo l'esecuzione di consistenti opere di
consolidamento statico dell'edificio,
avvenute a partire dal 1993, è seguito il
restauro
dell'area presbiteriale, iniziato nell'ottobre 1994.
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Il presbiterio, nella sua
parte più antica, è caratterizzato dal soffitto voltato a crociera e dal catino absidale "unghiato"; pareti e soffitto
sono stati decorati nel '700 con specchiature a marmorino ed incorniciature in stucco. |
Sulla parete di fondo campeggia il trittico con cornice in pietra
racchiudente, entro tré arcate a tutto sesto, il
Crocefisso, al centro, e, ai lati, l'Annunciazione, affreschi che sono stati attribuiti a Ludovico Fiumicelli e datati alla prima metà del XVI secolo. La cornice, di pregevole fattura, è in pietra scolpita ed ha decorazioni policrome e in oro. |
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Dimensioni
trittico:
Angelo
e Annunciata cm. 175 x 68, Crocefisso cm. 195 x 107
la
cornice è in pietra scolpita, policroma e dorata; dimensioni di
ingombro 270 x 323 x 16
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Ai lati del trittico vi sono
due edicole in rilievo concluse da lunetta, quella di sinistra
ospitante la Madonna con Bambino in
pietra, quella di destra un piccolo affresco raffigurante San Giuseppe col Bambino. |
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A
lato destro del trittico
Dimensioni cm. 177 x 97 |
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A
lato sinistro del trittico
Dimensioni cm. 170 x 96 |
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Sulla parete di destra, a
lato dell'altare, si trova la Natività, affresco di autore ignoto,
che nonostante la difficoltà di lettura a causa dei rifacimenti subiti,
è ritenuto il più antico della chiesa. |
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Dopo il
restauro |
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Prima del
restauro, il presbiterio si presentava
ricoperto da un colore grigiastro che interessava la totalità delle sue
parti. Il soffitto era coperto da nove strati di pittura; numerose
fratture si evidenziavano nelle zone di contatto fra il catino absidale,
le volte e l'arcone, collocate sia parallelamente
che
trasversalmente alle volte stesse; vi erano infiltrazioni di umidità in
alcuni punti, con mancanze e decoesioni dell'intonaco degli stucchi, alcuni dei quali erano stati ricostruiti con
impasto diverso. Dopo la riparazione del tetto e l'effettuazione di un controllo
accurato delle condizioni di stabilità strutturale del
manufatto, le operazioni di restauro sono iniziate con la rimozione a bisturi degli strati pittorici. Sono state
poi consolidate le zone decoese e riempite le fessure
più consistenti con calce Lafarge.
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Le fratture sono state stuccate e le parti mancanti sono state risarcite con impasto costituito da grassello di calce e
polvere di pietra. Durante la discialbatura delle superfici, sulla
parete di sinistra sono venuti alla luce due finti finestroni, in
simmetria con quelli di destra, che sono stati
integrati in sottotono con colori acquerello; è stata
quindi stesa una velatura con latte di calce sulle zone ricostruite con intonaco diverso nei precedenti restauri, ed infine, per uniformare e consolidare
la superficie del marmorino, sono state eseguite le operazioni di velatura e lucidatura con acqua di calce.
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Anche le pareti si presentavano coperte da più
strati pittorici stesi su una spessa rasatura, a gesso.
Sotto uno strato di intonaco di spessore variabile era
ancora conservato l'intonaco originario, anche se lacunoso in
più punti a causa di molteplici fattori. Dopo aver demolito l'intonaco
superficiale e rimosso lo strato
di calce, l'intonaco originario è stato pulito e
consolidato. |
Le grandi lacune sono state riempite di
cocciopesto, quindi sia le lacune che le picchettature
sono state
stuccate con impasto composto da grassel|lo di calce e sabbia di fiume dì
varie provenienze in proporzioni
tali da ottenere un intonaco simile sia nel
colore che nella granulometria a quello originario.
Anche per le pareti sono state eseguite le operazioni
finali di velatura e lucidatura con acqua di calce così
da uniformare e consolidare la superficie dell'intonaco. Il
cornicione di separazione tra le pareti ed il soffitto, che sotto lo
strato di colore grigiastro presentava numerose fratture e lacune, è
stato discialbato, integrato nelle parti mancanti previa armatura con
barre in vetroresina, stuccato e lucidato. |
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Restaurate le superfici della zona absidale e
recuperata l'originaria cromia del marmorino e degli stucchi,
l’intervento è proseguito con la pulitura e registrazione pittorica
finale delle vicine pareti situate tra la navata e la stessa zona
absidale ricoperte da una decorazione a tempera eseguita in seguito al secondo
ampliamento novecentesco.
