I documenti del consiglio pastorale      

 

1  Il Circolo parrocchiale                   

2  Il fondo di solidarietà                     

3  La pastorale per i giovani

 

 

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1  Il Circolo parrocchiale.

 

Il Consiglio pastorale presenta il Circolo alla comunità.

Conegliano, 15 novembre 1998.

 

Gli inizi.

Che cosa è, come nasce; che cosa si propone.

 

Nel novembre 1989 la parrocchia delinea un progetto educativo per l’oratorio, per promuovere la formazione della gioventù.

Il 15.1.1990 viene costituito il Circolo per favorire l’attuazione del progetto oratorio e la partecipazione delle persone alla vita della comunità ecclesiale.

All’inizio  il Circolo si configura così:

 

·         nasce attorno all’oratorio, agli adulti e alla terza età ed è aperto ad altri gruppi che si riconoscono nell’associazione.

·         è formato dagli iscritti e ordinato attorno all’assemblea dei soci e alla presidenza, a cui partecipano i delegati dei gruppi aderenti e che programma le attività.

·         si propone queste finalità:

-  contribuire alla educazione umana e religiosa dei soci;

- educare alla conoscenza e all’amore della parrocchia e del quartiere, dell’ambiente e dei beni artistici e culturali;

-  valorizzare il tempo libero con iniziative atte ai bisogni della persona e a

   promuovere l’incontro con gli altri.

·         ispira le proprie scelte alla concezione cristiana della vita.

 

La parrocchia ha aperto un bar come supporto alle varie attività e per offrire momenti di aggregazione. I soci sono in prevalenza fruitori delle varie attività ma vengono educati a sentire e frequentare il Circolo come uno spazio in cui intrecciare relazioni vive e crescere insieme alla comunità.

 

 

I passaggi.

Come è cresciuto negli anni.

 

Il Circolo ha sperimentato la fatica di coinvolgere in modo creativo le persone e di essere fedele alle finalità stabilite nello statuto. I problemi che insorgevano e le difficoltà a inventare soluzioni condivise da tutti hanno messo alla prova il nostro

 

 

impegno. Molti però hanno partecipato alla vita associativa, sia a livello di ricerca sia di realizzazione.

Il Consiglio pastorale ha seguito da vicino la vita del Circolo, soprattutto le attività dell’oratorio e dei giovani. Nel documento pastorale “Cercate prima il regno di Dio”, in particolare ai numeri 3.5 e 4.3, ha collocato il Circolo entro i percorsi della carità e lo ha proposto come occasione di partecipazione, di responsabilizzazione e di crescita.

La storia del Circolo presenta due fasi diverse.

- Dal 1990 al 1996 gestisce molte attività ricreative e formative che interessano l’oratorio, la terza età e i gruppi famiglia. Si forma anche un gruppo di soci che si ritrova al gioco a carte e a bocce non è legato al cammino ecclesiale ma rispetta le finalità del Circolo.

Quando nel 1995 le Suore salesiane si sono ritirate dall’oratorio abbiamo cercato all’interno della parrocchia persone che continuassero l’attività e abbiamo sostituito il riferimento al mondo salesiano con quello alla forania e alla diocesi.

- Nel 1997 viene esplorata, senza esito, la possibilità di gestire il Circolo senza aderire ad un’associazione nazionale, per avere più libertà organizzativa.

Intanto si crea anche la necessità di un nuovo supporto alle persone che gestiscono il bar e sorge il gruppo “spazi aperti”, per coinvolgere meglio la gente nella vita del Circolo.

 

Le opzioni

Idee che hanno caratterizzato il cammino del Circolo.

 

In questi anni il lavoro del Circolo si è sviluppato attorno a tre opzioni diverse.

 

1  Spazi aperti.

La parrocchia apre gli spazi a tutti:

 

Questa prima opzione ha segnato i primi passi del Circolo. Nell’attuarla abbiamo incontrato alcune difficoltà. Tante persone usavano gli spazi secondo i propri interessi, senza accettare legami o impegni con la parrocchia, e talora provocavano il degrado degli ambienti. Per accogliere tutti occorrono spazi diversificati e persone preparate, capaci di garantire il raggiungimento delle finalità del Circolo anche in presenza di  problematiche particolari.

