Il cammino ecclesiale                                

 

1  Le opzioni pastorali                              

2  L’evangelizzazione                             

3  La celebrazione                                 

4  La carità      

 

 

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3.2  I tempi forti dell’anno liturgico.

 

Da diversi anni nelle domeniche di Avvento e di Quaresima poniamo dei segni entro la liturgia, per coinvolgere l’assemblea, per visualizzare l’evento che si celebra e per dare forma al cammino che si sta compiendo. Essi vengono presentati alla comunità, richiamati nell’omelia e ripresi nell’”Annuncio”, perché diventino patrimonio di tutti.

Nei mercoledì di Quaresima dell’anno pastorale 1997-1998 è stata proposta alla comunità l’adorazione eucaristica, una riflessione sul Vangelo del giorno e la preghiera comunitaria della Compieta.

Nell’anno pastorale 1998-1999 e 1999-2000, nei venerdì di Quaresima, è stato proposto un approfondimento biblico sulle letture della domenica successiva.

Tali iniziative hanno avuto una discreta adesione ed hanno offerto un’ulteriore possibilità per riscoprire la preghiera, prepararsi alla celebrazione della Messa festiva, accostare la Parola per conoscerla e amarla.

Tutto questo ha una dimensione comunitaria.

 

Un’attenzione e una preparazione particolare vengono riservate alla celebrazione del Natale e della Pasqua. Dall’anno pastorale 1995-96 questi eventi celebrativi sono preceduti da un ritiro comunitario fatto di ascolto e di condivisione della Parola, di preghiera e di un momento di convivialità. Non mancano poi le veglie di preghiera.

Normalmente la Messa nella notte del Natale è preceduta da una veglia in cui, da qualche anno, ripercorriamo il cammino dell’Avvento partendo dai segni posti nelle domeniche,  altre volte valorizziamo i segni e i simboli presenti nella nostra Chiesa.

Con solennità celebriamo il Triduo pasquale, che costituisce un importante e sentito appuntamento liturgico comunitario. Particolare solennità è riservata alla madre di tutte le veglie. Essa viene svolta in ogni sua parte, normalmente anche con la celebrazione del sacramento del Battesimo.

Le letture vengono introdotte da una breve spiegazione fatta da persone della parrocchia e proclamate nella loro totalità e da persone diverse, i salmi responsoriali vengono cantati da solisti e partecipati dall’assemblea.

 

Da qualche anno cerchiamo di aiutare la comunità a comprendere il significato e l’importanza della Pentecoste, e a vivere questo tempo liturgico con la stessa intensità con cui vive il Natale e la Pasqua.

  

E’ nata così l’iniziativa della veglia di Pentecoste da fare in parrocchia, per dare a tutti la possibilità di partecipare e di vivere un momento di preghiera.

La veglia è caratterizzata di anno in anno da un segno, a volte è stata proposta una catechesi specifica, e viene sviluppata in modo sempre differente per collegare l’evento celebrativo al cammino comunitario e per coinvolgere persone o gruppi diversi. Alcune volte abbiamo scelto di partecipare alla veglia con il Vescovo in cattedrale. Tutto questo non è bastato per raggiungere l’obiettivo prefissato.

La veglia, infatti, è poco partecipata, non a livello di intensità ma di presenze.

 

 

3.3  La celebrazione dei sacramenti.

 

Da quindici anni la nostra parrocchia ha fatto la scelta di comprendersi e di crescere come comunità cristiana, di diventare cioè soggetto e oggetto di una pastorale incentrata sull’ascolto della Parola, sulla Celebrazione e sulla Carità.

La celebrazione comunitaria dei sacramenti dell’iniziazione cristiana è un effetto di questa scelta. Essa è inoltre resa necessaria dal Direttorio per l’iniziazione cristiana pubblicato dalla Diocesi nel 1987 e consegnato a tutte le comunità cristiane.

Un cammino di fede precede la celebrazione comunitaria dei sacramenti.

