Intervista
al parroco
di
Don Giampiero Moret, direttore del settimanale diocesano
“L’Azione”.
Campolongo,
la fede esigente che coinvolge anche i laici.
Don
Carlo Salvador, parroco di Campolongo, parrocchia di circa 3 mila
200 abitanti, un tutt’uno con Conegliano, ha scelto una linea
pastorale ben precisa.
“Di
solito – dichiara- si dice che bisogna accogliere tutti, anche
quando ci sono dubbi sulle disposizioni, perché poi la grazia del
Signore compenserà la parte mancante; io tengo, invece, la
posizione opposta: sono esigente riguardo alle disposizioni, a
costo che le persone si allontanino, perché poi il Signore, che
conosce il cuore, saprà ricuperarle per altre vie”.
A
questa conclusione è arrivato progressivamente nei quindici anni
di ministero a Campolongo e dopo aver tentato varie strade. La
parrocchia non è diversa dalle altre: la stessa galoppante
indifferenza, la perdita di alcuni elementi fondamentali della
fede, la presa di distanza dalla comunità, con l’aggravante che
si è ai margini della città con un andirivieni di famiglie che
rende ancor più labile il legame comunitario.
Che
cosa intendi per linea esigente?
“L’adesione
consapevole al Vangelo che su tanti punti è in netto contrasto
con la mentalità corrente”.
In
pratica che cosa chiedi alle persone? Puoi esemplificare?
“Per
le coppie che si presentano per il matrimonio domando un cammino
di preparazione che dura un anno. Ai genitori che chiedono il
battesimo propongo tre incontri prima della presentazione e tre
incontri prima del sacramento, ai genitori dei bambini che si
accostano agli altri sacramenti domando che partecipino alla
catechesi quindicinale degli adulti: insomma esigo che le cose
siano fatte con serietà”.
E
chi non ci sta?
“Non
ci sono molti casi di rifiuto. Qualcuno si adatta controvoglia, ma
poi ti ringrazia per questa spinta iniziale. Qualche altro si
allontana o trova qualche via traversa”.
Hai
parlato di catechesi degli adulti, punto dolente per ogni
parrocchia: che cosa fai a proposito?
“E’
un punto qualificante della pastorale e un segno della volontà di
uscire da un cristianesimo abitudinario. E’ essenzialmente
fondato sulla parola di Dio.
Gli
incontri sono quindicinali. Il primo incontro è tenuto da me,
partendo da un brano della Scrittura, mentre nel successivo la
gente si incontra in gruppi omogenei di attività, applicando la
parola alla vita”.
Sono
impegni gravosi, senza parlare delle attività ordinarie e so che
hai fatto tanti lavori anche per le strutture parrocchiali: riesci
a fare tutte queste cose?
“Sia
ben chiaro che non faccio tutto io. Non vorrei dare
l’impressione che la linea pastorale esigente e le attività che
comporta siano un’imposizione del parroco: è una linea discussa
e decisa dal Consiglio parrocchiale. Il presupposto di tutto ciò
è il coinvolgimento integrale dei laici. E’ uno dei pilastri
della vita comunitaria”.
Ce
ne sono altri?
“Il
secondo è la programmazione dell’attività, che ha il suo
momento culminante all’inizio dell’anno pastorale con un
ritiro di tre giorni del Consiglio pastorale dove si sceglie
l’idea guida, l’icona che la raffigura e le varie attività.
Il programma viene poi ampiamente diffuso nella comunità. Il
Consiglio è convocato con frequenza per verificare che il
programma venga eseguito, per gli eventuali aggiustamenti e per
superare i momenti di difficoltà. In luglio si verifica il
cammino percorso e si fa il primo abbozzo del programma futuro. Il
terzo pilastro è la famiglia come soggetto pastorale. Gran parte
delle attività ruotano attorno all’iniziazione cristiana delle
nuove generazioni dove i genitori sono interpellati in prima
persona.
Prima
parlavo, ad esempio, delle resistenze che alcuni genitori
oppongono alla lunga preparazione del battesimo; ebbene, non sono
io che vado a convincerli, di solito è una coppia che li incontra
e spiega l’iniziativa”.
Con
i giovani che cosa stai facendo?
