Omelie di Natale

 

a cura di don Carlo Salvador

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NATALE  2004  NELLA NOTTE

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NATALE  2004  NEL GIORNO

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SANTA FAMIGLIA  A  2004

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MARIA, MADRE DI DIO  2005

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NATALE  2  2005

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EPIFANIA  2005

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BATTESIMO DEL SIGNORE A 2005

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NATALE  2004  NELLA NOTTE

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Nella notte di Natale leggiamo il vangelo di Lc. Egli ci dà il racconto più esteso e circostanziato della nascita di Gesù, una pagina di storia e insieme una lettura di fede.

Nel natale Dio adempie le promesse. La Genesi scrive che in principio la terra era invisibile, informe e coperta di tenebre e Dio creò la luce e trasformò il caos in un mondo ordinato in cui fiorisce la vita. E quanto aveva fatto era molto bello. Isaia allude a una nuova creazione quando dice che sul popolo che abitava in terra tenebrosa rifulse una grande luce. Dio trasforma il mondo abitato dall’umanità sconvolta dal peccato e minacciata dalla morte in una creazione nuova in cui fiorisce la vita eterna. Propongo alla vostra attenzione quattro aspetti del natale.

1  Lo zelo del Signore spezza il giogo che opprimeva il popolo, la sbarra con cui veniva percosso e il bastone del torturatore. Quando fa questo Dio vince le tenebre con la luce.

Il vangelo questa notte rivela l’atto con cui Dio inizia la redenzione/creazione del mondo.

Oggi è nato un salvatore: Cristo Signore. Non siamo venuti a celebrare l’anniversario di un evento compiuto 2000 anni fa ma un’azione attuale, che Dio sta compiendo oggi.

Gesù è salvatore, viene cioè in nostro favore, come segno vivente che Dio ci ama.

Gesù è Cristo Signore, vincitore delle tenebre/morte che hanno tentato di fermarlo.

Dio libera il mondo dalle tenebre e dal  peccato e lo trasforma in regno dei cieli.

Gesù, uomo nato da Maria, crocifisso e ucciso dagli uomini, è  Signore e re (At 2,36).

Il Natale, prima che un evento intimo alle persone, è un evento cosmico e universale, il recupero del creato, un evento che moltiplica la gioia di quando Dio ha creato il mondo.

2  Gesù nasce in una grotta senza porte, trovata aperta e lasciata aperta, dono di Dio a suo Figlio, a Giuseppe e Maria, ma anche agli angeli e ai pastori e a noi. La grotta è più adatta alla nascita di Gesù di un albergo, perché egli nasce per tutti, è il bambino di tutti.

Non c’era posto per loro nell’albergo perché Dio decide che l’albergo non è adatto.

Egli trasforma la stalla aperta in tempio, in cui viene offerta la comunione con l’uomo. Noi trasformiamo templi magnifici in luoghi di vanità, di desolazione e di mercato.

Il vero tempio è il luogo in cui avviene la comunione, in spirito e verità. Natale ci chiede di mantenere la libertà interiore per essere fraterni.

3  Maria avvolse Gesù in fasce e lo adagiò nella mangiatoia. Mentre Cesare conta i suoi sudditi come un ricco conta i suoi beni, Dio espone il Figlio come segno profetico.

Vivere non è possedere ma donare, non è mangiare ma essere mangiati, non è dominare ma servire. Gesù si è consegnato agli uomini ed anche alla creazione e agli inferi.

E’ il natale che gli angeli annunciano ai pastori, quello bello, il cuore del vangelo.

Il Natale scioglie due nodi: fa riconoscere Dio che crea un mondo “altro” dal presente segnato dal peccato e indica nella condivisione dei beni la legge nuova. Noi l’abbiamo relegata tra le utopie mentre è il cuore del vangelo. La pace verrà solo quando i beni saranno condivisi. Le religioni, gli stati, le parrocchie, le persone e perfino gli ordini religiosi che fanno voto di povertà non sanno condividere.