L’iniziazione incomincia con il rito dell’incontro con Dio e con la comunità, riguarda i bambini, le loro famiglie e la comunità stessa e aiuta a prendere coscienza del legame tra famiglia e comunità e dell’importanza di assicurare un ambiente  che abbia il calore necessario per  vivere e testimoniare gioiosamente la fede.

La pratica dell’accoglienza entro la Messa festiva porta progressivamente i fedeli a sentire l’ingresso nella comunità come inizio della vita ecclesiale.

Il cammino di preparazione al battesimo  è animato dal parroco in collaborazione con alcune coppie di sposi. Dall’anno pastorale 1990-91 il Battesimo è preceduto dalla celebrazione dell’accoglienza dei bambini, che avviene entro una Messa festiva. Dall’anno pastorale 1993-94, il sacramento viene celebrato in tre periodi dell’anno: nella festa del Battesimo di Gesù, nella veglia pasquale e a luglio.

I sacramenti della Riconciliazione, della prima celebrazione dell’Eucaristia e della Confermazione vengono celebrati la prima volta dopo un cammino di fede specifico, previsto nel catechismo. Esso è animato da catechisti e verificato dal parroco.

Per quanto riguarda l’Eucaristia la comunità, da una decina di anni, offre ai giovani che hanno celebrato la Cresima un cammino di fede orientato alla celebrazione matura di questo sacramento. Anche questo percorso è condotto da catechisti della parrocchia e assume di anno in anno modalità diverse, rispettose dei tempi del gruppo e del cammino della comunità. I giovani che aderiscono a tale proposta sono pochi rispetto a quanti celebrano la Cresima, vengono però liberamente e manifesta-

no disponibilità e interesse verso quanto viene loro offerto.

Nella festa dell’appartenenza del 2001 la celebrazione della comunione di maturità viene proposta anche agli adulti.

La nostra comunità ha vissuto un evento celebrativo particolare nella veglia pasquale del 1999, quando John Jerry, un trentenne del Ghana, ha ricevuto dal parroco, su delega del vescovo, i tre sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Il suo percorso formativo è stato pensato e portato avanti dal parroco, in collaborazione con alcune persone della parrocchia, seguendo le tappe previste dal Direttorio per l’iniziazione cristiana degli adulti. L’impegno e la serietà con cui ha vissuto la preparazione e la celebrazione di quanto spontaneamente aveva chiesto alla nostra comunità e il suo graduale inserimento tra noi, ha dato la possibilità a tutti di riscoprire la vita cristiana come risposta libera e consapevole alla chiamata di Dio e i sacramenti come celebrazione della fede suscitata dall’ascolto della Parola.

E’ stato un evento di grazia per tutta la comunità.

Il sacramento del Matrimonio prevede un cammino di preparazione specifico, della durata di circa un anno ed è animato dal parroco in collaborazione con una coppia di sposi. La celebrazione fatta in parrocchia è attentamente preparata con gli sposi e rispetta rigidamente le disposizioni diocesane per le foto, i fiori e i canti, in modo che la celebrazione sacramentale esalti il suo contenuto di fede e di grazia.

Il sacramento della riconciliazione per tutti viene celebrato normalmente una volta al mese e in preparazione al Natale e alla Pasqua, con l’aiuto di un confessore straordinario. Molte persone si rivolgono in città, soprattutto ai Cappuccini.

Nei tempi liturgici forti facciamo una liturgia comunitaria della penitenza per partecipare alla intercessione di Gesù per tutti i peccatori.

Così prepariamo i fedeli alla confessione secondo l’evento liturgico che celebriamo.

Queste liturgie hanno avuto una crescente partecipazione e rivelano la necessità di evangelizzare nuovamente il popolo circa il peccato ed il perdono, per educare i cristiani a confessare sempre e prima di tutto l’amore e la fedeltà di Dio.

