Omelie di Natale

 

a cura di don Carlo Salvador

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NATALE  2006 nella notte

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NATALE  2006 nel giorno

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SANTA FAMIGLIA  2006  clicca per scaricare il file in formato word
EPIFANIA  2007 clicca per scaricare il file in formato word
BATTESIMO DI GESU'  2007 clicca per scaricare il file in formato word

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NATALE  2006, MESSA NELLA NOTTE

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La liturgia annuncia il Natale con tre pagine bibliche: l’attesa di Gesù nel tempo della profezia, il racconto della nascita, l’applicazione del Natale alla vita, fatta dall’apostolo.

o       La liturgia presenta l’attesa che si era sviluppata prima della nascita del bambino.

Isaia dice che un bambino è nato per noi e che ci è stato dato un figlio. Gesù è presentato come figlio dato a noi, nostro figlio, vero uomo come noi. Anche Gesù amerà chiamarsi figlio dell’uomo. Questa nascita è motivo di gioia, perché in questo bambino l’uomo  si rinnova e diventa molto bello. Il profeta afferma: come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. La terra riconoscerà il bambino che nasce come sacramento  dell’amore sponsale che lega Dio al suo popolo, un legame che genera grande gioia.

La profezia annuncia che la nascita di Gesù rinnova la terra. Il vangelo lo conferma.

o       L’angelo annuncia ai pastori una gioia per loro e per tutto il popolo, anche per noi:

è stato generato per voi oggi nella città di Davide il salvatore, che è Cristo signore.

Gesù ha avuto il titolo di Signore nella risurrezione. L’angelo annuncia che viene a salvarci un bambino, che è primizia della vita di Gesù, ora risorta  e glorificata.

Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e adagiato nella mangiatoia. Il bambino è il segno di Cristo Signore. Segno nella Bibbia e nella liturgia significa portatore di una cosa non visibile e sacramento di una realtà divina. Il racconto della nascita dice del bambino cose straordinarie, importanti per conoscerlo e accoglierlo. Nasce durante il censimento di tutta la terra: appena nato viene censito come abitante la terra e fratello di tutti gli abitanti la terra, passati, presenti e futuri. Il censimento è ordinato da Cesare ma serve a Dio per inserire il suo bambino nel mondo e nella storia.

Maria partorì suo figlio, il primogenito. L’articolo il separa primogenito da figlio: suo figlio, il primogenito. Primogenito di chi? Scrutiamo le Scritture. Eb 1 dice che Dio introduce il primogenito nel mondo e Ap 1 dice che Gesù è il primogenito dei morti; Col 1 dice che Gesù è il primogenito di coloro che risuscitano dai morti e Rm 8 scrive che Dio vuole che Gesù sia il primogenito tra molti fratelli. Il bambino partorito da Maria è l’unigenito figlio di Dio che facendosi uomo diventa primogenito di molti figli di Dio.

Lo depose in una mangiatoia perché non c’era posto per lui nell’albergo. Il bambino ha una famiglia e quindi un posto e un’accoglienza piena d’amore, ma quando non è in famiglia e entra nella società israelitica è uno dei poveri che non trovano il loro posto. Giovanni lo conferma nel prologo: venne nelle cose sue ma i suoi non lo accolsero.

o       L’apostolo ci dà indicazioni di come accogliere il natale nel nostro tempo e nella vita.

Paolo afferma: è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza per tutti gli uomini.

Natale è grazia, dono di Dio per tutta l’umanità. Un dono che salva va accolto con il cuore grato. Il natale provoca nei discepoli che credono il bisogno di dire grazie a Dio.

La grazia ci educa a rinnegare l’empietà e i desideri mondani vivendo con saggezza, giustizia e pietà. Il nostro tempo spinge a vivere da empi, uomini che emarginano Dio. Guardiamo i messaggi del mondo sul natale. La maggioranza dei cristiani sfrutta il natale per fare soldi o per goderli. Una contraddizione, come il giorno della sua nascita.

Bisogna convertirsi dal vivere senza Dio al vivere di fede e recuperare la saggezza, la fraternità e l’amore di Dio. La grazia ci educa ad accogliere la venuta gloriosa del Risorto nel nostro tempo e ad attenderlo alla fine della storia, quando parteciperemo alla gloria che il mondo non può dare: la risurrezione e l’amicizia con Dio. Ho richiamato quello che la parola di Dio annuncia nella memoria del natale. Se la accogliamo farà ardere il nostro cuore e ci   porterà a riconoscerlo nello spezzare il pane e a vivere in comunione.