“Un
punto fermo è la comunione di maturità che propongo verso i
17-18 anni. Questo traguardo offre una motivazione chiara ai
ragazzi e segna un cammino preciso. Intendiamoci, anche qui c’è
la fuga post cresima; però, anche con l’apporto delle famiglie,
riusciamo a costituire tre gruppi distinti per età. Poi ci sono
le attività dell’oratorio dove questi giovani sono impegnati
per i più piccoli. Ogni sabato ci sono attività per tutti i
ragazzi delle elementari e delle medie gestite dai più grandi”.
Scusami
la domanda che può sembrare banale: quante persone si coinvolgono
in queste attività?
“Non
molte, calcolo meno del dieci per cento. Ma questo nucleo è un
segno e uno stimolo per tutti, che indica cosa significhi essere
cristiani.
E’
la comunità nel vero senso della parola.
Poi
ci sono gli altri: un certo numero di praticanti regolari, metti
un 15 per cento, che fatti i loro doveri religiosi,
sostanzialmente la messa domenicale, stanno a guardare; poi la
massa crescente che mantiene qualche gesto religioso e infine
coloro che ormai sono del tutto estranei.
Naturalmente
non sono divisioni fisse, anzi il compito di quella che io chiamo
vera comunità è di stimolare, provocare e attirare gli altri.
Sei
contento del lavoro che stai facendo?
“Contento
si, ma anche sempre inquieto, in ricerca, in ascolto di quanto
l’esperienza e i fratelli nella fede ti insegnano”.
Si
può dire allora, don Carlo, che è possibile continuare ad
annunciare il vangelo anche al giorno d’oggi, nonostante la
situazione che conosciamo?
“Senza
dubbio, il vangelo è capace di suscitare novità anche al giorno
d’oggi.
Guai
se si perde la speranza e ci si rinchiude nella triste
rassegnazione che l’unica cosa possibile è mantenere quei pochi
che rimangono.
Bisogna
saper osare il nuovo, che è poi ritornare all’originario, al
vangelo, mostrando che si può viverlo anche nel mondo attuale”.
2
Diario.
La
vista pastorale si è svolta dal 27 novembre al 3 dicembre 2000.
Il
Vescovo ha visitato le singole classi del catechismo e il gruppo
dei catechisti.
Ha
visitato alcuni malati e celebrato l’Eucarestia in casa di
Antoniazzi Antonio.
Ha
incontrato il Consiglio pastorale e il Consiglio per gli affari
economici.
Ha
incontrato in orari diversi il gruppo della terza età e i tre
gruppi giovani.
Ha
partecipato a una veglia di preghiera con tutta la comunità per
le vocazioni.
Dopo
la veglia, in chiesa, ha salutato tutti i gruppi parrocchiali:
adulti e famiglia, cori, sacrestani, ministri della comunione,
Circolo parrocchiale, missioni, caritas e i gruppi che fanno
volontariato in parrocchia.
Ha
presieduto tutte le S. Messe della domenica.
3
Incontro con il Consigli Parrocchiali
Consiglio
pastorale.
Lunedì
27 novembre 2000
·
Preghiera
Salmo
133.
Nel
salmo 133 abbiamo la possibilità di cogliere quanto il Signore ci
donerà di vivere in questa settimana e in particolare questa sera
e quanto siamo andati sperimentando in questi anni come Consiglio
Pastorale. Il salmista canta la fraternità e, come accade per
tutto ciò che non viene dall’uomo e non gli appartiene, la
canta attraverso immagini, le immagini dell’olio e della
rugiada. L’olio profumato rimanda all’unzione del sommo
sacerdote. Dal suo capo l’olio scende sulla barba e sull’orlo
della veste. Simboleggia il suo riversarsi sul popolo di Dio.
Anche
su di noi che siamo qui, questa sera, attorno al Vescovo, a cui è
stata donata la pienezza del sacramento dell’Ordine, in grazia
della quale egli presiede la nostra Chiesa. Questo olio ci ricorda
la nostra consacrazione nell’iniziazione cristiana e ci impegna
ad essere un popolo sacerdotale, profetico e regale.
L’olio
differenzia, unisce e rende bello e soave lo stare insieme dei
fratelli, perché lo fa espressione dell’amore di Dio. Allora la
fraternità è da chiedere e da accogliere come dono di Dio. E’
come la rugiada che scende dall’Hermon, che non è prodotta
dall’uomo ma mandata da Dio per fecondare e portare la vita.