Solo partendo da questa confessione suscitata dall’ascolto della parola di Dio, infatti, si può riconoscere il proprio peccato e quello del mondo.

Offriamo questo annuncio ai bambini che si preparano a celebrare per la prima volta  la riconciliazione e lo alimentiamo attraverso la preparazione alle confessioni mensili.

Per ridare dignità e bellezza al sacramento della riconciliazione abbiamo offerto agli adulti un anno di catechesi specifica nel 1990, proponiamo spesso ai vari gruppi un’attenta riflessione sui salmi 49-50 e, nell’anno pastorale 1998-99, abbiamo fatto l’ascolto approfondito di Luca 15, che presenta il Padre misericordioso.

Anche il sacramento dell’Unzione degli infermi ha assunto carattere comunitario.

Preceduto da un’adeguata preparazione esso viene proposto, ogni tre o quattro anni, a tutte le persone anziane, in modo particolare agli ammalati, e celebrato in modo solenne entro una santa Messa domenicale, coinvolgendo le famiglie interessate.

  

Attraverso i ministri della comunione siamo in grado di individuare le situazioni di maggior sofferenza e di offrire l’Unzione anche a chi non è in grado di partecipare alla liturgia comunitaria.

 

 

3.4  La preghiera della vita cristiana.

 

Dall’anno pastorale 1989-90 abbiamo iniziato a celebrare il rosario per i defunti in chiesa la sera precedente al rito funebre e questo, nel tempo, ha portato ad un rinnovamento e ad una positiva riscoperta di tale preghiera. La veglia, infatti, si snoda attorno alla recita di tre misteri, introdotti da una riflessione su un brano del Vangelo  e seguiti dal canto dell’assemblea. Per diversi anni questo momento di preghiera veniva condotto dal parroco. Ora anche i ministri straordinari della comunione offrono tale servizio alla comunità, in collaborazione con i cantori e i sacrestani.

Per facilitare questo compito sono state predisposte alcune riflessioni con i rispettivi brani evangelici di riferimento. L’obiettivo è di offrire anche ai fedeli non praticanti, che partecipano a questa liturgia, contenuti di fede sulla vita e sulla morte e di far conoscere le scelte esistenziali di Gesù e di Maria, che risplendono nei misteri della salvezza.  Ciò ha dato l’opportunità di valorizzare i vari carismi dei cristiani e di crescere nella capacità di sentire come propri gli eventi dei fratelli.

La celebrazione del funerale è sempre animata da un gruppo di cantori e servita dai ministri della comunione. L’omelia è curata, valorizza i testi biblici del giorno liturgico ed ha lo scopo di annunciare il vangelo a tante persone che in queste occasioni sono presenti e disposte all’ascolto della parola.

In questi anni la nostra comunità ha conosciuto la bellezza di celebrare le “partenze” vocazionali, di valorizzare le vocazioni esistenti in comunità e di scoprirne di nuove.

Il 5 settembre 1995 abbiamo celebrato una veglia di preghiera entro la quale due giovani della parrocchia hanno espresso alla comunità il proprio orientamento vocazionale, uno verso la consacrazione religiosa nella famiglia salesiana e una verso la consacrazione verginale nell’Ordine delle vergini.

Sempre entro una veglia comunitaria di preghiera il 29 settembre 1995, giorno del decimo anniversario dell’ingresso di don Carlo nella nostra parrocchia, abbiamo approfondito alla luce della parola di Dio la figura e il ruolo del Pastore.

Nell’anno pastorale 1996-97 il tema “vocazione” è stato sviluppato anche in due incontri comunitari rivolti soprattutto ai giovani.

Altro momento celebrativo particolare è stata la veglia di preghiera del 30 aprile 1998, entro la quale Rita Antoniazzi ha dichiarato il proprio proposito di consacrazione nell’Ordine delle vergini. La veglia ha aiutato la comunità a comprendere il senso di questa “nuova” vocazione. 

