Omelie
di Natale
a cura di
don Carlo Salvador
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NATALE
2006, MESSA NELLA NOTTE
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La
liturgia annuncia il Natale con tre pagine bibliche: l’attesa di
Gesù nel tempo della profezia, il racconto della nascita,
l’applicazione del Natale alla vita, fatta dall’apostolo.
o
La liturgia presenta l’attesa che si era sviluppata
prima della nascita del bambino.
Isaia
dice che un bambino è nato per noi e che ci è stato dato un
figlio. Gesù è presentato come figlio dato a noi, nostro figlio,
vero uomo come noi. Anche Gesù amerà chiamarsi figlio dell’uomo.
Questa nascita è motivo di gioia, perché in questo bambino
l’uomo si rinnova e
diventa molto bello. Il profeta afferma: come gioisce lo sposo
per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. La terra
riconoscerà il bambino che nasce come sacramento
dell’amore sponsale che lega Dio al suo popolo, un legame
che genera grande gioia.
La
profezia annuncia che la nascita di Gesù rinnova la terra. Il
vangelo lo conferma.
o
L’angelo annuncia ai pastori una gioia per loro e
per tutto il popolo, anche per noi:
è
stato generato per voi oggi nella città di Davide il salvatore, che
è Cristo signore.
Gesù
ha avuto il titolo di Signore nella risurrezione. L’angelo
annuncia che viene a salvarci un bambino, che è primizia della vita
di Gesù, ora risorta e
glorificata.
Questo
per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e
adagiato nella mangiatoia. Il bambino è il segno di Cristo
Signore. Segno nella Bibbia e nella liturgia significa portatore di
una cosa non visibile e sacramento di una realtà divina. Il
racconto della nascita dice del bambino cose straordinarie,
importanti per conoscerlo e accoglierlo. Nasce durante il censimento
di tutta la terra: appena nato viene censito come abitante la terra
e fratello di tutti gli abitanti la terra, passati, presenti e
futuri. Il censimento è ordinato da Cesare ma serve a Dio per
inserire il suo bambino nel mondo e nella storia.
Maria
partorì suo figlio, il primogenito. L’articolo il
separa primogenito da figlio: suo figlio, il primogenito.
Primogenito di chi? Scrutiamo le Scritture. Eb 1 dice che Dio introduce
il primogenito nel mondo e Ap 1 dice che Gesù è il
primogenito dei morti; Col 1 dice che Gesù è il primogenito
di coloro che risuscitano dai morti e Rm 8 scrive che Dio vuole
che Gesù sia il primogenito tra molti fratelli. Il bambino
partorito da Maria è l’unigenito figlio di Dio che facendosi uomo
diventa primogenito di molti figli di Dio.
Lo
depose in una mangiatoia perché non c’era posto per lui
nell’albergo. Il bambino ha una famiglia e quindi un posto e
un’accoglienza piena d’amore, ma quando non è in famiglia e
entra nella società israelitica è uno dei poveri che non trovano
il loro posto. Giovanni lo conferma nel prologo: venne nelle cose
sue ma i suoi non lo accolsero.
o
L’apostolo ci dà indicazioni di come accogliere il
natale nel nostro tempo e nella vita.
Paolo
afferma: è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza per tutti
gli uomini.
Natale
è grazia, dono di Dio per tutta l’umanità. Un dono che salva va
accolto con il cuore grato. Il natale provoca nei discepoli che
credono il bisogno di dire grazie a Dio.
La
grazia ci educa a rinnegare l’empietà e i desideri mondani
vivendo con saggezza, giustizia e pietà. Il nostro tempo spinge
a vivere da empi, uomini che emarginano Dio. Guardiamo i messaggi
del mondo sul natale. La maggioranza dei cristiani sfrutta il natale
per fare soldi o per goderli. Una contraddizione, come il giorno
della sua nascita.
Bisogna
convertirsi dal vivere senza Dio al vivere di fede e recuperare la
saggezza, la fraternità e l’amore di Dio. La grazia ci educa ad
accogliere la venuta gloriosa del Risorto nel nostro tempo e ad
attenderlo alla fine della storia, quando parteciperemo alla gloria
che il mondo non può dare: la risurrezione e l’amicizia con Dio.
Ho richiamato quello che la parola di Dio annuncia nella memoria del
natale. Se la accogliamo farà ardere il nostro cuore e ci
porterà a riconoscerlo nello spezzare il pane e a vivere in
comunione.