L’idea degli spazi aperti a tutti si è rivelata non praticabile nelle nostre condizioni.

 

2  Spazi educativi

La parrocchia apre gli spazi a chi accetta di organizzare il tempo libero

in modo da educare ai valori della vita.

 

 

Questa seconda opzione ha funzionato bene per l’oratorio, perché è rivolto ai piccoli, che sono aperti e ricettivi e dispone di animatori motivati e di una lunga tradizione.

Negli altri gruppi l’opzione ha portato a un confronto sui valori a cui il Circolo intendeva riferirsi e sulle persone e i metodi con cui poteva raggiungerli. Abbiamo organizzato alcune iniziative rivolte alla comunità ma hanno avuto scarso interesse.

Anche gli spazi di socializzazione all’interno di una comunità cristiana risentono delle difficoltà di aprirsi alle nuove relazioni che sono possibili nella nostra realtà sociale e culturale. E’ più facile seguire il richiamo alle relazioni meno impegnative.

In queste condizioni l’opzione si rivela prematura, perché comporta un’inutile dispersione di energie. Bisognerà far maturare una sensibilità nuova in coloro che frequentano la parrocchia.

 

Spazi ecclesiali.

La parrocchia affida gli spazi a chi segue il cammino ecclesiale, perché siano il terzo percorso di formazione, accanto a catechesi e  celebrazione.

 

Gli spazi parrocchiali non vogliono essere per pochi, ma “aperti” a tutti coloro che partecipandovi ne rispettino i valori di riferimento. Gesù mette insieme coloro che ha chiamato e santificato e dona loro di intrecciare rapporti profondi e di diventare una comunità visibile nella storia. Quando la parola di Dio viene accolta e la celebrazione trasforma le persone, il cammino ecclesiale sfocia in un percorso di comunione.

D‘altra parte non possiamo testimoniare la carità nel mondo in cui viviamo senza la forza che viene da rapporti ecclesiali vivi e partecipati.

Oggi il Circolo mira a raggiungere questo obiettivo, perché lo ritiene irrinunciabile per una comunità cristiana. L’oratorio, il grest, il caposcuola per i giovani e le famiglie e i ritiri hanno contribuito molto a rafforzare il clima di partecipazione e di comunione fra coloro che frequentano la parrocchia. Mentre pratichiamo questa opzione lavoriamo perché maturi la possibilità di assumere anche le altre. Essa non è per noi esaustiva ma primaria. La testimonianza cristiana, infatti, è possibile dove i cristiani sono uniti nel nome di Gesù e nella misura in cui la sua presenza in mezzo a loro li rassicura.

 

La nuova configurazione.

Inauguriamo una nuova stagione? Quale sarà?

 

In questo momento la parrocchia impegna tutte le forze disponibili per rilanciare il Circolo, che ritiene parte integrante del cammino ecclesiale.

Intende valorizzare l’esperienza passata e darle un’organizzazione più adatta a realizzare le opzioni che abbiamo individuato.

Il Circolo organizza le sue attività attorno a due ambiti.

 

 

1  Spazi aperti.

 

Sono gestiti da un gruppo che promuove, gestisce e coordina le attività del Circolo.

E’ importante che tutti i gruppi si impegnino a fare propri gli spazi parrocchiali.

Essi, se sono bene utilizzati, possono dare respiro e visibilità all’intera comunità e aprire nuove opportunità di partecipazione e di relazioni.

 

2  Accoglienza.

 

Un gruppo di persone gestisce il bar e la cucina, in modo da preparare un ambiente

accogliente e favorire il passaggio delle comunicazioni sulle attività del Circolo.

L’accoglienza mira a diventare un punto di incontro per chiunque frequenta il Circolo  e partecipa alle attività della comunità. La parrocchia diventa luogo nel quale accogliere le persone ed essere da loro accolti. Il Circolo dispone per le sue attività delle strutture parrocchiali, che sono: zona bar e cucina, salone e sala, campi da bocce, campo sportivo, piattaforma polivalente, sala audio e video, aule.