Sono stati restaurati i piedritti dell'arco del
presbiterio, è stata ricucita la frattura presente sopra l'arco stesso,
sono state consolidate, integrate e protette le fasce decorative
ad affresco posizionate nella parte alta delle pareti
laterali.
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Per quanto
concerne il trittico
l'intervento è iniziato con il
restauro della cornice in pietra: dopo aver
eseguito la pulitura, con impacchi di AB 57 e bisturi,
consolidato le parti degradate, integrato le dorature mancanti con colori ad
acquerello, il manufatto è stato protetto con cera microcristallina. |
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Gli affreschi presentavano
una pellicola pittorica molto degradata
a causa
della cristallizzazione dei sali presenti nell'intonaco,
come confermato dalle analisi effettuate; |
a
parte
questo, l'opera era discretamente conservata e
priva
di stacchi o fratture. Sono state fissate le zone
più
fragili con resina acrilica ed è stata eseguita una
pulitura
a secco con gomme e, dove necessario, con
una
miscela di acqua, alcool e acetone, evitando
l'applicazione di impacchi desalinizzanti poiché
l'operazione sarebbe stata troppo
rischiosa per la pellicola pittorica resa polvirulenta dai sali e per la presenza
di parti rifinite a secco. |
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L'opera, infine, è stata protetta con Paraloid B 72 in bassa diluizione. Va detto che, al fine di bloccare l’umidità di risalita (e quindi il ritorno
dei sali), si è provveduto alla formazione di una
barriera
chimica che ha interessato l'intero perimetro
del
presbiterio.
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Particolare
della cornice in pietra del trittico |
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Le due edicole laterali, costruite una in pietra (quella
di sinistra) e l'altra in intonaco, presentavano un
deposito di
polvere grassa, con pesanti ridipinture e
ripassature sia
della pietra che delle dorature; l'edicola
di destra presentava inoltre sbrecciature e mancanze
in più punti. Dopo l'esecuzione di una pulizia
accurata, il risarcimento delle parti mancanti e
l'integrazione, con colori ad acquerello, delle dorature e
delle decorazioni, il tutto è stato protetto con Paraloid B
72, II restauro, terminato il 18 marzo 1995, é
stato
eseguito dalla ditta "Dottor S.r.l. Settore Restauro" di San
Vendemiano.
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le
descrizioni tecniche sul restauro del presbiterio sono riprese
da un articolo dell'Arch. Roberto Nardini (Arch. della
Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del
Veneto -Venezia) apparso sulla rivista "Le Tre Venezie"
del mese di marzo 1996. |
L’
ANTICA SACRESTIA, ORA CAPPELLA DELL'
EUCARESTIA
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Esisteva
già nel 1700 come è documentato dall'iscrizione nel lavello in pietra
e dagli stucchi delle pareti.
Nel 1986, nel corso dei lavori per ripristinare la sacrestia, allora
usata come ripostiglio, ad uso cappella feriale, sono venuti alla luce,
sulla parete corrispondente al presbiterio due tracce di un portico e
una porta di accesso al presbiterio. sono visibili tracce di affresco
sugli stipiti e soglia in pietra. sulla medesima parete è stato
rinvenuto, sotto gli stucchi, un affresco di circa 5 mq. raffigurante la
Resurrezione. Si trovava probabilmente sopra una tomba del cimitero che
era attiguo alla chiesa.
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L'affresco è stato attribuito a Francesco Beccaruzzi ed è
stato datato alla prima metà del 1500. L'opera ha avuto un primo
intervento conservativo da parte del Prof. Memi Botter su commissione
della Soprintendenza ai Beni A. e A. del Veneto. |
Predella, altare, tabernacolo, affresco |
L'affresco manca ancora
della definizione delle campiture e della integrazione pittorica. |
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Parziale
ricostruzione a computer
dell’affresco |
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A
cura della Soprintendenza sono stati ripuliti e integrati gli
stucchi, un
lavello in pietra datato MDCCIIIL e una edicola in pietra.
La
parrocchia ha provveduto ad asportare la pavimentazione per rifare il
sottofondo e ha ricollocato le pietre secondo il disegno originario. Ha
costruito la predella e l'altare in pietra e ha collocato accanto
all'altare il tabernacolo, opera pregevole in marmo, trasferita
quì da una cappella terminale della chiesa dopo un accurato restauro.
La
finestra e la porta sono state riportate alle dimensioni originali. |
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