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NATALE
2006, MESSA NEL GIORNO
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Celebriamo
l’eucaristia del giorno di natale alla luce delle pagine bibliche
che abbiamo ascoltato: l’annuncio del vangelo, della profezia e
della lettera agli ebrei su Gesù.
Sono
testi difficili ma ci rivelano Dio. Senza questi testi non
conosciamo né il Padre né Gesù né noi stessi e quindi non
possiamo celebrare bene Dio né godere la sua grazia.
o
Giovanni scrive: in principio era la Parola e la
Parola era rivolta verso Dio.
Gesù
bambino era la prima parola di Dio, detta en
arch-in
principio, quando esisteva solo Dio. E’ colui che Dio genera e
che esiste e vive tutto rivolto verso lui, come ogni nato
dell’uomo e della donna esiste e vive rivolto verso i genitori. Il
Figlio generato dagli uomini vive verso di loro finché non è in
grado di provvedere a se stesso o finché i suoi genitori sono in
vita o finché non incontra una persona che diventa più importante.
Dio
invece non muore mai e il figlio di Dio non incontrerà mai una
persona più importante del Padre. Il Figlio é libero ma non
diventerà mai indipendente. Se accadesse, Dio non sarebbe più Dio,
pienezza di amore-comunione. Gesù è sempre rivolto al Padre.
o
Anche noi siamo parola che il Padre dice nel Figlio.
Il Figlio ci sostiene, come ogni pianta sostiene la vita dei suoi
tralci e ogni corpo sostiene la vita delle sue membra. Anche noi, in
quanto parola di Dio, non abbiamo pace se non stiamo rivolti verso
Dio. Come la luce alimenta ogni vita così la Parola-Figlio alimenta
tutto ciò che esiste e lo porta alla gloria. S. Agostino dice: Il
nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio.
Da
questo nasce il comando grande: amerai il Signore tuo Dio con
intera la mente, con intero il cuore e con intere le capacità.
Questo comando ci dice come stare verso Dio. L’autonomia da Dio è
una separazione, che possiamo sopportare finché siamo illusi dalla
tentazione e pieni dei beni del mondo ma non quando siamo soli di
fronte alla povertà, alla malattia e alla morte. Vivere senza Dio
è l’inferno. Le cose sono create nel Figlio e, come lui, non si
realizzano e non vivono nella gioia, quando sono staccate da Dio.
o
La parola divenne carne e pose la tenda tra noi.
Il figlio diventa un bambino dell’umanità e noi possiamo
contemplarlo. Nella sua umanità traspare la sua gloria di
unigenito del Padre, pieno di grazia e verità. Dobbiamo
recuperare questo legame figlio-padre: Gesù non lo incontriamo ma
solo ma ci lega a Dio, agli uomini e alla creazione.
Il
bambino Gesù oggi non esiste più, è diventato grande, ha
raggiunto la gloria, attraverso il dono di sé fino alla fine. Ora
egli è il Risorto che viene ad alimentare la vita di tutti.
Quando
battezziamo un bambino, quando riceviamo lo Spirito santo e il
perdono dei peccati, quando nella comunione facciamo una sola carne
con Gesù, quando ci amiamo come fratelli, allora è il Risorto che
nasce in noi e nella Chiesa e alimenta la vita eterna.
La
nascita del bambino Gesù è primizia della gloria e della gioia
dell’umanità.
Giovanni
nella prima lettera scrive: la parola della vita che era in
principio l’abbiamo udita, vista con i nostri occhi e toccata con
le nostre mani; la parola che era verso il Padre si è manifestata a
noi. Gesù nella carne diventa il più grande sacramento di Dio.
o
Alla luce del vangelo comprendiamo la profezia di
Isaia, che annuncia il ritorno del Signore in Sion e la gioia di chi
lo attende. E’ il ritorno di Dio dopo il peccato che aveva rotto
l’alleanza; non è il nostro ritorno a Dio: per questo il natale
è per tutti gli uomini.
I
primi versetti della lettera agli Ebrei dicono che Dio ha parlato
molte volte e in molti modi ma che ora ci parla nel Figlio, che
sostiene tutto con la parola della sua potenza.
Egli
nasce nella Chiesa, che è il suo corpo che sta crescendo nella
storia, mantiene e salva ogni creatura, alimenta la nostra vita
nella parola, nella liturgia e nella fraternità.
Preghiamo
per essere capaci di accogliere Dio, per godere la sua amicizia e la
sua gloria.