Nella fraternità abita la benedizione di Dio e noi la incontriamo
nella vita che diffonde il profumo di Dio. E’ l’amore
significato dall’olio sparso sui piedi di Gesù, a Betania.
Ringraziamo
il Signore per l’incontro di questa sera che ci vede insieme per
l’amore che abbiamo per Cristo e la sua Chiesa. Lo manifestiamo
nella diversità dei doni ed entro l’impegno pastorale comune.
Chiediamo a Dio la grazia di diventare il suo profumo e la sua
rugiada, secondo i modi e i tempi che egli vorrà.
Preghiera.
Padre,
creatore e fonte della vita, guidaci nel cammino che stiamo
facendo insieme con la nostra comunità, affinché possiamo
comprendere e attualizzare il tuo progetto di amore e di salvezza
per ogni creatura.
Signore
Gesù, che ti sei fatto solidale con noi, condividendo le gioie e
le angosce di ogni uomo, aiutaci ad amare sempre la nostra comunità
e ad essere aperti verso ogni persona che ti cerca con cuore
sincero.
Spirito
d’amore, aiutaci ad essere attenti alla tua presenza in ogni
creatura e in ogni situazione e a vivere nella comunione con Dio,
con i fratelli e con la creazione.
O
unico Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
·
Verbale
dell’incontro.
Oggi,
lunedì ventisette novembre, alle ore 20.30, il Consiglio si
incontra con il Vescovo Alfredo Magarotto, all’inizio della
visita pastorale alla nostra comunità.
Ogni
consigliere si presenta al Vescovo, descrivendo il proprio ruolo
all’interno della comunità. Dopo il momento di preghiera, il
vicepresidente Vincenzo richiama brevemente quanto il Consiglio ha
scritto nella relazione per la visita pastorale, presentata al
vescovo dal parroco.
Vescovo
Ho
trovato positivo nella relazione il continuo riferimento alla
comunità. Il cammino che fate è correttamente ecclesiale, ricco
di contenuti. La celebrazione deve essere sempre il vertice della
vita comunitaria.
Vincenzo
Quando
la comunità celebra i sacramenti deve sempre riferirsi alla
Parola. Il nostro impegno è questo, ma è difficile trovare la
gente disposta ad ascoltare la Parola.
Vescovo
Sì,
non si può celebrare il sacramento senza aver assimilato la
Parola. Il fatto che ciò non avvenga sempre è una problematica
pastorale che viviamo quotidianamente. La gente punta i piedi per
avere il sacramento, ma non per avere la Parola.
Don
Carlo
Al
campo scuola stiamo insieme con la Parola e per questo la
celebrazione dell’Eucarestia è vissuta più intensamente.
Viviamo in un contesto in cui la gente frequenta parrocchie
diverse e vive la religiosità in maniera anonima. E’ difficile
in questa situazione fare comunità.
Vescovo
Bisogna
comunque dare l’annuncio, chiaro ed esigente.
Giorgio
Noi
sentiamo la responsabilità di impostare una pastorale esigente,
ma essa pesa.
A
volte ci chiediamo se questo non sia presuntuoso e sbagliato.
Vescovo
La
Diocesi ha bisogno di segni forti e voi siete segno forte. Una
comunità così ha una sua valenza, deve continuare.
Vincenzo
Troviamo
che ci siano contraddizioni nel fatto che molti battesimi siano
celebrati fuori dalla propria parrocchia. Per questo, quando
richiediamo una preparazione al Sacramento, riceviamo spesso
critiche e rifiuti. E questo perché vogliamo far conoscere
Cristo! E’ anche vero che alcune famiglie che frequentano la
comunità si sono avvicinate con il cammino di fede in
preparazione del battesimo.
Sarebbe
importante che sia la preparazione al battesimo sia il cammino dei
fidanzati fossero riconosciuti a livello foraniale e diocesano.
Vescovo
Confermo
che questa è un’esperienza da portare avanti sicuramente. E’
una grazia che ci sia una comunità che vive con coerenza la vita
comunitaria e celebrativa.
Giorgio
Ci
siamo preoccupati di essere filtro
tra la gente che chiede i sacramenti e il parroco.