Queste strutture saranno riorganizzate in modo da favorire la partecipazione.

In particolare bar e cucina vengono collocati in uno spazio aperto, distinto dal salone e dalla sala, dove si svolgono attività diversificate secondo le esigenze dei gruppi.

Anche la piazza verrà ristrutturata in modo da diventare spazio accogliente ed a segnare la specificità degli spazi parrocchiali.

Il Circolo dà vita a un gruppo di volontari che si occupano della manutenzione delle strutture e delle attrezzature e ad un gruppo per le pulizie dei locali.

Il Circolo parrocchiale è presieduto da un Consiglio direttivo, che ha compiti di direzione e di rappresentanza. Il Circolo è un’associazione privata.

 

Orari dell’accoglienza

 

L’accoglienza e l’apertura del bar sono assicurate quando ci sono iniziative programmate che lo richiedano. Sono assicurate martedì, mercoledì, sabato e domenica dalle ore 14.30 alle ore 18.00. La domenica anche dalle 10.00 alle 12.00.

 

Invito

La partecipazione realizza le cose che sembrano impossibili.

 

Il Consiglio pastorale,

convinto che il Circolo è parte integrante del cammino ecclesiale:

 - invita a ringraziare il Signore che ci ha permesso di sperimentare, insieme con l’ascolto della Parola e la celebrazione, anche i percorsi della carità, che ci hanno rafforzato nella comunione e la hanno resa più visibile nel territorio.

- informa che la nuova configurazione del Circolo è stata approvata dall’ultima assemblea dei soci e che molte persone si sono rese disponibili a collaborare.

- raccomanda di iscriversi al Circolo, perché l’iscrizione e l’assicurazione sono necessarie per svolgere le attività nel rispetto delle norme di legge.

- chiede a tutti coloro che usufruiscono degli spazi parrocchiali di sentirli come la propria casa e insieme come luoghi in cui la comunità cristiana si manifesta, cresce e diventa amabile.

  

2  Il fondo di solidarietà

 

Il Consiglio Pastorale presenta il fondo di solidarietà alla comunità

Conegliano, 30 maggio 1999

 

Il documento pastorale “Cercate prima il regno di Dio, del 4.10.97, al n. 4.3.2 auspica di istituire nella nostra comunità un fondo di solidarietà per aiutare persone che si trovano in particolari situazioni di bisogno, sia nel nostro territorio sia nel mondo.

Nel novembre 1995 la nostra parrocchia ha dato inizio all’adozione a distanza di alcuni bambini di una comunità del Brasile ed ha già inviato circa 160.000.000 per il loro mantenimento e la loro formazione scolastica e professionale.

Ora ci sembra possibile dare vita a un “Fondo di solidarietà” che esprima la carità della nostra comunità ecclesiale. L’iniziativa ha avuto il consenso del Vescovo il 19 marzo e la celebrazione nella liturgia del Giovedì santo di quest’anno. 

 

1    La parrocchia intende, attraverso il fondo comune di solidarietà, raggiungere meglio i seguenti obbiettivi, che appartengono alla natura della Chiesa.

 

·       Manifestare il mistero della Chiesa, che è il popolo di Dio riunito per fare memoria di Gesù, in modo che Egli continui ad esprimere nel suo corpo che è la Chiesa, l’amore di Dio per i poveri.

·       Testimoniare la straordinaria grazia che Dio effonde su coloro che vivono la carità e che si esprime in uno stile di vita cristiano sobrio e aperto al bisogno dei fratelli.

  

·       Adempiere un servizio sacro (Cf. Rom 15,27; 2 Cor 9,12), che manifesti e promuova l’obbedienza e l’accettazione del vangelo, la generosità della comunione ecclesiale con i poveri e la manifestazione di affetto tra chi riceve e chi dona.

·       provvedere alle necessità dei fedeli, che non possiedono i beni necessari.

·       suscitare in coloro che vengono aiutati la riconoscenza verso Dio per l’ineffabile dono che ricevono da Dio attraverso l’amore dei fratelli.