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SANTA
FAMIGLIA 2006
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Due
feste attigue nel tempo, oggi e domani, e nel tema celebrativo: la
santa famiglia e la maternità
di Maria, tutte e due entro l’ottava di natale, quando celebriamo
un bambino come il salvatore e ci domandiamo come possiamo
raggiungere con lui la salvezza.
o
Le tre letture annunciano che Dio è fondamento e
artefice di ogni famiglia.
Il
salmo 127 recita: Se il Signore non costruisce la casa, invano vi
faticano i costruttori.
Quante
famiglie costruite invano nel nostro tempo, in cui non si vuole più
il vangelo!
1Gv
3,1-2 scrive: Amati, ora siamo figli di Dio e non apparve ancora
cosa saremo.
Sappiamo
che qualora sia manifestato, saremo simili a lui, poiché vedremo
lui com’è.
C’è
una similitudine tra genitori e figlio, ma appare qualora si sia
manifestata/compiuta.
Allora
essi si vedono, si sperimentano genitori e figli. Vale sia nel
divino sia nell’umano.
La
famiglia si realizza quando i membri si manifestino nelle loro
differenze.
Lo
stare nudi insieme senza vergogna, nella meraviglia e nella gioia
delle differenze, accompagna la fase nascente di ogni amore, sia
umano sia divino.
Ma
lo stato nascente chiede di crescere nel corso della vita,
altrimenti muore.
Vedere
l’alleanza, Dio realizzato come padre e noi come figli, è
possibile se lui si rivela, se noi accogliamo la sua rivelazione, se
noi doniamo a lui le nostre profondità interiori.
E’
questo il lavoro dei credenti. Purtroppo pochi cercano Dio prima che
il mondo.
Anche
nell’amore umano si cerca la comunione senza donarsi la vita
profonda.
Le
persone apprezzano più l’esteriore che l’interiore, più il
materiale che lo spirituale.
Il
nostro tempo è carente di spiritualità sia nell’amore umano sia
in quello divino.
o
Giovanni presenta il modello della famiglia, che vale
per la santa famiglia e per la nostra.
Dio
è il Padre, origine di ogni vita, il Figlio è il primogenito di
una moltitudine di fratelli, tutti quelli che credono, lo Spirito
santo riunisce tutti nella comunione umana e divina.
Giovanni
designa anche una progressione: credere nel nome del Figlio di Dio,
amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato e lasciarci
trasformare dallo Spirito che unisce.
La
famiglia cristiana, fedele a questo messaggio, è una casa costruita
sulla roccia: neppure le
forze dissacranti e potenti del nostro tempo possono travolgerla.
o
La prima lettura presenta un evento profetico, che
trova poco seguito, come la profezia.
Anna
è sterile e ottiene da Dio la maternità come risposta alla sua
preghiera.
Cede
il figlio al Signore per sempre, in cambio dell’averlo avuto da
lui.
I
credenti sanno che le persone sono dono del Signore ma tanti
le tengono per sé o per il loro futuro nel mondo. Nel nostro tempo
ecclesiale tiene i figli per il mondo chi non trasmette loro la
fede, chi non li accompagna
all’incontro con Gesù, decisivo per la loro vita, chi pretende
per loro quello che non apprezza per se stesso e rompe la fiducia
che si costruisce sulla condivisione. I figli imparano
l’ipocrisia: fare le cose a cui non
credono.
o
Il brano evangelico ricorda che nelle relazioni
familiari ci sono i tempi dell’angoscia, in cui è facile cercare
e scaricare le responsabilità,
senza tener conto delle esigenze di Dio.
Maria
e Giuseppe sapevano che Gesù era maggiorenne e che era figlio di
Dio e non avevano previsto le possibili conseguenze. I tre giorni di
angoscia rivelano loro il mistero nascosto, la missione di Gesù e
nostra: salvare il mondo attraverso il dono della vita.
I
genitori di Gesù non potevano parlarne tra loro e con lui di un
evento che non conoscevano, perché Dio lo rivela quando accade. Era
difficile essere genitori di un figlio che doveva essere nelle
cose di Dio. Quando interviene Dio i conti umani non quadrano.
Bisogna
imparare da Gesù ad essere miti ed umili di cuore, ad
abbandonarsi in Dio anche quando le cose non quadrano, a perdere la
propria vita per averla nella salvezza.