 

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NATALE  2006, MESSA NEL GIORNO

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Celebriamo l’eucaristia del giorno di natale alla luce delle pagine bibliche che abbiamo ascoltato: l’annuncio del vangelo, della profezia e della lettera agli ebrei su Gesù.

Sono testi difficili ma ci rivelano Dio. Senza questi testi non conosciamo né il Padre né Gesù né noi stessi e quindi non possiamo celebrare bene Dio né godere la sua grazia.

o       Giovanni scrive: in principio era la Parola e la Parola era rivolta verso Dio.

Gesù bambino era la prima parola di Dio, detta en arch-in principio, quando esisteva solo Dio. E’ colui che Dio genera e che esiste e vive tutto rivolto verso lui, come ogni nato dell’uomo e della donna esiste e vive rivolto verso i genitori. Il Figlio generato dagli uomini vive verso di loro finché non è in grado di provvedere a se stesso o finché i suoi genitori sono in vita o finché non incontra una persona che diventa più importante.

Dio invece non muore mai e il figlio di Dio non incontrerà mai una persona più importante del Padre. Il Figlio é libero ma non diventerà mai indipendente. Se accadesse, Dio non sarebbe più Dio, pienezza di amore-comunione. Gesù è sempre rivolto al Padre.

o       Anche noi siamo parola che il Padre dice nel Figlio. Il Figlio ci sostiene, come ogni pianta sostiene la vita dei suoi tralci e ogni corpo sostiene la vita delle sue membra. Anche noi, in quanto parola di Dio, non abbiamo pace se non stiamo rivolti verso Dio. Come la luce alimenta ogni vita così la Parola-Figlio alimenta tutto ciò che esiste e lo porta alla gloria. S. Agostino dice: Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio.

Da questo nasce il comando grande: amerai il Signore tuo Dio con intera la mente, con intero il cuore e con intere le capacità. Questo comando ci dice come stare verso Dio. L’autonomia da Dio è una separazione, che possiamo sopportare finché siamo illusi dalla tentazione e pieni dei beni del mondo ma non quando siamo soli di fronte alla povertà, alla malattia e alla morte. Vivere senza Dio è l’inferno. Le cose sono create nel Figlio e, come lui, non si realizzano e non vivono nella gioia, quando sono staccate da Dio.

o       La parola divenne carne e pose la tenda tra noi. Il figlio diventa un bambino dell’umanità e noi possiamo contemplarlo. Nella sua umanità traspare la sua gloria di unigenito del Padre, pieno di grazia e verità. Dobbiamo recuperare questo legame figlio-padre: Gesù non lo incontriamo ma solo ma ci lega a Dio, agli uomini e alla creazione.

Il bambino Gesù oggi non esiste più, è diventato grande, ha raggiunto la gloria, attraverso il dono di sé fino alla fine. Ora egli è il Risorto che viene ad alimentare la vita di tutti.

Quando battezziamo un bambino, quando riceviamo lo Spirito santo e il perdono dei peccati, quando nella comunione facciamo una sola carne con Gesù, quando ci amiamo come fratelli, allora è il Risorto che nasce in noi e nella Chiesa e alimenta la vita eterna.

La nascita del bambino Gesù è primizia della gloria e della gioia dell’umanità.

Giovanni nella prima lettera scrive: la parola della vita che era in principio l’abbiamo udita, vista con i nostri occhi e toccata con le nostre mani; la parola che era verso il Padre si è manifestata a noi. Gesù nella carne diventa il più grande sacramento di Dio.

o       Alla luce del vangelo comprendiamo la profezia di Isaia, che annuncia il ritorno del Signore in Sion e la gioia di chi lo attende. E’ il ritorno di Dio dopo il peccato che aveva rotto l’alleanza; non è il nostro ritorno a Dio: per questo il natale è per tutti gli uomini.

I primi versetti della lettera agli Ebrei dicono che Dio ha parlato molte volte e in molti modi ma che ora ci parla nel Figlio, che sostiene tutto con la parola della sua potenza.

Egli nasce nella Chiesa, che è il suo corpo che sta crescendo nella storia, mantiene e salva ogni creatura, alimenta la nostra vita nella parola, nella liturgia e nella fraternità.