Noi stimiamo/invidiamo i ricchi senza badare a come sono arrivati a esserlo; riteniamo che essere benestanti è il segno del successo, mentre Gesù è un lattante che si nutre della creazione e che cresce con il popolo, perché umano e divino diventino una sola carne.

4  La voce degli angeli celebra il natale e anticipa la professione di fede della Chiesa.

Gloria a Dio nelle altezze e sulla terra pace agli uomini che egli ama.

Gli angeli contemplano il volto del bambino ma anche quello di Dio e di ogni uomo. 

Se il Natale segna la gloria di Dio e la pace sulla terra, allora è festa per chi accoglie l’amore di Dio e confida in lui, e per chi ama i fratelli e condivide i beni della vita.

Il natale è ancora un germoglio che deve fiorire e fruttificare, una missione da compiere.

Adottiamo questo bambino, che ci farà crescere con lui verso la pienezza della vita.

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NATALE  2004  NEL GIORNO

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La liturgia del giorno di Natale propone il prologo del vangelo di Giovanni come risposta e compimento alla profezia di Isaia. Egli proclama al popolo di Dio: il tuo Dio regna.

Chi è di sentinella vede il ritorno del Signore e grida di gioia. Gv, in una meditazione teologica e poetica, descrive cosa sa la sentinella per riconoscere il ritorno di Dio.

Non si può riconoscere uno di cui nessuno ci ha parlato, che non si sa com’è o chi è.

Siamo chiamati anche noi a modulare le nostra attesa sulla parola di Dio che descrive chi è o come è Gesù per noi. Il testo può apparire difficile ma è scritto per noi ed è proposto dalla liturgia del natale. Evidenziamo quattro aspetti del natale.

1  Il testo si apre con l’espressione in principio, come fa la Genesi, ma presenta non il caos coperto dalle tenebre ma l’armonia creata dalla Parola uscita da Dio. Essa è rivolta verso Dio ed esprime comunione piena con lui, come l’unione tra colui che parla e la parola detta, tra colui che genera e colui che è generato; ognuno è la vita, l’amore e la gioia dell’altro. La Parola è rivolta verso il creato ed ha con esso un legame stretto, perché esso è fatto per mezzo della parola e nella parola. La parola è dunque fonte di vita e di armonia tra Dio, il creato e l’uomo, perché è vita e luce di tutti. Il Natale congiunge cielo e terra, passato e futuro; è evento storico, evento che cambia e fa nuova la storia.

2  La meditazione è interrotta da alcuni versetti narrativi che collocano la Parola in rapporto al Battista, alla sua predicazione e al suo battesimo. Egli è mandato perché tutti credano alla luce. Egli non è la luce vera ma il crepuscolo, che precede la luce. Giovanni prepara il popolo ad accogliere la Parola e i credenti che seguono la sua testimonianza  incontrano la luce piena. La parola dell’AT prepara la parola fatta carne, che è la pienezza della rivelazione. Maria, Giuseppe e i pastori sono gente dell’attesa, mentre il popolo che non attende non si accorge di niente. La funzione del Battista indicata nel prologo è simile a quella dell’evangelista, indicata al conclusione del vangelo: condurre a credere in Gesù per valorizzarlo e avere la vita nel suo nome.

3  La Parola viene εισ τά ίδια, nelle le cose intime, nel creato che è la casa della parola.

Come viene accolto Gesù? Gli uomini accetteranno di vivere alla sua luce?

Si crea la contraddizione predetta nel cantico di Zaccaria. I suoi non l’accolgono e così rinnegano se stessi e non raggiungono la vera vita. Il mondo per loro resta avvolto nelle tenebre e destinato alla morte. Quando Gesù muore le tenebre coprono la croce e la terra. La creatura umana può rinunciare a τά ίδια, a ciò di cui è costituita e di cui ha bisogno.  Altri l’accolgono. Ad essi Dio dà il potere di diventare figli di Dio. Sono generati di nuovo non da sangui né dalla volontà di carne, ma dall’alto, cioè da Dio.