Ci
sono coppie che preparano le famiglie al battesimo e quelle che
preparano i fidanzati al matrimonio. Ci interessa sapere se
esistono altre realtà simili alla nostra, per poter condividere
le esperienze e rafforzare ciò che cerchiamo di fare.
Un’altra
difficoltà che abbiamo è far vivere la carità, che è un altro
aspetto importante del vivere cristiano.
Vescovo
Anche
in Diocesi viviamo questa difficoltà. A proposito dell’essere
filtro, è importante che ci siano i laici a collaborare con il
Sacerdote, perché ciò facilita di molto il suo lavoro,
soprattutto se c’è amicizia tra prete e collaboratori. Ci
vorrebbero, in ogni condominio, famiglie che portassero le altre
ai cammini parrocchiali. In Diocesi si cerca sempre di inventare
cose nuove per avvicinare nuova gente alla fede.
Rita
Emerge
il bisogno di spazio per la formazione dei laici e la necessità
di preparare la gente che deve svolgere un servizio pastorale.
E’ un ambito in cui la Chiesa deve investire, per diventare una
Chiesa di cristiani che agiscono.
Vescovo
La
formazione è importantissima a tutti i livelli. Per questo c’è
la scuola di teologia.
Elio
Abbiamo
la presenza di coppie di extracomunitari cristiani, come John
Jerry e Agarta, che sono sposate solo civilmente. Molti immigrati
extra comunitari sono di origine cristiana. Tuttavia, trovandosi
in un Paese straniero hanno difficoltà a trovare aggregazione di
tipo religioso. La loro religiosità è esposta al rischio di
spegnersi o di restare superficiale o di venire orientata altrove.
E’ importante fornire loro occasioni di incontro in ambito
religioso e lasciare che si esprimano nelle forme della loro
cultura. Garantire loro un annuncio appropriato del Vangelo è un
compito nuovo ed impegnativo per gli operatori pastorali, i quali
chiedono di avere una più adeguata conoscenza della Parola di Dio
per fronteggiare questa ed altre nuove sfide della
evangelizzazione. Potrebbe essere una scuola di formazione biblica
in forania, che oggi manca e che sarebbe frequentata volentieri.
Don
Carlo
Abbiamo
tentato di formare un gruppo liturgico, dedicandovi tre anni ma
non abbiamo ottenuto il risultato di formare una commissione
liturgica. Formare gli animatori dei vari settori pastorali è un
grosso impegno e la parrocchia non può fare tutto. E’ un
compito che dovrebbe assumersi la forania.
Giorgio
Con
i giovani abbiamo cercato altri modi di incontro.
La
realtà è in evoluzione ed è difficile pensare a lunga scadenza.
Sarebbe
utile che la forania pensasse a qualcosa che ci aiutasse in questo
cammino. Non vorremmo sprecare troppe energie in tentativi.
Vescovo
L’Azione
cattolica ha un itinerario ormai collaudato, per età e problemi
specifici.
Elio
Perché
è stata abbassata l’età della Cresima? Questo fatto ci ha un
po’ spiazzato nella pastorale giovanile.
Vescovo
La
Cresima porta a compimento il Sacramento del Battesimo. Per la
maturità cristiana si punta di più all’Eucarestia. La Cresima
non ha una sua continuità come la ha l’Eucarestia. Bisogna
puntare sempre a quella e partecipare in pieno a tutte le attività
della Chiesa. La Cresima non è un traguardo come pensano le
famiglie, ma una tappa. L’età della Cresima più alta è stata
anche una scusa per far venire i giovani più a lungo in
parrocchia.
Rita
Questo
ci fa sentire ancor di più la responsabilità della preparazione
dei giovani. Che cammino proponiamo?
Elio
Il
nostro riferimento è sempre stato il Direttorio
dell’iniziazione cristiana, perché ci sembra coerente con il
Vangelo.Il Direttorio è ritenuto tuttavia da altre parrocchie non
praticabile. Di qui la difformità di comportamento nella
preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Ciò che
da noi non si dà senza preparazione, altrove lo si dà con
disinvoltura, creando disagio negli operatori pastorali e giudizi
negativi nella gente. Certamente è necessaria la mediazione
pastorale, ma occorre anche che la diocesi, la forania e le
parrocchie diano segnali coerenti con il piano pastorale.