 

Entro la Festa dell’Appartenenza del 7 giugno 1998 viene celebrato il rapporto pastore-comunità. Questo per ricordare il 35° anniversario di ordinazione presbiterale di don Carlo e per ripercorrere, aiutati dagli interventi del Consiglio Pastorale e del Consiglio per gli Affari Economici, il cammino comunitario degli ultimi anni, che era già stato presentato alla parrocchia attraverso i due documenti  “Camminate secondo lo Spirito” e “Cercate prima il Regno di Dio”.

All’inizio dell’anno pastorale 1999-2000 la catechesi comunitaria e gli incontri nei gruppi hanno approfondito la vocazione verginale nell’Ordine delle vergini, anche attraverso la testimonianza delle persone che in Diocesi incarnano già questa vocazione.

Tutto questo e la veglia di preghiera del 3 dicembre 1999, ha permesso alla comunità di celebrare la consacrazione di Rita Antoniazzi, avvenuta l’8 dicembre nella nostra Chiesa, con fede e partecipazione, cogliendo il significato ecclesiale di tale evento e manifestando tutta la propria gratitudine al Signore.

 

 

3.5  La preghiera e la ferialità della vita.

 

L’ingresso del nuovo parroco, avvenuto nel 1985, è stato accompagnato dalla consegna del Vescovo di non far mancare nella nostra comunità la dimensione orante della vita cristiana. A questo invito è seguita la scelta di accompagnare l’inizio del giorno con il canto delle Lodi nella Cappella dell’Eucaristia.

Grazie ad un gruppetto di persone che continua a recitare la preghiera di Cristo e della Chiesa all’alba dei giorni feriali, in questi anni tale servizio non è mai venuto a mancare.

Abbiamo incontrato molte difficoltà, invece, per la recita comunitaria dei Vespri.

Nonostante i ripetuti tentativi, le diverse proposte circa i giorni e l’ora e la disponibilità di alcune persone a garantire la presenza in Cappella e a guidare la preghiera, questa iniziativa non ha incontrato una risposta favorevole.

In questi anni, tra i membri della comunità, è maturata una certa sensibilità per la preghiera di Cristo e della Chiesa che trova nella recita dei salmi la sua espressione naturale.

Per aiutare la comprensione di queste preghiere, nell’anno pastorale 1993-94 è nata l’iniziativa, aperta a tutti, di riservare una domenica al mese per un ritiro spirituale su un salmo. E’ stata un’esperienza feconda per diverse persone della comunità.

Ancora oggi singole persone e coppie, che non possono partecipare alla preghiera comunitaria, fanno della preghiera delle Lodi e dei Vespri la loro preghiera quotidiana.

 Alla comunità non manca inoltre la preghiera quotidiana che le persone consacrate presenti in parrocchia vivono come risposta al comando del Signore di pregare sempre senza stancarsi, e come espressione della voce della Chiesa che eleva a Dio la sua preghiera. Da qualche tempo coppie di sposi e consacrati si trovano insieme per elevare a Dio la preghiera del Vespro al termine del giorno del Signore. E’ un’esperienza nata spontaneamente, che mantiene una certa libertà ed è sentita come importante e bella.

 

 

3.6  La cura della Chiesa.

 

In questi ultimi anni nella nostra Chiesa sono stati fatti molti interventi significativi. Ora si presenta armoniosa in tutte le sue parti e significativa per i simboli che contiene.

Il tempo di “ricostruzione” della Chiesa come edificio è stato accompagnato da una “ricostruzione” della Chiesa come comunità di persone.

Questo ha permesso alla gente di comprendere e di partecipare alle scelte che di volta in volta si rendevano necessarie, di scoprirne il senso simbolico, di fede e liturgico, e di sentire la Chiesa come la propria casa che va curata e amata.

Molte persone hanno dimostrato e ancora dimostrano questo amore contribuendo gratuitamente alla realizzazione dei lavori, alle pulizie e alla manutenzione.