Il natale rende possibile questo evento: la parola diventa carne e la carne si divinizza.

4  Oggi contempliamo questo mistero, la sua gloria e la grazia che porta all’uomo.

La parola pone la sua tenda tra noi. Contempliamo una cosa attuale, che i nostri occhi possono vedere e che ci provoca a decidere. La tenda piantata da Gesù nel creato diventa la nostra casa o resteremo cittadini di un mondo contrapposto a Dio?

Il natale pone una alternativa che non possiamo dribblare. Essere fuori della sua tenda significa essere fuori del suo regno e della salvezza. Perché Dio viene per regnare, anche se a noi non interessa o se noi ci opponiamo.

Nel nostro tempo molti cristiani convertono il natale, ne fanno una tradizione umana. Come dirà Gesù, sostituiscono la parola di Dio con la tradizione degli uomini.

Il natale diventa la festa della famiglia, evento che libera i buoni sentimenti, i regali, i consumi e gli auguri, cose che fanno festa all’uomo e non onorano le attese di Dio.

Sta a noi e solo a noi scegliere. Dio viene perché ci ama e per la nostra vera gioia.

Accogliamolo, abitiamo nella sua tenda, diventiamo amici del Figlio e in lui figli di Dio.

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SANTA FAMIGLIA  A  2004

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La prima domenica dopo il natale la Chiesa celebra la santa famiglia. E’ la prima realtà che Gesù ha conosciuto; abitandola si è santificato e la ha santificata. Dio stesso ha preparato a Gesù una famiglia dove potesse formarsi nella fedeltà all’umano e al divino.

La famiglia di Gesù è un modello perché è composta di persone sante ed anche perché corrisponde al disegno di Dio che l’ha educata ad essere famiglia secondo il suo cuore.

Non parlo della famiglia sotto il profilo pedagogico e sociologico, ma come la presenta la liturgia, cioè  secondo la parola di Dio proclamata nella memoria eucaristica.

La prima lettura riporta esortazioni riconducibili alla sapienza di Israele, attenta alla volontà di Dio. Il salmo sviluppa il timore di Dio: Benedetta la casa che teme il Signore.

Paolo augura ai Colossesi che Cristo, parola fatta carne, abiti in loro nella sua ricchezza Il vangelo propone la fuga in Egitto e il ritorno a Nazaret, dicendo per tre volte che l’angelo guida Giuseppe nel sogno e la famiglia segue le indicazioni di Dio.

Giuseppe è figura antitetica ad Erode: favorisce i piani divini mentre Erode li ostacola.

Alla luce della parola, questa ed altre pagine bibliche, vi propongo quattro riflessioni.

1  La famiglia è inserita in un contesto sociale e conosce la sofferenza e la persecuzione.

Anche oggi ci sono famiglie costrette ad emigrare per vivere, famiglie profughe a causa di persecuzioni e miseria, famiglie lacerate da conflitti e da separazioni, famiglie esaurite a causa dei ritmi di lavoro e di una cultura debole rispetto al mondo che le circonda.

La Parola ci presenta Dio che protegge la famiglia perseguitata da politiche dissennate.

Occorre credere nella provvidenza divina, perché tutte le famiglie sono sue, e non lasciarci cadere le braccia di fronte alle delusioni.

Mettere in atto iniziative di sostegno per salvare la famiglia è una missione che Dio ci dà.

2  La famiglia nella bibbia non viene considerata un assoluto ma una realtà relativa.

Essa è relativa ai figli e al loro futuro, alla comunità cristiana, alla futura famiglia di Dio. Questa apertura non è sempre capita e accettata. Gesù nel tempio risponde ai suoi genitori che deve occuparsi delle cose del padre suo, ma essi non capiscono. Gesù nella famiglia è sottomesso nella libertà interiore e mai prigioniero. Il vangelo esalta poco la famiglia ed invece racconta situazioni familiari che Dio apre a spazi nuovi.