Don
Carlo
Stiamo
studiando il documento della CEI sul fidanzamento e vorremmo
usarlo come itinerario di formazione per i giovani dopo la
cresima. In un primo biennio interesseremo i giovani alla
conoscenza di Gesù e al cammino ecclesiale e, in particolare,
alle relazioni della vita e ai suoi bisogni fondamentali. In un
secondo biennio svilupperemo le tematiche sulle scelte
vocazionali, sulla sessualità come dono e sul fidanzamento come
tempo di fede e di grazia.
Vescovo
Penso
sia utile iniziare da lontano sia il cammino formativo sia la
ricerca vocazionale.
Paolo
Ora
sto leggendo S. Ignazio di Antiochia e sono rimasto impressionato
dal clima di fraternità che veniva trasmesso anche dal Vescovo.
L’amore di Dio fa superare tutto. Per questo sento il bisogno di
fraternità con le altre parrocchie. Lei cosa ne pensa?
Vescovo
La
Parrocchia non è che una cellula. Dobbiamo allargare ad altre
Parrocchie e sentire
le esperienze delle varie religioni. Lo Spirito ci allarghi ad una
ecclesialità senza limiti territoriali.
Giorgio
Non
esiste in Diocesi un organo che ci possa mettere in comunicazione
con altre comunità, per poterci trasmettere esperienze formative
che ci aiutino a gestirci?
Vescovo
C’è
la pastorale giovanile che cerca di essere di riferimento per le
varie esperienze e i campi scuola. Anche nella pastorale familiare
c’è qualcosa.
Vincenzo
Abbiamo
istituito il fondo di solidarietà con l’obiettivo di stabilire
una relazione con le Chiese cui diamo l’aiuto.
Vescovo
In
Diocesi l’ufficio missionario tiene i contatti con il mondo.
Rosellina
Si
spera che passi presto questo tempo così frenetico e vuoto di
significati e che la famiglia torni ad avere i giusti ideali. Come
catechista noto che la presenza al catechismo è sempre assidua
mentre quella alla S. Messa scarseggia. La gente vuole un Dio per
i propri figli ma non cerca la conoscenza del Cristo. Come i
fidanzati non si conoscono se non si incontrano, così i cristiani
non conosceranno l’amore di Dio se non lo cercano. I catechisti
hanno difficoltà nel trasmettere il messaggio, perché il tempo a
disposizione è poco e manca lo stupore per le cose di Dio!
Vescovo
La
frammentazione che c’è nella nostra società si presenta anche
nella vita religiosa. E se i figli non vedono i genitori praticare
la Chiesa pensano che non sia importante.
Vincenzo
Domenica
3 dicembre faremo il rito l’accoglienza dei bambini che si
preparano al Battesimo, in cui i genitori si prendono, davanti
alla comunità, l’impegno di far fare il cammino cristiano ai
loro figli. C’è tra loro una coppia convivente che ha espresso
l’intenzione di rivedere la sua posizione.
Vescovo
La
speranza è sempre quella che queste esperienze portino a un
cambiamento.
Giorgio
La
gente ha bisogno di riferimenti forti e la Chiesa non dà più
segnali forti.
Anche
i giovani non vedono messaggi da seguire. Noi siamo convinti che
essere esigenti per essere fedeli porterà, oltre alle critiche,
alle cose molto belle che vengono dal Concilio.
Mariano
Le
proposte delle varie parrocchie sono più facili, la nostra è più
esigente. All’inizio la catechesi per le famiglie ci ha portato
a riscoprire il significato del matrimonio. Si potrebbe farla
conoscere anche ad altri. La differenza tra noi e altre parrocchie
forse è che loro non hanno ancora fatto alcune esperienze.
Vescovo
In
altre parrocchie forse non c’è la gente che ha la vostra stessa
grinta.
Mariano
Ho
fatto altre esperienze nei consigli pastorali precedenti ma in
questi cinque anni l’esperienza è stata molto forte, sia come
persona che come gruppo. Anche il ritiro all’inizio dell’anno
è una grande occasione di crescita.
Paolo
Anni
fa c’erano contrasti. Abbiamo camminato molto e i limiti sono
superati.
Laura
In
questa comunità siamo di diverse età e realtà. La cosa più
bella è la ricchezza di mettere insieme la diversità e
l’accettare di portare avanti le iniziative per la comunità
facendo scelte mature e profonde. E’ la religiosità
tradizionale che porta le persone a chiedere i sacramenti per i
figli senza praticare la vita cristiana.