 

 

2   La comunità istituisce il fondo di solidarietà per esprimere un aspetto essenziale della vita ecclesiale, secondo le seguenti testimonianze della Chiesa delle origini.

 

·       La prima comunità cristiana ha legato la fede e la celebrazione alla condivisione dei beni, cioè a far parte dei propri beni a tutti, secondo il bisogno di ciascuno (Cf. At 2,44ss; 4,32ss).

·       Il servizio alle mense era presieduto dai ministri ordinati, prima dagli Apostoli e successivamente dai diaconi (Cf. At 6,1).

Il fatto testimonia che la carità era ritenuta un ministero normale della Chiesa.

·       Le prime comunità cristiane si aiutavano a vicenda attraverso le “collette”.

     Ne danno testimonianza 1 Cor 16,1-6; 2 Cor 8,1-4; 9,6-15; Gal 2,10; Rom 15,25-27.

  

3    Il fondo di solidarietà svolge una preziosa opera formativa nei fedeli.

Infatti, li educa a conoscere la realtà in cui vivono, nei suoi aspetti di povertà e di emarginazione, e li sensibilizza ai problemi del mondo, attraverso il contatto con le persone che vi lavorano. Nel soccorrere le necessità del mondo la parrocchia si propone di privilegiare la collaborazione con la Chiesa locale.

  

4   Il fondo di solidarietà viene costituito dai contributi di coloro che vi aderiscono.

La parrocchia partecipa con una percentuale stabilita dai Consigli parrocchiali.

Le famiglie o i singoli vi partecipano con una quota che stabiliscono liberamente.

 

5  La partecipazione al fondo da parte della comunità parrocchiale ha durata illimitata, perché è il segno della sua natura. La partecipazione delle persone e delle famiglie ha la durata di un anno e può essere rinnovata liberamente di anno in anno.

 

Il fondo è costituito anche di offerte manuali “una tantum” o raccolte attraverso iniziative particolari. La continuità dell’impegno nel tempo è richiesta per fare dei progetti di utilizzazione dei fondi.

 

6  La raccolta del denaro sarà fatta in modo che sia possibile prevedere le entrate e, nello stesso tempo, garantire la riservatezza dovuta alle persone.

 

7  Il fondo comune è un’iniziativa della parrocchia sotto la responsabilità del parroco e del Consiglio pastorale. Spetta a loro ogni decisione sull’istituzione del fondo, sull’entità della partecipazione della parrocchia e sull’eventuale estinzione del fondo.

L’amministrazione del fondo viene affidata al Consiglio Parrocchiale per gli Affari economici.

 

8 La disponibilità economica del fondo comune non va capitalizzata ma impiegata in tempi brevi, non superiori alla durata di un anno.

 

9 La comunità sarà informata periodicamente attraverso l’Annuncio o in apposite assemblea sulla gestione del fondo di solidarietà.

 

10 In caso di estinzione del fondo di solidarietà gli eventuali residui di cassa vanno destinati alla carità.

  

3   La pastorale per i giovani.

 

Il Consiglio pastorale presenta il progetto per la formazione cristiana dei giovani.

Campolongo, 2000

 

Presentazione

 

La pastorale mira a portare i giovani a incontrare Gesù Cristo e a crescere, come persone e come gruppo, entro il cammino ecclesiale.

La parrocchia si propone come grembo materno per la crescita cristiana dei giovani e non come una campana di vetro protettiva, in competizione con le forme di aggregazione offerte dalla società.

L’attività giovanile nella nostra comunità ha conosciuto fasi di entusiasmo, soprattutto attorno all’oratorio e ai campi scuola, e fasi di crisi dovute a diversi fattori.

Ricordiamo in particolare i seguenti:

·         Le parrocchie sono attraversate da cambiamenti profondi che sono difficili da decifrare, si manifestano con ritmi veloci e mettono in crisi molte sicurezze del passato.

·         La nostra parrocchia ha avuto bisogno di tempi lunghi per maturare le nuove linee pastorali, che sono delineate nel documento “Cercate prima il Regno di Dio”, per cui ci sono mancate la serenità e le forze per occuparci in modo adeguato dei giovani, pur avendo cercato di dare continuità al nostro impegno, anche con l’aiuto della Diocesi.