3  La famiglia cristiana è un sacramento, segno di una realtà invisibile.

L’amore umano esprime anche il divino. Dio assume il volto di padre, di sposo, di figlio, il volto dell’amore. La vita familiare è una strada per conoscere e far conoscere Dio.

Ma la famiglia radicata in Cristo non ha paura neanche dei conflitti e dei fallimenti, perché il divino che vive in lei aiuta le persone a realizzarsi in forme superiori di amore.

Gli sposi cristiani vivono la paternità anche se non hanno figli e comunque oltre il numero dei figli che è possibile avere oggi e oltre il tempo in cui vivono con i figli, proprio perché, avendo in se stessi la vita divina possono partecipare alla paternità di Dio che non è limitata dalla corporeità. Anche i vergini e i ministri ordinati partecipano alla paternità di Dio; una volta venivano chiamati: padre, madre. Chi accoglie la parola e la pratica vive tutte le dimensioni dell’amore, perché vive nella famiglia di Dio in cui l’umano spazia nel divino  La cosa vale per tutti gli aspetti dell’amore familiare. Ad esempio, l’amicizia cristiana, come l’ha vissuta e insegnata Gesù, è una fraternità che ha dimensioni divine per cui chi riceve l’amore del Padre lo condivide con gli amici.

Accogliere nell’amore sponsale l’amore di Cristo per la Chiesa amplifica le possibilità umane della sponsalità.

4  Formare una famiglia cristiana significa anche conoscere forti tensioni interiori.

Gesù insegna a mettere il vino nuovo in otri nuovi e non nei vecchi, perché si spaccano.

Noi non possiamo rinunciare alla novità del vangelo, ad essere famiglia e piccola chiesa. Noi che abitiamo la famiglia e la Chiesa siamo chiamati a far crescere insieme relazioni umane e divine, perché questa è la novità portata dal natale di Gesù.

Chiediamo al Signore che la Chiesa evangelizzi la famiglia in modo che conosca la realtà divina che è chiamata a vivere e che le famiglie cristiane siano testimoni del vangelo della famiglia.

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MARIA, MADRE DI DIO  2005

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La liturgia è affollata di eventi celebrativi, tutti importanti per il culto e per la vita:

Il natale, con la presentazione dei pastori che vanno in fretta a vedere il bambino e a far conoscere la parola che era stata detta a loro. L’annuncio degli angeli mette loro fretta; non fanno aspettare Dio. Anche Maria aveva raggiunto in fretta la casa di Elisabetta. Impariamo che non è possibile celebrare bene il natale e restare dove eravamo prima.

La circoncisione, offerta sacrificale delle primizie nel tempo delle deportazioni, segno fisico della benedizione e dell’alleanza e dell’identità religiosa, richiamo al battesimo.

L’anno nuovo, tempo che Dio dona alla speranza dell’uomo, anno segnato dalla benedizione di Dio che annulla la maledizione provocata dal peccato di origine. Non siamo più lontani da Dio ma lo chiamiamo nostro padre, perché il Figlio si è fatto uomo. La benedizione infatti segna la vita in modo irreversibile, come la benedizione di Isacco che è rimasta su Giacobbe anche se era stata strappata con l’inganno.

La pace, un bene che l’umanità desidera tanto ma che non raggiunge mai. La pace donata da Dio non è frutto degli equilibri armati dei potenti ma viene dall’accettazione della nostra dipendenza da Dio ed è frutto del natale, perché il Figlio per primo si è svuotato per farsi uomo e farsi obbediente fino alla morte di croce. L’unione a Dio genera la pace.

La liturgia oggi fa riferimento soprattutto a Maria, che presenta come madre di Dio.

Cosa significa l’espressione: madre di Dio? Che cosa intende la Chiesa e che cosa invece significa nell’immaginario cristiano? Sono evidenti due problemi. Le parole hanno il senso inteso all’origine quando sono state usate e quindi occorre conoscere come si è mosso il Concilio di Efeso nel contesto ecclesiale in cui è stato fatto.