Vincenzo
Ora
rinnoviamo il Consiglio Pastorale ed altre persone vivranno la
nostra esperienza.
Potrà
continuare il cammino fatto finora?
Maria
Siamo
stati molto aiutati da Don Carlo. Siamo cresciuti nella fede e
nelle scelte.
Lui
è rimasto con noi, uno di noi, e ci ha aiutato ad essere come
lui. Così farà anche con chi verrà dopo di noi.
Susy
Il
gruppo liturgico che rappresento è piccolo ed è difficile sia
coinvolgere altre persone nel gruppo sia fare in modo che la
celebrazione sia espressione di tutti.
Vescovo
Venendo
qua, comunque, si sente che c’è una comunità che celebra bene.
Continuate
ad essere presenti, non trainati ma protagonisti.
Rosellina
In
questi anni ho visto crescere questa mia comunità nel celebrare
la vita e la morte e ho visto crescere la sua solidarietà. In
passato eravamo più chiusi. Sento e vedo sempre più che c’è
un fratello che ci viene incontro, e questo è frutto
dell’ascolto della Parola. E’ la comunità che è diventata più
sensibile grazie al suo pastore.
Il
Consiglio ringrazia il Vescovo per la sua attenzione.
La
riunione si scioglie alle ore 22.35.
Consiglio
per gli affari economici.
Mercoledì
29 novembre
Si
è tenuto il 29 novembre 2000, alle ore 20.00.
Gli
è stata presentata una relazione dettagliata su:
-
i consiglieri e il metodo di lavoro del Consiglio,
-
l’informazione che viene data alla comunità sul bilancio
annuale e sulla situazione economica. Il primo è pubblicato
sull’Annuncio e la seconda viene comunicata in assemblee
appositamente convocate.
-
la relazione tecnica sui lavori effettuati e la spesa sostenuta
nei 15 anni della presenza di don Carlo, con documentazione
fotografica e contabile.
-
il bilancio aggiornato al mese in corso.
Il
vescovo ha approvato la gestione
amministrativa ed ha incoraggiato a proseguire
con la stessa dedizione e precisione, ha sottolineato
l’importanza che riveste il tenere la gestione così ben
documentata e il portarla a conoscenza della comunità.
4
Omelia del Vescovo.
Domenica
3 dicembre
Siamo
al momento conclusivo della visita pastorale ed è bello che sia
una domenica di partenza e di avvio e non di termine corsa.
Infatti,
siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico, l’anno della
Chiesa, l’anno che scandisce le varie celebrazioni che ci fanno
vivere i grandi misteri della vita di Cristo e della nostra
salvezza.
La
visita pastorale, che ho compiuto in questi giorni con molta
soddisfazione e con molta gioia, si colloca in questa prospettiva
e vuol essere come una spinta, una ricarica di energie, di
motivazioni e di grazia per riprendere il cammino.
Mi
è stato utile conoscere la vostra realtà di comunità cristiana
e rendermi conto sul posto, e non per sentito dire, di come
cercate di incarnare, vivere e testimoniare la fede e la vostra
appartenenza alla Chiesa.
Durante
la visita pastorale ho potuto intrattenermi con voi, sentire
direttamente come è impostata la vostra comunità cristiana. Ho
potuto approfondire tutto questo soprattutto con il parroco, don
Carlo, che ringrazio della sua cordialità e dell’accoglienza.
Ho incontrato poi le classi di catechismo, le catechiste, i
giovani e i loro animatori, i vari gruppi parrocchiali, il
consiglio pastorale, il consiglio per gli affari economici e la
terza età. Ho presieduto momenti di preghiera ed ora presiedo
questa celebrazione eucaristica conclusiva.
Non
sono mancati i colloqui individuali con coloro che desideravano
parlare col Vescovo. Da tutti ho ricevuto la migliore impressione.
Ringrazio
don Carlo, quanti hanno collaborato per la preparazione della
visita pastorale e delle varie relazioni e anche quanti si sono
impegnati giorno dopo giorno per realizzare un’autentica comunità
cristiana nella luce della fede, nel fervore della preghiera,
nella sincerità della testimonianza e nella reciproca carità.