·         I giovani oggi sono presi da molteplici proposte e impegni, soggetti a crisi e fatiche e desiderosi di fare esperienze e amicizie nuove, e perdono l’interesse per la comunità parrocchiale.

Nella visita pastorale il Vescovo ha confermato l’impostazione della nostra vita ecclesiale e ci ha incoraggiati a realizzare questo progetto educativo per i giovani e a riempire il vuoto creato dall’anticipo della cresima a tredici anni.

Il Consiglio pastorale affida ora ai giovani, alle loro famiglie e alla comunità alcune linee pastorali, consapevole che esse richiedono l’amore e l’impegno di tutti.

 

Il Consiglio manifesta la convinzione che oggi la pastorale giovanile presenta buone potenzialità e propone alla comunità questi obiettivi:

 

1.       dare una nuova configurazione ai gruppi giovanili,

2.       precisare il cammino ecclesiale da proporre ai giovani,

3.       predisporre le realtà educative,

4.       stabilire gli ambiti dell’impegno dei giovani,

5.       assicurare le condizioni ecclesiali adatte.

 

 

1.   I gruppi giovanili.

 

Il gruppo costituisce per i giovani un punto di riferimento importante.

La parrocchia lo assume come modalità educativa, per aiutare i giovani a vincere la tendenza all’individualismo tipica del nostro tempo e per educarli all’amicizia e alla partecipazione ecclesiale. I giovani vengono divisi in tre gruppi.

 

 

Ogni gruppo è configurato secondo le dinamiche dell’età e della crescita.

 

Gruppo Giovanissimi.

 

E’ formato dai giovani di 14 e 15 anni.

La ricerca li interessa alla conoscenza di Gesù, al cammino ecclesiale, alla vocazione e alle problematiche di questa età.

La catechesi presenta la vita come relazione, il cammino per soddisfare i bisogni fondamentali della vita e le altre tematiche previste dalla C.E.I.

Le esperienze verificano i contenuti proposti.

 

Gruppo Giovani.

 

E’ formato dai giovani di 16, 17 e 18 anni.

La ricerca li interessa alle varie scelte vocazionali, per aiutare a riconoscere e coltivare la propria vocazione, e alle problematiche di questa età.

La catechesi presenta la sessualità come dono, il fidanzamento come tempo di fede e di grazia e le altre tematiche previste dalla C.E.I.

Le esperienze propongono spazi di socializzazione, fraternità e apertura al sociale.

 

 Gruppo over 18.

 

E’ formato dai giovani dopo i 18 anni.

La ricerca li interessa alle tematiche giovanili, ecclesiali e sociali.

La catechesi presenta i temi dell’anno pastorale.

Le esperienze verificano l’impegno al servizio, l’attenzione ai bisogni della comunità e del quartiere e le possibili collaborazioni.

  

2.  Il cammino ecclesiale.

 

La parrocchia fa ai giovani proposte forti per formarli all’identità cristiana.

 

·         Si propone l’obiettivo di sviluppare i bisogni umani e divini e di smascherare alcune proposte sbagliate che appaiono vincenti nel nostro tempo.

·         Annuncia con autorevolezza i percorsi ecclesiali stabiliti nell’opuscolo “Cercate prima il regno di Dio”, perché i giovani crescano dentro il cammino della comunità.

 

      Essi sono:

 

- la parola di Dio, come provocazione positiva alla vita;

- la preghiera e i sacramenti, come fonte della religiosità;

- la fraternità ecclesiale e la solidarietà come sfida all’amore.

 

·         Propone la catechesi con uno stile aperto e offre occasioni diversificate di incontro e di riflessione come le seguenti:

- seminari, collocati in due o tre tempi dell’anno pastorale.

- incontri prolungati, con momenti di ricerca e momenti di fraternità.

- ritiri periodici per l’approfondimento e la preghiera.

- altre esperienze significative.