Le parole sono comunque inadatte a definire/racchiudere il mistero, qualunque sia.

Stiamo aderenti alla Scrittura, la massima autorità, più grande anche dei Concili.

Paolo scrive ai Galati: Dio inviò il suo figlio, nato da donna. Gesù dunque è figlio di Dio nato da Maria. Maria è madre di Gesù. Gesù è figlio che, per essere vero uomo, ha svuotato se stesso, è cresciuto davanti a Dio e agli uomini in età sapienza e grazia ed è stato costituito figlio di Dio nella risurrezione. Madre non significa che ha generato tutto quello che Gesù è diventato dopo la sua nascita. Anche noi quando diciamo che una donna è madre di un sacerdote non intendiamo dire che lo ha generato sacerdote.

E’ meglio dire che Maria è madre di Gesù, che è nello stesso tempo uomo e Dio.

Maria prova stupore di fronte alle cose dette dai pastori e di fronte a Gesù in mezzo ai maestri del tempio. Lo stupore indica che si è sorpresi da una cosa sconosciuta.

Maria medita e conserva nel suo cuore le cose che vede e le parole che sente; ha difficoltà a comprendere tutto e si impegna a conoscere la rivelazione di Dio e a confrontare e valutare gli eventi per giungere alla comprensione. Maria si afferra agli eventi in modo da mantenere la conoscenza del Figlio e il contatto con lui. In altre parole Gesù diventa sempre più il maestro spirituale di Maria. Così appare in particolare a Cana di Galilea e sulla croce, quando Gesù dispone di lei e lei gli obbedisce. Maria si impegna ad approfondire la propria fede, a capire sempre di più e sempre meglio il mistero fino a riconoscere il Figlio di Dio nel figlio che le cresceva accanto e che moriva sulla croce. L’obbedienza a Dio è accogliere un punto di vista diverso per lasciarsi coinvolgere pienamente con il cuore, la mente e le forze. Non basta, neppure a noi, vivere in prima persona gli eventi operati da Dio, ma occorre comprenderli nella fede e lasciarci trasformare nell’obbedienza. Celebriamo questi eventi ringraziando Dio di cuore e do-mandiamogli di riuscire a afferrarci, come Maria, per conoscere e accogliere il mistero a mano a mano che ci è donato.

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NATALE  2  2005

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Le tre letture odierne si riferiscono al bambino che nasce a Betlemme e dicono che viene a realizzare un disegno che è stato concepito da Dio in principio, prima di creare il mondo. Il mondo è fatto in vista dell‘incarnazione e della glorificazione.

Il Figlio fatto uomo e risorto porta il mondo nella gloria. E’ interessante conoscere che questo progetto di Dio è presentato in testi diversi sia del VT che del NT. Oggi ascoltiamo tre cammini del progetto di Dio.

La sapienza, secondo il Siracide e i proverbi, è creata da Dio prima di ogni cosa, abita presso Dio e presso gli uomini ed entra in Israele prendendo stabile dimora nella legge.  La sapienza divina si manifesta nella rivelazione fatta attraverso Mosè e nella storia del popolo eletto fedele alla parola di Dio, rivelazione e storia che danno senso alla vita.

La Parola, secondo il prologo di Giovanni che abbiamo meditato nel giorno di Natale, è da sempre presso Dio, si incarna in Gesù e dona al creato e all’umanità di partecipare alla vita divina. Coloro che credono in Gesù sono stati generati da Dio.

Il Cristo, secondo Paolo ci ha portato la benedizione di Dio.

La lettera agli Efesini inizia così: Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. Il bambino ci porta la benedizione di Dio. Dio benedice, cioè dice in questo bambino la parola che cambia in bene la nostra vita. E’ una parola che nessuno può annullare, perché facendosi carne si è immersa dentro l’umanità e la creazione.

Chi si pone contro questa parola o non la accoglie, si esclude da ogni possibile salvezza, perché non c’è altra salvezza per gli uomini sotto il cielo.