Il 4 ottobre 1997, entro una solenne liturgia presieduta dal Vescovo Alfredo Magarotto  la nostra Chiesa parrocchiale è stata dedicata e consacrata al Signore.

Ogni prima domenica di ottobre ricordiamo questo evento importante che segna anche l’inizio del nuovo anno pastorale. In essa in Consiglio Pastorale presenta alla comunità l’idea guida e il piano pastorale.

I simboli presenti in Chiesa, gli affreschi e la disposizione dei vari segni sono stati spesso evidenziati nei diversi momenti di preghiera vissuti come comunità.

Questo è un modo per valorizzare il patrimonio di fede e di arte che le generazioni precedenti ci hanno consegnato e per alimentare l’amore alla propria Chiesa.

Nell’anno pastorale 1990-91 viene inaugurata la festa della appartenenza.

In essa la liturgia fa emergere la dimensione comunitaria della vita cristiana e accrescere il senso di appartenenza alla Chiesa e alla propria comunità.

La Festa chiude l’anno pastorale e viene pensata in modo diverso di anno in anno per rispettare il cammino fatto e metterne in luce gli aspetti più significativi.

La preparazione e la realizzazione di tutte le iniziative indicate non sono affidate ad una commissione liturgica, ma a persone sensibili, che si organizzano e, di volta in volta, coinvolgono persone diverse e dei diversi ambiti.

 Occorre comunque affermare che ciò che la comunità nel suo insieme vive nella liturgia e grazie alla liturgia è l’espressione di ciò che “un resto” della comunità sperimenta nell’ascolto assiduo della Parola e nella Fraternità, cercata e vissuta come il riversarsi dell’amore di Dio.  Se questo dice tutta la potenza dello Spirito Santo che continua ad operare attraverso di noi e, molte volte, nonostante noi, dice anche la lentezza del cammino e la nostra fatica a suscitare amore e disponibilità verso Cristo che nell’azione liturgica continua ad essere vivo ed operante in mezzo al suo popolo.

 

 

4  La carità

 

La carità è l’ambito della vita ecclesiale in cui si verifica se l’ascolto della parola e la celebrazione sono vere. Essa è, infatti, il respiro della vita cristiana.

Il consiglio Pastorale, delineando il cammino ecclesiale della nostra comunità, ha dato attenzione ai percorsi della carità, indicandone gli obiettivi: essere una comunità che pratica la fraternità, che esercita il ministero dell'accoglienza e che si fa solidale con i poveri (Cf. Cercate prima il Regno di Dio, 4.3).

Nella nostra parrocchia la carità si esprime sia nella vita interna sia verso i bisogni presenti nel territorio e nel mondo.

 

 

4.1 La carità entro la comunità.

 

Nella comunità la carità si esprime nei modi seguenti:

 

 Le relazioni tra le persone.

 

Le relazioni interpersonali  entro la comunità sono differenziate. 

Il cammino di fede che stiamo vivendo ha rafforzato la solidarietà e la fraternità fra le persone che vi partecipano con convinzione o in serena ricerca.

I Consigli parrocchiali dimostrano notevole affiatamento e corresponsabilità.

Anche fra coloro che partecipano regolarmente alla catechesi e ai gruppi c’è buon affiatamento. Possiamo dire che l’ascolto della Parola unisce le persone.

Ci sono stati momenti di tensione anche forti a causa delle scelte pastorali che ora guidano il cammino della comunità, delle condizioni che richiediamo per la celebrazione dei sacramenti e, con ogni probabilità, a causa dei pregiudizi sulla religione e sulle persone. 

 Alcune di queste tensioni hanno provocato dimissioni dal Consiglio pastorale o allontanamento dai gruppi o dalla comunità, altre si sono ricomposte nell’unità del cammino. Quasi tutte sono state causa di sofferenza e occasione di chiarificazione rispetto alla nostra partecipazione alla fede. La comunità dà a quanti frequentano l’opportunità di crescere nella comunione ecclesiale.