Preghiamo per essere capaci di accogliere Dio, per godere la sua amicizia e la sua gloria.

 

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SANTA FAMIGLIA  2006

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Due feste attigue nel tempo, oggi e domani, e nel tema celebrativo: la santa famiglia e la  maternità di Maria, tutte e due entro l’ottava di natale, quando celebriamo un bambino come il salvatore e ci domandiamo come possiamo raggiungere con lui la  salvezza.

o       Le tre letture annunciano che Dio è fondamento e artefice di ogni famiglia.

Il salmo 127 recita: Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori.

Quante famiglie costruite invano nel nostro tempo, in cui non si vuole più il vangelo!

1Gv 3,1-2 scrive: Amati, ora siamo figli di Dio e non apparve ancora cosa saremo.

Sappiamo che qualora sia manifestato, saremo simili a lui, poiché vedremo lui com’è.

C’è una similitudine tra genitori e figlio, ma appare qualora si sia manifestata/compiuta.

Allora essi si vedono, si sperimentano genitori e figli. Vale sia nel divino sia nell’umano.

La famiglia si realizza quando i membri si manifestino nelle loro differenze.

Lo stare nudi insieme senza vergogna, nella meraviglia e nella gioia delle differenze, accompagna la fase nascente di ogni amore, sia umano sia divino.

Ma lo stato nascente chiede di crescere nel corso della vita, altrimenti muore.

Vedere l’alleanza, Dio realizzato come padre e noi come figli, è possibile se lui si rivela, se noi accogliamo la sua rivelazione, se noi doniamo a lui le nostre profondità interiori.

E’ questo il lavoro dei credenti. Purtroppo pochi cercano Dio prima che il mondo.

Anche nell’amore umano si cerca la comunione senza donarsi la vita profonda.

Le persone apprezzano più l’esteriore che l’interiore, più il materiale che lo spirituale.

Il nostro tempo è carente di spiritualità sia nell’amore umano sia in quello divino.

o       Giovanni presenta il modello della famiglia, che vale per la santa famiglia e per la nostra.

Dio è il Padre, origine di ogni vita, il Figlio è il primogenito di una moltitudine di fratelli, tutti quelli che credono, lo Spirito santo riunisce tutti nella comunione umana e divina.

Giovanni designa anche una progressione: credere nel nome del Figlio di Dio, amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato e lasciarci trasformare dallo Spirito che unisce.

La famiglia cristiana, fedele a questo messaggio, è una casa costruita sulla roccia:  neppure le forze dissacranti e potenti del nostro tempo possono travolgerla.

o       La prima lettura presenta un evento profetico, che trova poco seguito, come la profezia.

Anna è sterile e ottiene da Dio la maternità come risposta alla sua preghiera.

Cede il figlio al Signore per sempre, in cambio dell’averlo avuto da lui.

I  credenti sanno che le persone sono dono del Signore ma tanti le tengono per sé o per il loro futuro nel mondo. Nel nostro tempo ecclesiale tiene i figli per il mondo chi non trasmette loro la fede, chi non li  accompagna all’incontro con Gesù, decisivo per la loro vita, chi pretende per loro quello che non apprezza per se stesso e rompe la fiducia che si costruisce sulla condivisione. I figli imparano l’ipocrisia: fare le cose a cui non  credono.

o       Il brano evangelico ricorda che nelle relazioni familiari ci sono i tempi dell’angoscia, in cui è facile cercare e scaricare le responsabilità,  senza tener conto delle esigenze di Dio.

Maria e Giuseppe sapevano che Gesù era maggiorenne e che era figlio di Dio e non avevano previsto le possibili conseguenze. I tre giorni di angoscia rivelano loro il mistero nascosto, la missione di Gesù e nostra: salvare il mondo attraverso il dono della vita.

I genitori di Gesù non potevano parlarne tra loro e con lui di un evento che non conoscevano, perché Dio lo rivela quando accade. Era difficile essere genitori di un figlio che doveva essere nelle cose di Dio. Quando interviene Dio i conti umani non quadrano.

Bisogna imparare da Gesù ad essere miti ed umili di cuore, ad abbandonarsi in Dio anche quando le cose non quadrano, a perdere la propria vita per averla nella salvezza.