Vorrei
incoraggiare tutti a proseguire con coraggio e fiducia, uniti e
concordi, il vostro cammino di testimonianza cristiana e di
proposta evangelica.
In
questi giorni ho potuto riflettere più da vicino
sull’impostazione catechistica, liturgica, sacramentale e
comunitaria che caratterizza la vostra parrocchia.
E
un’impostazione senz’altro molto rigorosa, esigente e
impegnativa ma ben radicata nella Parola di Dio e coerente in ogni
sua espressione, sia nei suoi contenuti che nel metodo.
Quest’impostazione domanda molto a tutti e a ciascuno.
Richiede
di essere portata avanti con umiltà, giusto discernimento e
spirito di sacrificio e con la fiducia e la libertà dei figli di
Dio.
Però
è importante che conserviate, per quanto è possibile, rapporti
di amicizia e di cordialità, o almeno qualche periodico contatto,
con le famiglie di quanti non si sentono o non vogliono
condividere il vostro cammino di comunità cristiana, o scelgono
altre vie o altri luoghi per i loro cammini di fede, le
celebrazioni dei sacramenti e i relativi itinerari formativi.
Ho
visto con piacere che cercate di partecipare, in gruppo o con
qualche rappresentante, alle iniziative e agli incontri che, in
sede foraniale o diocesana, vengono programmati per i vari settori
della pastorale o per affrontare qualche problema di attualità
ecclesiale, culturale o sociale.
Sarebbe
anche da vedere come ottenere collegamenti stabili, specialmente a
livello ragazzi e giovani, con l’azione cattolica diocesana e
con la pastorale giovanile, in modo da usufruire
reciprocamente delle comuni esperienze, confrontare idee e
iniziative e avere ulteriori stimoli e aiuti per il vostro cammino
di comunità cristiana.
In
ogni caso è indispensabile che continuiate ad approfondire e a
coltivare il senso dell’appartenere alla Chiesa locale e
universale, considerando e valorizzando la vostra comunità
parrocchiale come cellula viva, parte integrante e tessera
preziosa di quell’organismo più grande che è la famiglia dei
figli di Dio, il corpo mistico di Cristo, la Chiesa una, santa,
cattolica e apostolica.
Il
tempo sacro dell’Avvento ci invita a metterci in attesa del
Signore che viene e ad aprirci
a lui con tutto il cuore in atteggiamento di sincera conversione e
di preghiera e nella volontà di conformare sempre di più la
nostra vita al suo vangelo. Siamo tutti insieme l’unico popolo
di Dio in cammino e domandiamo con questa celebrazione
eucaristica, conclusiva della visita pastorale, di crescere verso
di Lui per mezzo di ogni cosa e di camminare secondo lo Spirito,
cercando prima di tutto il regno di Dio. Sì, perché la vostra
comunità dia questo segno forte alla diocesi e più ampiamente a
quanti vengono a conoscere la vostra esperienza, desidero
incoraggiare tutti a proseguire il cammino intrapreso.
E
per questo invochiamo con filiale devozione la materna protezione
di Maria Santissima e guardiamo al Natale.
Il
Signore che continua a venire in mezzo a noi ci apra i cuori alla
speranza.
5
Il saluto del parroco al Vescovo
Al
termine delle S. Messe.
Salutiamo
il Vescovo che oggi conclude la visita pastorale iniziata lunedì
scorso.
Essa,
entro il tempo di grazia del giubileo che ci chiama a conversione
e ci dona un nuovo inizio, è stata un grande dono del Signore.
Siamo
riconoscenti soprattutto per due motivi. Ora il Vescovo e noi ci
conosciamo meglio e ci sentiamo in una comunione più profonda.
Il
Vescovo ha confermato che il nostro cammino ecclesiale è
suscitato dal Signore. Questo ci dona
serenità e accresce in noi la responsabilità di
continuare l’impegno ecclesiale. Sentiamo il desiderio che il
dialogo con il Vescovo continui nei modi che saranno possibili.
Come
parroco esprimo pubblicamente il proposito di servire questa
porzione di Chiesa che il Vescovo mi affida e di ricercare,
insieme con la comunità, l’obbedienza alla Parola del Signore e
la comunione con il Vescovo e la nostra Chiesa diocesana.
6
La lettera del Vescovo
A
conclusione della visita.