Richiamo le sei benedizioni presentate in questo inno, che ripropongono il progetto di Dio, rivelato dalla Sapienza e dalla Parola.

1  Dio ci ha scelti in Cristo, prima della creazione del mondo, per essere santi.

Egli progetta e prepara dall’eternità una realtà in cui creare l’uomo senza decidere il suo destino annullando la sua libertà. Egli mette Cristo al centro della storia e del cosmo per creare e santificare tutte le cose e gli uomini in lui. Così gli uomini possono vivere in Cristo e con Cristo e divenire ad immagine di Dio, secondo il progetto creativo.

2  Dio ci ha predestinati ad essere figli adottivi per opera di Gesù Cristo.

Dio ci comunica la santità facendoci figli. La santità è la vita divina partecipata agli uomini per mezzo di Gesù che si è fatto uomo. Egli è fonte e modello di questa santità. La gloria che Cristo possiede penetra sempre più il cristiano e cresce con lui fino a quando il suo stesso corpo sarà rivestito della stessa gloria.

3  Abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati mediante il sangue di Cristo.

La redenzione si compie nella storia mediante la croce di Cristo. Sul bambino si proietta da subito la pasqua, meta ultima della sua crescita a pienezza di tutti e di tutto.

4  Dio vuole ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra.

Dio ha un segreto sapiente che rivela in Cristo. La salvezza ad opera della croce porta alla restaurazione dell’universo nel Cristo, capo di tutto, risorto e glorioso.

5  In Cristo siamo stati fatti anche eredi.

Il popolo di Dio, Israele e la Chiesa, diventano per primi e fin d’ora depositari della promessa per testimoniare al mondo che l’attesa universale della salvezza trova in Cristo la risposta che cerca. Dio ha sottomesso tutto a Cristo e lo ha costituito a capo della Chiesa, il suo corpo e la sua pienezza, il suo sposo.

6  In Cristo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, caparra dell’eredità eterna.

Il dono dello Spirito è necessario per compiere il cammino previsto nel disegno di Dio.

Egli ci è donato da Cristo perché operi in noi ciò che ha operato in lui sulla terra.

La Scrittura in queste tre pagine, ma anche in altre non ricordate nella liturgia del natale, rivela che esso non è solo il farsi uomo del Figlio ma anche l’attuazione del disegno di Dio. Partecipiamo  con riconoscenza e con amore al cammino di Gesù verso la gloria.

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EPIFANIA  2005

 

L’infanzia di Gesù è come un prologo: racchiude i temi sviluppati nel vangelo. L’epifa-nia prelude alla passione, in cui avviene il rifiuto di Israele e l’accoglienza dei pagani.

La nascita di Gesù origina un movimento che continua nella storia.

I pastori vanno dai loro greggi alla grotta e i magi vengono dall’oriente a Gerusalemme. Gesù adulto va verso il Battista e poi passa di villaggio in villaggio. La Chiesa  percorre tutto il mondo e tutta la storia per annunciare il vangelo. La religione cristiana continua il movimento del mondo verso Gesù annunciato da Isaia e quello di Gesù verso il mondo.

La nascita di Gesù non è un evento da consumare ma salvezza da portare al mondo. Gesù e il mondo sono fatti l’uno per l’altro ma l’incontro non è facile perché il mondo è abitato da tenebre dense che contrastano la luce. Dio però non cessa di provocare il cammino.

Noi che abbiamo incontrato Gesù nella sua nascita, dobbiamo ora portarlo al mondo.

Il racconto dell’apparire e del cammino della stella è pieno di simboliche.

Il cosmo annuncia la nascita di Gesù. Questo significa che la vita è in ricerca di Dio, che l’ha creata, e che Dio fa vivere tutti con la sua parola. La parola però non porta a Dio da sola ma ha bisogno dell’uomo che la cerca e l’accoglie come luce al proprio cammino.