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EPIFANIA
2007
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Un’antifona
della preghiera delle ore raggruppa nella solennità dell’epifania
i tre prodigi che manifestano al mondo Gesù: la stella guida i
magi al natale, Gesù è battezzato da Giovanni per la nostra
salvezza, l’acqua è cambiata in vino per le nozze. La
liturgia li celebra in tre feste successive: oggi e le prossime due
domeniche del tempo ordinario.
Sono
eventi che accadono nell’umano ma non sono eventi umani; sono
segni che manifestano l’azione di Dio e che rivelano il mistero a
chi li sa decifrare e vivere
o
La pagina di Matteo che abbiamo ascoltato è piena di
fascino: dei magi giungono dalle regioni orientali a Gerusalemme,
dicono che il re dei giudei è nato e chiedono dov’è.
Sono
venuti ad adorarlo dopo aver visto la sua stella in oriente e averla
seguita. I magi sono dei sapienti: conoscono la profezia sul bambino
e sanno interpretare i segni del cielo; sono religiosi in ricerca,
aperti a riconoscere e adorare Dio ovunque egli si riveli.
Il
re e Gerusalemme restano sorpresi e turbati dall’annuncio e dalla
domanda dei magi.
Non
pensano di andare incontro al re messia. Si sarebbe manifestato lui
con potenza.
La
stella è segno luminoso e illumina l’oscurità della notte, segno
che manifesta la luce di Dio che brilla nelle tenebre del mondo e le
vince. Gesù stesso è presentato nel prologo di Giovanni come luce
vera che illumina ogni uomo. La stella in movimento fa pensare
alla storia della salvezza in cui la luce di Dio guida il cammino
dell’umanità.
Possiamo
stabilire un parallelo. Dio nel deserto guida il popolo eletto con
una colonna di fuoco che illumina il cammino di Israele mentre gli
egiziani camminano nelle tenebre.
I
gentili sono chiamati come Israele a Gerusalemme, dopo la nascita
del Messia, guidati anch’essi dalla luce di Dio. Gerusalemme
dunque è la meta di Israele e di tutta l’umanità.
Che
cosa accade di importante a Gerusalemme? La stella non si vede
più, perché in questa città c’è il tempio che custodisce la
memoria storica del cammino con Dio e la attualizza nella liturgia,
c’è la profezia che rivela il senso degli eventi salvifici a mano
a mano che accadono, c’è il regno a cui si riferiscono i magi che
cercano il nato re dei giudei. Ci sono i ministri che annunciano e
celebrano e custodiscono queste cose di Dio, ci sono i santi che
aspettano Gesù e il regno dei cieli che egli annuncia e costruisce.
Gerusalemme
è la tappa obbligata in cui Dio ha nascosto le cose necessarie alla
salvezza.
C’è
tutta la storia della salvezza, dalla promessa fino a Gesù, ma
tutto ciò che Dio ha posto in Gerusalemme
è segno da valorizzare, attraverso la fede, per il cammino
successivo. Gerusalemme è il libro, di cui parla l’Apocalisse,
libro ancora sigillato che nessuno può leggere se non l’agnello
immolato. Gerusalemme non è il compimento della salvezza ma tappa
dove si trova colui che può aprire i sigilli del libro e compierla.
Rivestiti di luce perché viene la tua luce. Gerusalemme indica il
paese dove il re è nato. E’ come una caccia al tesoro;
il primo messaggio rimanda a un altro luogo e la ricerca
torna da capo. Gesù reinterpreterà tutto e la ricerca prende, per
Israele e i pagani, una strada nuova. Chi si rimette in cammino
trova di nuovo la stella a guidarlo. Gesù diventa alternativo a
Israele. La città non si muove verso il bambino e non lo riconoscerà
quando egli si manifesterà ad Israele nell’annuncio del vangelo,
nella nuova pasqua e nella sua memoria liturgica, nella
manifestazione davanti al Sinedrio e a Pilato.
La
stella si posa sopra dove era il bambino. Epifania di Gesù
che salva i pagani.
I
magi non tornano a Gerusalemme ma alle loro terre con la fede e la
grazia del bambino. Sono segno di quello che farà
la Chiesa
nascente: dopo la discesa dello Spirito lascerà Israele e si
sparpaglierà il tutta la terra. Il messaggio dell’epifania è
evidente.
Essere
nella Chiesa non basta a salvare ma mette in ricerca continua.
Dio
offre nella Chiesa un dono e una responsabilità per tutte le genti
Adorare
Gesù e offrirgli i nostri doni è trovare la luce/stella per la
ricerca di tutta la vita.