 

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EPIFANIA  2007

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Un’antifona della preghiera delle ore raggruppa nella solennità dell’epifania i tre prodigi che manifestano al mondo Gesù: la stella guida i magi al natale, Gesù è battezzato da Giovanni per la nostra salvezza, l’acqua è cambiata in vino per le nozze. La liturgia li celebra in tre feste successive: oggi e le prossime due domeniche del tempo ordinario.

Sono eventi che accadono nell’umano ma non sono eventi umani; sono segni che manifestano l’azione di Dio e che rivelano il mistero a chi li sa decifrare e vivere

o       La pagina di Matteo che abbiamo ascoltato è piena di fascino: dei magi giungono dalle regioni orientali a Gerusalemme, dicono che il re dei giudei è nato e chiedono dov’è.

Sono venuti ad adorarlo dopo aver visto la sua stella in oriente e averla seguita. I magi sono dei sapienti: conoscono la profezia sul bambino e sanno interpretare i segni del cielo; sono religiosi in ricerca, aperti a riconoscere e adorare Dio ovunque egli si riveli. 

Il re e Gerusalemme restano sorpresi e turbati dall’annuncio e dalla domanda dei magi.

Non pensano di andare incontro al re messia. Si sarebbe manifestato lui con potenza.

La stella è segno luminoso e illumina l’oscurità della notte, segno che manifesta la luce di Dio che brilla nelle tenebre del mondo e le vince. Gesù stesso è presentato nel prologo di Giovanni come luce vera che illumina ogni uomo. La stella in movimento fa pensare alla storia della salvezza in cui la luce di Dio guida il cammino dell’umanità.

Possiamo stabilire un parallelo. Dio nel deserto guida il popolo eletto con una colonna di fuoco che illumina il cammino di Israele mentre gli egiziani camminano nelle tenebre.

I gentili sono chiamati come Israele a Gerusalemme, dopo la nascita del Messia, guidati anch’essi dalla luce di Dio. Gerusalemme dunque è la meta di Israele e di tutta l’umanità.

Che cosa accade di importante a Gerusalemme? La stella non si vede più, perché in questa città c’è il tempio che custodisce la memoria storica del cammino con Dio e la attualizza nella liturgia, c’è la profezia che rivela il senso degli eventi salvifici a mano a mano che accadono, c’è il regno a cui si riferiscono i magi che cercano il nato re dei giudei. Ci sono i ministri che annunciano e celebrano e custodiscono queste cose di Dio, ci sono i santi che aspettano Gesù e il regno dei cieli che egli annuncia e costruisce.

Gerusalemme è la tappa obbligata in cui Dio ha nascosto le cose necessarie alla salvezza.

C’è tutta la storia della salvezza, dalla promessa fino a Gesù, ma tutto ciò che Dio ha posto in Gerusalemme  è segno da valorizzare, attraverso la fede, per il cammino successivo. Gerusalemme è il libro, di cui parla l’Apocalisse, libro ancora sigillato che nessuno può leggere se non l’agnello immolato. Gerusalemme non è il compimento della salvezza ma tappa dove si trova colui che può aprire i sigilli del libro e compierla. Rivestiti di luce perché viene la tua luce. Gerusalemme indica il paese dove il re è nato. E’ come una caccia al tesoro;  il primo messaggio rimanda a un altro luogo e la ricerca torna da capo. Gesù reinterpreterà tutto e la ricerca prende, per Israele e i pagani, una strada nuova. Chi si rimette in cammino trova di nuovo la stella a guidarlo. Gesù diventa alternativo a Israele. La città non si muove verso il bambino e non lo riconoscerà quando egli si manifesterà ad Israele nell’annuncio del vangelo, nella nuova pasqua e nella sua memoria liturgica, nella manifestazione davanti al Sinedrio e a Pilato.

La stella si posa sopra dove era il bambino. Epifania di Gesù che salva i pagani.

I magi non tornano a Gerusalemme ma alle loro terre con la fede e la grazia del bambino. Sono segno di quello che farà la Chiesa nascente: dopo la discesa dello Spirito lascerà Israele e si sparpaglierà il tutta la terra. Il messaggio dell’epifania è evidente.

Essere nella Chiesa non basta a salvare ma mette in ricerca continua.

Dio offre nella Chiesa un dono e una responsabilità per tutte le genti

Adorare Gesù e offrirgli i nostri doni è trovare la luce/stella per la ricerca di tutta la vita.