A Gerusalemme avviene l’incontro della ricerca dell’uomo e della parola di Dio.

I magi uniscono la loro ricerca alla parola della Scrittura e trovano il Messia.

Israele invece non accoglie la parola perché non cerca il Messia che i magi annunciano.

Qui c’è un’indicazione preziosa per noi: non basta l’impegno dell’uomo senza la Parola ma neppure la parola che non incontri la vita. Coloro che amano e servono la vita e coloro che amano le cose di Dio devono parlarsi e ascoltarsi. L’uomo che soffoca dentro di sé la domanda religiosa e non cerca forme più alte di vita, si esaurisce e muore, come l’uomo che coltiva lo studio della Scrittura e la preghiera ma si chiude alle esigenze della vita. l bambino continua a gridare la sua fame finché non gli viene dato da mangiare.

L’uomo invece soffoca la domanda che porta in sé e si sazia con le cose che consuma. Marx diceva che la religione era alienazione dalla vita e aveva tante ragioni, perché i cristiani allora si dimostravano egoisti di fronte ai problemi dell’economia e della società. Oggi possiamo dire che il mondo è alienazione da Dio perché annega l’uomo nel consumismo che soffoca le sue energie vitali e le sue aspirazioni più profonde. Dobbiamo imparare di nuovo a cercare ed amare Dio, perché l’uomo senza interrogativi interiori è un povero senza cammino. La stella invita a riscoprire la dualità materia e spirito, che porta comunione e fecondità, come la dualità maschio e femmina. Impariamo ad amare il senso della vita più che la vita stessa, perché essa si salva quando incontra un senso più alto di sensi che può are l’uomo.

A Gerusalemme si manifesta il difficile rapporto tra religione e politica, tra le cose di Dio e le cose della terra. Erode convoca il Sinedrio per sapere dove è nato il Messia. La politica convoca la religione. Il Sinedrio dà una riposta interlocutoria. Nonostante che in quel tempo tra i poveri di Jwh sia viva l’attesa del Messia, non si interessa della sua nascita, o forse non pensa a un Messia bambino. La Scrittura non serve alla religione ma alla politica. Erode, che teme per il suo regno, si dimostra più interessato, e dice ai magi: quando avrete trovato il bambino annunciatelo a me. Anche oggi la religione viene usata a scopo politico, per giustificare la guerra o per fare i propri interessi. Quando si dà per avere non ci guadagna né la Chiesa né la politica. Viene qui prefigurato Gesù re dei giudei, come apparirà nella condanna a morte, la complicità tra sinedrio e Pilato nel decidere la sua morte e il passaggio dell’alleanza da Israele ai pagani. Il cristiano si deve impegnare per la vita della πόλισ/città, ma per farlo da cristiano deve mantenersi libero dal potere e dal denaro. La Chiesa deve occuparsi delle realtà terrene ma mantenersi libera dalle scelte politiche che sono responsabilità politica.

Epifania è festa: lo adorarono e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

La nascita di un bambino chiede agli adulti di amarlo e di occuparsi di lui.

Noi che celebriamo il natale come festa dobbiamo decidere come aiutare la causa di questo bambino, che adoriamo come figlio di Dio e salvatore del mondo.

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BATTESIMO DEL SIGNORE A 2005

 

Questa celebrazione conclude il tempo di natale e apre il tempo ordinario, in cui ogni settimana l’assemblea, riunita intorno al vescovo o al parroco, celebra la domenica, il giorno del Signore risorto, la pasqua settimanale. Il natale ricorda l’inizio della vita di Gesù, uomo e Dio, e il nuovo inizio del mondo. Anche il battesimo di Gesù costituisce un nuovo incipit, dopo i lunghi anni di Nazaret, trascorsi nel nascondimento e nella contemplazione. Il battesimo realizza nella storia quello che il Natale significa. Gesù dopo il battesimo di Giovanni inizia la sua missione, passa beneficando e risanando. In realtà Matteo non racconta il battesimo ma quello che accade prima e dopo. Del prima racconta un incontro-scontro tra Giovanni e Gesù, che fa chiarezza sulle due persone e la loro missione. Esse appaiono collegate ma diverse.