 

·         Inserisce la pastorale giovanile entro l’idea guida e il programma che il Consiglio pastorale stabilisce ogni anno per la comunità.

 

Questo cammino ecclesiale è proposto a tutti i giovani, viene richiesto per chi fa l’animatore ed è punto di origine e di arrivo di tutte le iniziative rivolte ai giovani.

 

 

3.  Le forze educative.

 

3.1   La comunità.

 

Nel nostro tempo molte famiglie non si fanno più carico della vita religiosa dei figli, per cui è importante che i giovani che frequentano la parrocchia possano incontrarvi un’autentica esperienza cristiana.

 

 

 

 

Alcuni giovani vedono la nostra comunità come spazio interessante per loro ed essa ha bisogno di crescere con loro in modo armonico, come un  solo corpo, nel rispetto della reciproca complementarietà.

La comunità cristiana favorisce la comunione delle persone e dei gruppi, assicurando a tutti una compagnia autorevole, amorevole e generosa.

 

3.2  La famiglia.

 

La famiglia si trova oggi dal punto di vista educativo in situazioni molto diversificate.

Le famiglie praticanti, quando assumono una posizione chiara e coerente di fronte alla fede e alla vita cristiana, sono elemento decisivo della pastorale giovanile, perché donano ai giovani la chiarezza e la testimonianza.

Le famiglie che praticano poco e non frequentano la parrocchia, quando i figli vengono in comunità, dovrebbero interrogarsi sull’importanza che Dio ha nella loro

crescita, partecipando alla catechesi e alle  altre iniziative della parrocchia, per dare ai figli chiarezza per  le loro scelte.

E’ opportuno anche favorire alcuni incontri tra le famiglie e i giovani, per avviare il confronto su temi importanti, come i rapporti familiari e la scoperta della vocazione.

 

3.3  La Commissione.

 

E’ formata da alcune persone che curano la programmazione pastorale per la gioventù, si pongono a stretto contatto con i giovani e con le varie realtà ecclesiali in cui operano e stimolano la comunità ad affrontare le problematiche giovanili.

I compiti della commissione sono:

 

·         dare un progetto e una continuità al cammino dei giovani;

·         curare il progetto e il cammino dell’oratorio e preparare animatori maggiorenni adeguatamente formati a svolgere la loro missione. In particolare curare il corso iniziale e la formazione permanente per chi fa l’animazione.

·         programmare i percorsi formativi all’inizio di ogni anno pastorale e verificarli periodicamente;

·         favorire le relazioni con la comunità, la forania e la diocesi;

·         organizzare i campi scuola per tutti i giovani disponibili a partecipare alla vita della comunità ed  altre esperienze;

·         conservare memoria delle esperienze e del cammino compiuti.

  

3.4    L’equipe educativa.

 

E’ formata da persone che si occupano dell’evangelizzazione e della animazione dei gruppi giovanili e offrono stimoli autorevoli su temi particolari che interessano i giovani e la vita cristiana.

 

3.5  Il gruppo Oratorio.

 

E’ formato da alcune persone che si mettono al servizio dell’oratorio, per collaborare con la Commissione e con gli animatori nelle attività, nella programmazione, nella coordinazione e nella verifica periodica.

 

3.6    I collaboratori.

 

La pastorale giovanile ha bisogno di collaboratori giovani e adulti, soprattutto per alcune attività più estese o impegnative. Le persone disposte a collaborare manifestino alla Commissione la loro disponibilità, specificandone i tempi e i modi, così che sia possibile richiedere la collaborazione quando si verificano i bisogni.

  

4  Gli ambiti dell’impegno dei giovani.

 

L’impegno dei giovani viene indirizzato in questi ambiti.

 

4.1  L’oratorio.

 

I ragazzi fino all’età di tredici anni trovano nell’oratorio un aiuto prezioso per conoscersi, fraternizzare e sviluppare attività ricreative e educative. Gli animatori vi trovano la palestra per verificare se stessi, socializzare fra loro e con i ragazzi e  sviluppare le potenzialità della comunità in cui vivono. Il grest estivo è per tutti i giovani un’esperienza prolungata, piena di creatività e di attività.