Per questo propone ad ogni gruppo di trovare tempi e modi per stare insieme agli altri, conoscerli e stabilire legami di amicizia e di solidarietà.

 

Il Circolo parrocchiale.

 

Nel novembre 1989 la parrocchia delinea un progetto educativo per l’oratorio, per promuovere la formazione della gioventù.

Il 15.01.1990 viene costituito il Circolo parrocchiale per favorire l’attuazione del progetto oratorio e la partecipazione delle persone alla vita della comunità ecclesiale.

All’inizio della sua attività il Circolo offre i primi momenti di aggregazione.

I soci sono in prevalenza fruitori delle varie attività ma gradualmente vengono educati a sentire e frequentare il Circolo come uno spazio proprio in cui intrecciare relazioni vive e crescere insieme.

Il Consiglio pastorale ha seguito da vicino la vita del Circolo.

- Nel documento pastorale “Cercate prima il Regno di Dio”, in particolare ai numeri 3.5 e 4.3, ha collocato il Circolo entro i percorsi della carità e lo ha proposto come occasione di partecipazione, di responsabilizzazione e di crescita per le singole persone e per la comunità.

- Il 15 novembre 1998, in un documento pubblicato su Annuncio ha ripresentato il Circolo alla comunità, descrivendone gli inizi, la storia, le opzioni che si sono succedute e la nuova configurazione. Essa prevede l’organizzazione delle attività entro due ambiti: gli “spazi aperti” che sono a disposizione di tutti i gruppi per attività proprie e per attività comuni a tutti e l’”accoglienza”, cioè il Circolo come punto di incontro per chi lo frequenta e per chi si avvicina alla comunità.

La parrocchia ha sperimentato nella storia del Circolo tre opzioni diverse: ha  aperto gli spazi a tutti; ha aperto gli spazi a chi accettava di organizzare il tempo libero in modo da educare ai valori della vita; ha affidato gli spazi a chi frequenta il cammino ecclesiale, perché diventino il terzo percorso di formazione, accanto alla catechesi e alla celebrazione.

Nel 1995 il parroco esplora la possibilità di gestire il Circolo senza aderire ad un'associazione nazionale, come l’A.N.S.P.I. Il passaggio a livello parrocchiale viene operato il 15.11.1996 e approvato dall’Ordinario diocesano il 18.11.1996.

Il subentro della parrocchia all’A.N.S.P.I. nella licenza del bar viene concesso dal Comune il 19.05.1999, dopo aver chiesto il parere del Ministero dell’Interno e della Industria, Commercio e Artigianato il 05.03.1997 e aver ottenuto risposta dal Ministero dell’Interno il 10.12.1997.

La gestione diretta del Circolo e del bar da parte della parrocchia permette una maggior libertà organizzativa, perché evita riferimenti a realtà extra parrocchiali e riduce le spese associative e di tesseramento.

La gestione del circolo e del bar è sempre stata fatta da volontari.

Ciò ha permesso nei dieci anni di attività di provvedere alle spese di gestione e di contribuire anche alle spese dell’amministrazione straordinaria della parrocchia.

La contabilità è tenuta dal Consiglio per gli affari economici.

 

L’oratorio, il grest e i campi scuola.

 

Dal 1989 ad oggi oratorio, grest e campi scuola sono luoghi privilegiati della pastorale giovanile. Non abbiamo ancora curato una storia dell’evoluzione che essi hanno avuto, dell’impegno generoso che hanno suscitato in tante persone verso la gioventù, delle difficoltà che sono sorte e delle crisi che hanno attraversato.

Queste attività sono continuate e sono state un campo vivo della pastorale e un impegno continuativo e costante della parrocchia.

L’oratorio si attiva il sabato pomeriggio, è seguito dalla commissione giovani e da un gruppo di adulti. L’animazione è portata avanti da un gruppo animatori, sostenuti dalle Suore salesiane fino al 1995 e da persone incaricate dalla parrocchia dal 1996.