Al
M. R. Parroco don Carlo Salvador
Al
consiglio pastorale parrocchiale di Campolongo
Carissimi
fratelli,
la
visita pastorale che ho compiuto nella vostra parrocchia dal 27
novembre al 3 dicembre 2000, e’ stata anche per me un dono del
Signore, una esperienza forte di fede e di intensa comunione
ecclesiale.
Mi
viene spontaneo dire con l’apostolo Paolo: “Benedetto sia Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con
ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo” (Ef. 1,3).
Ringrazio
il parroco don Carlo Salvador, il consiglio pastorale
parrocchiale, tutti coloro con i quali ho vissuto, più da vicino
i giorni della visita pastorale, e l’intera comunità.
Ho
incontrato le classi di catechismo e le catechiste, i giovani e i
loro animatori, i vari gruppi parrocchiali, il consiglio pastorale
e per gli affari economici, la terza età; ho presieduto vari
momenti di preghiera ed esemplari e partecipate celebrazioni
liturgiche.
Non
sono mancati colloqui individuali con coloro che desideravano
parlare con il vescovo e in particolare con il parroco.
Da
tutti ho ricevuto la migliore impressione e ringrazio don Carlo e
quanti hanno collaborato più strettamente con lui per preparare
la visita pastorale e le varie relazioni.
Vorrei
incoraggiarvi a proseguire con coraggio e fiducia, uniti e
concordi, il vostro cammino di testimonianza cristiana e di
proposta evangelica.
Durante
la visita ho potuto riflettere più da vicino sulla impostazione
catechistica, liturgico sacramentale e comunitaria, che
caratterizza la vostra parrocchia.
E’
un’impostazione senz’altro molto rigorosa, esigente e
impegnativa, ma ben radicata nella parola di Dio e coerente in
ogni sua espressione, sia nei contenuti che nel metodo.
E’
una impostazione che domanda molto a tutti e a ciascuno in
particolare: essa richiede di essere vissuta e riproposta, giorno
dopo giorno, con umiltà, giusto discernimento, spirito di
sacrificio e fiducia in Dio, il quale guida con amore di Padre la
sua Chiesa e le singole comunità cristiane, perché siano segno e
dono del Regno che viene.
So
che non mancano persone e famiglie che non si sentono di
condividere il vostro cammino e per vari motivi scelgono altre vie
e altri luoghi per i loro appuntamenti di fede o per le
celebrazioni dei sacramenti e i relativi itinerari formativi.
Nel
rispetto della reciproca libertà non manchi l’attenzione a
coltivare con loro rapporti di cordiale amicizia e gli opportuni
contatti per tenerli informati sulle iniziative e proposte della
comunità.
Ho
visto con piacere che cercate di partecipare sempre, o in gruppo o
con qualche rappresentante, alle iniziative e agli incontri che in
sede foraniale o diocesana vengono programmati per i vari settori
della pastorale o per affrontare qualche problema di attualità
ecclesiale, culturale e sociale.
Sarebbe
ancora meglio se riusciste a mantenere collegamenti stabili,
specialmente a livello di ragazzi e di giovani, con l’azione
cattolica diocesana, in modo di usufruire reciprocamente delle
comuni esperienze, confrontare idee e iniziative e avere ulteriori
stimoli e aiuti per il vostro cammino di comunità cristiana.
In
ogni caso e’ indispensabile che coltiviate vivo il senso di
appartenenza alla Chiesa locale e universale, considerando e
valorizzando la vostra comunità parrocchiale, come cellula viva,
parte integrante, tessera preziosa, di quell’organismo più
grande che e’ la famiglia dei figli di Dio, il Corpo mistico di
Cristo, la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.
La
visita pastorale si e’ conclusa con l’inizio dell’Avvento,
il tempo liturgico predisposto per accogliere il Signore che viene
a salvarci, aprendo a lui mente e cuore, con la volontà di una
sincera conversione.
Sia
questo il vostro costante atteggiamento di comunità cristiana,
che vuole crescere verso Cristo, per mezzo di ogni cosa.
“Camminate
secondo lo Spirito, cercate prima il Regno di Dio”.
Con
la mia benedizione.
Auguro
a tutti un santo Natale.
+
Alfredo vescovo
Vittorio
Veneto, 18 dicembre 2000 |