 

4.2  Gli spazi aperti.

 

Gli “spazi aperti”, favoriscono l’incontro culturale e ricreativo  dei giovani entro l’ambito parrocchiale e diventano “laboratorio” di idee e di iniziative.

I giovani possono trovarvi l’opportunità di realizzare nelle attività pratiche la loro passione creativa, di sperimentare gli ideali che vengono loro proposti, di fare le loro scelte e di confrontarsi con realtà diverse.

 

 

Gli spazi aperti sono rivolti a tutti i giovani della comunità, sono educativi, cioè mirano alla formazione umana e a far partecipare i giovani alla vita ecclesiale e sono programmati con attenzione alla specificità della parrocchia.

Eventuali iniziative rivolte al disagio giovanile saranno programmate in modo da garantire il normale cammino dei gruppi parrocchiali, seguite da persone che preparate e svolte in collaborazione con strutture organizzate nel territorio.

 

4.3  La liturgia.

 

La liturgia dona ai giovani l’aiuto indispensabile alla maturazione della loro fede e un ambito dove riversare il loro carisma e la loro creatività.

I giovani possono impegnarsi in un servizio specifico alla liturgia nel coro giovani, nei vari ministeri o in altre iniziative.

 

4.4  Il territorio.

 

La parrocchia assicura ai giovani lo spazio per partecipare con il loro carisma alla vita della comunità e per interessarsi alle realtà presenti nel territorio.

 

 

5   Le condizioni ecclesiali.

 

La pastorale giovanile richiede in particolare le attenzioni seguenti.

5.1  L’apertura alle altre realtà ecclesiali.

 

La parrocchia è parte della Diocesi e della forania e collabora con esse ai ritiri, alle veglie di preghiera e alle altre iniziative, in modo che diventino ricchezza per tutti.

La comunità è aperta anche al Seminario, alle comunità religiose e contemplative e ad altre realtà con cui sia possibile un rapporto reciproco di stimolo e di aiuto.

 

5.2    La cultura del dialogo

 

Nei giovani vi è un grande potenziale positivo da valorizzare, soprattutto l’entusiasmo, la vitalità e la spontaneità. Ogni qualvolta essi riescono ad ottenere un risultato o a concretizzare un’idea, trovano gratificazioni positive per la loro crescita.

Accanto alle doti positive ci sono anche i limiti dovuti all’età, al tempo in cui vivono, in particolare si nota una carenza di capacità organizzativa.

  

Ai giovani è necessaria la compagnia di adulti che sappiano mettersi con loro, valorizzare la loro spontaneità e far loro percepire che il cammino cristiano nasce dal vangelo, è possibile solo in compagnia con Gesù e domanda perseveranza.

Agli adulti è necessaria la compagnia dei giovani per mantenere l’entusiasmo, l’apertura alle continue novità della vita e la responsabilità verso il futuro.

Per relazionarsi tra adulti e giovani occorre superare i reciproci pregiudizi, conoscere le rispettive possibilità e ricercare forme di comunicazione che le valorizzino. Allora tutti scopriamo la bellezza di far parte della comunità cristiana, di essere sensibili ai bisogni degli altri e di sentirci importanti e utili.

La vita cristiana è ad immagine di quella della Trinità, nella quale il Padre e il Figlio stanno l’uno davanti all’altro nell’atteggiamento del dare e del ricevere l’Amore.

In questo modo ci educhiamo insieme, cioè traiamo fuori i valori umani e divini che Dio creatore e padre ha deposto nella nostra vita come un seme e ci aiutiamo a farlo crescere e portare frutto.

 

5.3     La preghiera.

 

Lo Spirito Santo è mandato a noi da Dio per comunicarci tutto quello che è di Gesù.

La vita cristiana non è possibile senza l’opera dello Spirito. La comunità cristiana invoca il Padre per mezzo di Gesù Cristo nell’unità dello Spirito Santo, perché ci insegni il rispetto delle diversità, il desiderio di metterle in comunione  e di assicurare ai giovani l’amore e la dedizione di cui hanno bisogno per crescere secondo il disegno di Dio.