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BATTESIMO
DI GESU’ C
2007
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Celebriamo
oggi un’altra epifania di Gesù. Avviene nel Giordano dove il
Battista, con la predicazione ed il battesimo di acqua, preparava
Israele ad accogliere il Messia.
o
Gesù riconosce il ministero di Giovanni e
sopraggiunge nel Giordano, prende possesso del battesimo di Giovanni
e lo porta dove i cieli si aprono e dove si battezza nello Spirito.
Gesù
è nato da donna ma anche da un popolo che passa attraverso
l’acqua per partecipare alla salvezza: il diluvio, il Mar Rosso
con Mosè e il Giordano con Giosuè.
Nel
Giordano il Battista immerge Gesù nell’acqua insieme al suo
popolo, quello fedele.
L’evento
è presentato come grande epifania-teofania. Il cielo si apre, lo
Spirito santo scende su Gesù in forma visibile, la voce di Dio lo
accredita come figlio amato.
L’evento
costituisce una investitura per Gesù ed è una primizia per
l’umanità.
Giovanni
Battista può diminuire perché Gesù è cresciuto, vivendo
un’esperienza unica.
Dio
si compiace in lui, parola fatta carne. E Dio vide che la sua
opera era molto buona.
o
Possiamo stabilire un
parallelo tra questo battesimo e la pentecoste della nostra
icona.
Al
centro dell’icona invece che il popolo di Israele c’è la
comunità del Risorto. Il cielo si apre e appare un globo di fuoco,
segno di Dio. Un raggio di fuoco con la colomba si riversa sulla
comunità in attesa, divisa in due gruppi di sette discepoli, nella
sua pienezza.
In
mezzo ai due gruppi lo spazio vuoto segna il Giordano e Gesù,
l’assente- presente.
Maria
e Giovanni sono nella posizione che avevano sotto la croce. Un
piccolo muro racchiude la comunità; il pavimento, verde, indica la
terra che si dilata fuori del cenacolo, fino ai confini del mondo.
La comunità del Risorto è rivestita di luce, che colora in modo
originale le vesti delle singole persone, una fiamma si posa sul
capo di ognuno. L’icona comunica con armonia e bellezza il
battesimo nello Spirito dei figli di Dio e la loro gioia.
Anche
oggi battezziamo sei bambini dall’acqua e dallo Spirito, in virtù
del Risorto.
o
I Magi non si fermano a Gerusalemme e Gesù non si
ferma al Giordano da Giovanni.
L’epifania
della Trinità manifesta Gesù e apre un altro sbocco, un cammino da
compiere.
Anche
la comunità del Risorto viene battezzata da Gesù nello Spirito
santo, per un nuovo cammino, che porterà ai cieli e alla terra
nuovi, dove tutto riflette la luce di Dio.
Il
battesimo di acqua si prolunga in quello nello Spirito e incammina
verso la salvezza.
Un
resto d’Israele diventa comunità del Risorto, popolo dei figli di
Dio in cammino con Gesù. La vita divina prende sempre più possesso
dell’umanità per opera dello Spirito.
Dal
Giordano parte la vita pubblica di Gesù: il vangelo è annunciato,
i segni guariscono, fiorisce una nuova fraternità. Battesimo di Gesù
e pentecoste sono epifania per il mondo.
o
Come partecipare a questa epifania? Vivendo il
battesimo con fede. Paolo scrive a Tito.
E’
apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini.
Il
sopraggiungere di Gesù al ministero del Battista nel Giordano,
porta le persone alla discesa dello Spirito sulla comunità del
Risorto, formata dai figli di Dio. Israele deve passare dal Giordano
al Cenacolo.
La Chiesa
deve passare dal cenacolo a tutta a terra. Gesù Cristo ha dato
se stesso per noi per formarsi un popolo puro che gli appartenga.
Gesù
battezza
la Chiesa
con l’acqua e il sangue che escono dal suo costato trafitto.
Siamo
salvati non dalle opere di giustizia da noi compiute ma dalla
misericordia di Dio, che ha istituito un lavacro di rigenerazione e
di rinnovamento nello Spirito santo.
Il
battesimo cristiano genera dall’acqua e dallo Spirito come la
prima creazione.
Alla
nascita segue la crescita e il rinnovamento perenne della vita finché
sia divinizzata.
Cresciamo
in età sapienza e grazia, portando con noi un passato glorioso per
farlo sboccare nel futuro di Dio, rigenerati e trasformati, sempre,
nel cammino ecclesiale.
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