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BATTESIMO DI GESU’  C  2007

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Celebriamo oggi un’altra epifania di Gesù. Avviene nel Giordano dove il Battista, con la predicazione ed il battesimo di acqua, preparava Israele ad accogliere il Messia.

o       Gesù riconosce il ministero di Giovanni e sopraggiunge nel Giordano, prende possesso del battesimo di Giovanni e lo porta dove i cieli si aprono e dove si battezza nello Spirito.

Gesù è nato da donna ma anche da un popolo che passa attraverso l’acqua per partecipare alla salvezza: il diluvio, il Mar Rosso con Mosè e il Giordano con Giosuè.

Nel Giordano il Battista immerge Gesù nell’acqua insieme al suo popolo, quello fedele.

L’evento è presentato come grande epifania-teofania. Il cielo si apre, lo Spirito santo scende su Gesù in forma visibile, la voce di Dio lo accredita come figlio amato.

L’evento costituisce una investitura per Gesù ed è una primizia per l’umanità.

Giovanni Battista può diminuire perché Gesù è cresciuto, vivendo un’esperienza unica.

Dio si compiace in lui, parola fatta carne. E Dio vide che la sua opera era molto buona.

o       Possiamo stabilire un  parallelo tra questo battesimo e la pentecoste della nostra icona.

Al centro dell’icona invece che il popolo di Israele c’è la comunità del Risorto. Il cielo si apre e appare un globo di fuoco, segno di Dio. Un raggio di fuoco con la colomba si riversa sulla comunità in attesa, divisa in due gruppi di sette discepoli, nella sua pienezza.

In mezzo ai due gruppi lo spazio vuoto segna il Giordano e Gesù, l’assente- presente.

Maria e Giovanni sono nella posizione che avevano sotto la croce. Un piccolo muro racchiude la comunità; il pavimento, verde, indica la terra che si dilata fuori del cenacolo, fino ai confini del mondo. La comunità del Risorto è rivestita di luce, che colora in modo originale le vesti delle singole persone, una fiamma si posa sul capo di ognuno. L’icona comunica con armonia e bellezza il battesimo nello Spirito dei figli di Dio e la loro gioia.

Anche oggi battezziamo sei bambini dall’acqua e dallo Spirito, in virtù del Risorto.

o       I Magi non si fermano a Gerusalemme e Gesù non si ferma al Giordano da Giovanni.

L’epifania della Trinità manifesta Gesù e apre un altro sbocco, un cammino da compiere.

Anche la comunità del Risorto viene battezzata da Gesù nello Spirito santo, per un nuovo cammino, che porterà ai cieli e alla terra nuovi, dove tutto riflette la luce di Dio.

Il battesimo di acqua si prolunga in quello nello Spirito e incammina verso la salvezza.

Un resto d’Israele diventa comunità del Risorto, popolo dei figli di Dio in cammino con Gesù. La vita divina prende sempre più possesso dell’umanità per opera dello Spirito.

Dal Giordano parte la vita pubblica di Gesù: il vangelo è annunciato, i segni guariscono, fiorisce una nuova fraternità. Battesimo di Gesù e pentecoste sono epifania per il mondo.

o       Come partecipare a questa epifania? Vivendo il battesimo con fede. Paolo scrive a Tito.

E’ apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini.

Il sopraggiungere di Gesù al ministero del Battista nel Giordano, porta le persone alla discesa dello Spirito sulla comunità del Risorto, formata dai figli di Dio. Israele deve passare dal Giordano al Cenacolo. La Chiesa deve passare dal cenacolo a tutta a terra. Gesù Cristo ha dato se stesso per noi per formarsi un popolo puro che gli appartenga.

Gesù battezza la Chiesa con l’acqua e il sangue che escono dal suo costato trafitto.

Siamo salvati non dalle opere di giustizia da noi compiute ma dalla misericordia di Dio, che ha istituito un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo.

Il battesimo cristiano genera dall’acqua e dallo Spirito come la prima creazione.

Alla nascita segue la crescita e il rinnovamento perenne della vita finché sia divinizzata.

Cresciamo in età sapienza e grazia, portando con noi un passato glorioso per farlo sboccare nel futuro di Dio, rigenerati e trasformati, sempre, nel cammino ecclesiale.

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Pagina a cura del gruppo internet della Parrocchia dell'Annunciazione di Campolongo di Conegliano (TV)