Gesù è superiore a Giovanni, viene dopo ma è più forte, battezza in Spirito santo e fuoco.

Giovanni riconosce Gesù come il Messia che egli stesso aveva indicato a Israele.

Gesù invita Giovanni a lasciare perché ambedue possano compiere in maniera piena la giustizia, il disegno di Dio. Gesù è il servo chiamato nella giustizia, di cui parla Isaia nella prima lettura. Infatti, egli è in grado di farla risplendere come luce per tutti i popoli poiché vive nella giustizia piena. Giovanni lascia Gesù. Il verbo è quello che Matteo usa per dire che il diavolo lascia Gesù dopo le tentazioni nel deserto. Si tratta di un ritirarsi completamente, di un morire per Giovanni e di un inizio pieno per Gesù, una manifestazione.  Anche il modo con cui Mt introduce il racconto rende questa idea: Gesù sopraggiunge dalla Galilea sul Giordano: è un giungere per prendere possesso. Matteo mette in luce il disegno di Dio che Giovanni e Gesù sono venuti a compiere in tempi e in modi diversi. Essi compiono ciò che Gesù stesso insegnerà: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia. Dopo che Gesù è battezzato Matteo racconta l’identità e la missione di Gesù con quattro espressioni.

Gesù sale dall’acqua. Era disceso per essere immerso, come lo è il bimbo nelle acque materne; da lì sale per venire alla luce. Così il popolo con Mosè è salito dal mare Rosso, libero dalla schiavitù, e con Giosuè è salito dal Giordano per entrare nella terra promessa. Il tentatore ha esaurito le sue possibilità e Dio dona la sua misericordia.

Il Battesimo esprime una simbolica adottata da tutte le grandi religioni nel rito di iniziazione, qualcosa legata alla vita e alla morte dell’uomo e della creazione. Per il cristianesimo è segno della morte e risurrezione di Gesù, primizia della risurrezione in lui di tutte le cose. Esse morendo e risuscitando on lui si salvano.

I cieli si aprono a Gesù. Il desiderio del cielo ha occupato l’umanità fin dalla prima caduta, la salita al cielo è nostalgia coltivata da tutte le religioni. Qui Dio stesso squarcia i cieli e risponde al bisogno dell’uomo: egli dona all’uomo la vita divina e immortale. Infatti si manifesta la Trinità: il Padre nella voce, lo Spirito nella colomba che scende, il Figlio in Gesù che viene riconosciuto dal Padre. Questo riconoscimento si rinnoverà nella trasfigurazione e nella risurrezione, che concluderà il cammino verso il cielo.

Gesù vede lo Spirito che discende come colomba e che viene su di lui.

Gesù vede compiersi in lui quanto è iniziato in principio: la creazione per mezzo dello Spirito che aleggiava sulle acque. Gesù che fino allora era vissuto sulla terra, confuso tra gli uomini, conosce la sua nuova identità, indicata e quindi creata dalla voce di Dio.

Questi è il figlio mio, l’amato.

La voce parla a coloro che sono testimoni del battesimo e dice quanto è scritto nella profezia di Is 42, proclamata nella prima lettura. Il vangelo la applica a Gesù.  Nel battesimo il servo scelto diventa il figlio amato in cui riposa la compiacenza di Dio. Nella sua obbedienza, infatti, egli servirà la giustizia piena e sovrabbondante, nella quale anche noi troveremo salvezza. Oggi facciamo memoria del natale e del battesimo di Gesù, nel battesimo di sei bambini e nell’eucaristia. Riconosciamo l’amore di Dio che apre i cieli su di noi. Cerchiamo la giustizia di Dio perché egli si compiaccia in noi.

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Pagina a cura del gruppo internet della Parrocchia dell'Annunciazione di Campolongo di Conegliano (TV)