Il 1995 è stato l’anno di un profondo cambiamento.

Il ritiro delle suore dall’Oratorio, deciso dalle loro superiore, ci ha condotti a ricercare il riferimento alla parrocchia, alla diocesi e alla forania e a far maturare persone capaci di traghettare questa esperienza. In particolare abbiamo provveduto alla formazione degli animatori, perché non abbiamo incontrato in forania le necessarie sinergie. Abbiamo organizzato corsi di formazione in parrocchia e ritiri nel fine settimana e abbiamo orientato alla formazione di animatori anche il grest estivo.

Oggi quella crisi ci pare provvidenziale, perché ha suscitato nuove vocazioni, ha responsabilizzato di più gli animatori e ha avvicinato la parrocchia ai giovani.

Il grest viene fatto ogni anno nel mese di luglio e vede la partecipazione attiva di un centinaio di bambini e ragazzi e di una trentina di animatori.

Il campo scuola nei primi anni era organizzato per i giovani in tempi e luoghi diversi dal campo estivo famiglie;  negli ultimi anni abbiamo unificato le due esperienze, con tempi e iniziative diverse e iniziative comuni.
Si è trattato di un’esperienza proficua, soprattutto per avviare un lavoro comune.
 

  

La visita pastorale alle famiglie.

 

Il parroco ha fatto una visita a tutte le famiglie della parrocchia e continua a visitare le famiglie nuove quando viene invitato.

L’iniziativa è utile ma difficile da attuare, sia per il ritmo delle attività della parrocchia e della gente sia per la mancanza d’interesse verso la religione da parte di molti. 

Due anni fa abbiamo tentato un’iniziativa nuova. Il Consiglio pastorale, diviso in gruppi di tre persone, ha visitato le famiglie di via dei Ciliegi, una zona residenziale nuova, per conoscere le famiglie nuove e far conoscere la comunità cristiana.

L’iniziativa ha permesso di chiarire cose non capite, a causa dei pregiudizi sulla religione, e ha favorito la partecipazione di alcune persone alla S. Messa festiva.

 

 

4.2  La carità verso il territorio e il mondo.

 
La carità verso la realtà esterna alla parrocchia conosce le modalità seguenti.

 

Il fondo di solidarietà.

 

Abbiamo dato vita ad un fondo di solidarietà. Raccogliamo denaro per aiutare persone che si trovano nel bisogno, sia nel nostro territorio sia nel mondo.

Il Consiglio pastorale ne aveva caldeggiato l’istituzione in “Cercate prima il regno di Dio” al n. 4.3.2, e ne ha fissato gli obiettivi nel documento “Il fondo di solidarietà”.

Con questa iniziativa intendiamo esprimere la carità della nostra comunità e manifestare il mistero della Chiesa, che, nel fare memoria di Gesù, esprime l'amore di Dio per i poveri e testimonia l'abbondanza di grazia che Dio effonde su coloro che vivono in modo sobrio e solidale verso i bisogni dei fratelli. Intendiamo inoltre adempiere ad un servizio sacro  (Cf. Rom 15,27;  2 Cor 9,12) atto a promuovere l'accoglienza del Vangelo, la comunione ecclesiale con i poveri e la manifestazione di affetto tra chi dona e chi riceve.

Per queste caratteristiche, il Fondo di Solidarietà è intimamente legato alla celebrazione dell’Eucarestia domenicale ed appartiene a tutta la comunità.

E' alimentato dai versamenti di quanti liberamente vi aderiscono e da una parte del denaro raccolto all'offertorio delle messe.

Il  Consiglio Pastorale ha stabilito che gli interventi di solidarietà siano fatti in tre direzioni:  sul nostro territorio, verso il terzo modo e in favore di comunità monastiche che si trovino in condizione di povertà.

Le situazioni di bisogno sono segnalate da quanti nella comunità ne sono a conoscenza, dalla Caritas parrocchiale e dal Centro di ascolto cittadino.

 Il Consiglio Pastorale valuta ciascun caso, effettua le opportune verifiche, stabilisce i contatti, elabora il progetto, ne finanzia l'esecuzione e costruisce relazioni ecclesiali con quelle comunità cristiane che sono destinatarie degli interventi.

Il Fondo è stato ufficialmente promosso domenica 30 Maggio 1999, festa della Appartenenza e ha avuto inizio domenica 4 Ottobre 1999, festa della Dedicazione della nostra chiesa. Nel primo anno di attività sono state raccolte £. 20.000.000.

Il Consiglio Pastorale ha deliberato lo scorso ottobre i primi tre interventi secondo l'indirizzo stabilito: alla comunità cristiana di Bugojno, in Bosnia, che in seguito alla guerra si trova ridotta alla fame, ad una giovane sposa albanese, tolta dalla strada, con due figli in età scolare e residente a Conegliano e ad una comunità di monache clarisse di Norcia, colpita dal terremoto.

Questa scelta è stata dettata dalla preoccupazione di sensibilizzare il popolo cristiano ai bisogni di tutti, favorendo la conoscenza e la collaborazione con le realtà ecclesiali che vivono in condizione di povertà.

Ciascuno dei tre interventi è stato preceduto da incontri che alcuni membri del consiglio Pastorale hanno avuto con le persone o con le comunità interessate.

Alla comunità parrocchiale è stata data ampia informazione sugli scopi del fondo, sull’andamento della raccolta e sulla distribuzione del denaro. Abbiamo in programma un’assemblea parrocchiale per offrire ulteriori riflessioni e prospettive.

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Le adozioni a distanza.

 

Dal 1995 la comunità parrocchiale ha iniziato una relazione con l'Associaçao De Moradores Nova Esperança di  San Mateus, Brasile, retta dai coniugi Bordoni. E' un istituto che raccoglie bambini di strada o di famiglie povere per offrire loro istruzione e qualifiche professionali.

Alcune famiglie della nostra parrocchia si impegnano annualmente a adottare un bambino, versando mensilmente £. 50.000. In cinque anni sono stati raccolti e inviati all'istituto complessivamente £. 218.695.000. Tre persone della nostra comunità sono state a visitare l’Associazione ed anche la Signora Bordoni è stata a trovarci.

 

La caritas.

 

E' presente in parrocchia da diversi anni la commissione Caritas.

Si è dotata di una "carta", che ne contraddistingue le finalità, l'operatività e il modo di essere e che così sintetizziamo:

 - crescere nella comunione ecclesiale, praticando l'accoglienza e la condivisione;

 - attendere alla formazione, mediante la preghiera comunitaria, il confronto con la parola di Dio, la partecipazione attiva all'Eucaristia domenicale, la partecipazione alla catechesi degli adulti e la riflessione su testi importanti del Magistero;

 - assumere uno stile di vita contrassegnato dalla riconciliazione, dalla sobrietà, dalla pratica della giustizia sociale e dalla solidarietà;

 - mantenere fedeltà agli incontri, che si svolgono con frequenza mensile;

 - programmare iniziative che rientrino nel progetto pastorale generale e che diano un contributo di crescita per tutti.

Ha collaborato ad istituire il fondo di solidarietà.

Accanto alla Caritas opera anche il gruppo missionario, che collabora alla gestione di una raccolta permanente di indumenti, che vengono in parte inviati alle Missioni e in parte distribuiti a persone bisognose della città. La Caritas gestisce lo scambio di oggetti casalinghi e di mobili smessi in favore di famiglie povere.

I due gruppi sono formati da persone sensibili più alla iniziative pratiche di carità che ad approfondire e diffondere l’idea della carità e della missione. Ci attende il compito della formazione delle persone in questi due settori importanti della pastorale.