Catechesi

dell'anno pastorale

2004 - 2005

 

a cura di

Don Carlo Salvador

LA PENTECOSTE

Parrocchia di Campolongo

 

LA PENTECOSTE

PENTECOSTE SUGLI EBREI

At 2,1-4.6,12-16

 

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per compiersi, erano tutti insieme nello stesso luogo.

2 E ci fu d'improvviso dal cielo un’eco, come erompente soffio violento e riempì tutta la casa dove erano seduti.

3 e apparvero loro lingue divise come di fuoco e sedette su ciascuno di loro;

4 ed furono riempiti tutti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di dichiarare.

6 Venuto quel fragore, la folla si radunò.

12 Tutti erano stupiti e incerti, chiedendosi l'un l'altro: «Cosa vuole essere questo?».

13 Altri invece deridendoli dicevano: «Sono pieni di vino dolce».

 

14 Allora Pietro, levatosi in piedi con gli Undici, levò la sua voce e dichiarò loro: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia ben noto questo e ascoltate con attenzione le mie parole:

15 Questi uomini non sono ubriachi come voi pensate, è infatti l’ora terza del mattino.

16 Ma questo è ciò che è stato detto attraverso  il profeta Gioele.

 

5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuta questa voce, la folla si radunò e rimase turbata perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua.  7 Erano fuori di sé e si meravigliavano dicendo: «Ecco, tutti costoro che parlano non sono Galilei? 8 E come noi sentiamo ciascuno parlare nella nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, residenti Romani, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».

 

 

cf. anche:

Pentecoste sui Samaritani (At 8,14-17)

Pentecoste sui pagani (At 10,44-48)

 

  

 

 

L’EVENTO DELLA PENTECOSTE

Il libro degli Atti

1  L’evento della pentecoste (1-3).

 

Il racconto dell’effusione dello Spirito Santo è molto conciso.

Luca segnala le circostanze di tempo e di spazio e descrive un evento che produce effetti auditivi e visivi (2-3) ma lascia indeterminati e sospesi alcuni aspetti e dati riguardanti persone e luogo. Egli non segnala dati storici precisi e particolareggiati ma fa capire ai lettori ciò che sta dietro alla tradizione della Pentecoste tra­smessa nel breve testo (1-4).

La descrizione non indugia ma è unico periodo unito dalla copula e che ricorre sette volte.

Luca vuole dare l’idea dell’importanza dell’evento e crea un episodio drammatico, che appare dagli atteggiamenti assunti dai testimoni (12-13).

La descrizione richiama la teofania del Sinai nella versione dei Settanta.

L’elenco del popoli è un’inserzione nel racconto, non il racconto originario.

Dietro alle manifestazioni ricordate c’è una po­tenza divina sconvolgente, quella dello Spirito Santo, che abilita i discepoli di Gesù all’annunzio delle grandi opere di Dio.

Non possiamo servir­ci di questi pochi dati per ricostruire un’eventuale successione di avvenimenti, ma li dobbiamo considerare come affermazioni di dati teologici: discesa dello Spirito, il parlare in altre lingue e la missione affidata agli apostoli.

L’espressione: «Mentre stava per compiersi il giorno della Pentecoste» è significativa, poiché non vuole indicare il termine di un periodo, ma la venuta di un giorno atteso, predetto dai profeti e promesso da Gesù.

At 17-21: Negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona. At 1,8: Avrete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra.

Lc 24,49: E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto.

Questo giorno desi­gna un evento di salvezza della massima importanza: il vero Israele inizia a separarsi dai giudei che non credono e non diventano Chiesa.

 

2   Gli effetti della Pentecoste (5-13).

 

Il dono delle lingue comunicato ai discepoli di Gesù.

Al riguardo Luca così si esprime: «E tutti furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a par­lare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi».

Il testo va integrato con quanto è detto al v. 11: «Siamo Parti, Medi, Elamiti... Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo parlare nel­le nostre lingue delle grandi opere di Dio.

Il v. 11 dice chiaramente co­me Luca ha inteso il dono di parlare in altre lingue.

Lo Spirito li abilita a parlare li lingue degli altri popoli. I discepoli di Gesù annunziano le grandi opere di Dio (ta megaleia tou theou). L’espressione «le grandi opere di Dio» manifesta la concezione che Lu­ca ha dell’azione storico-salvifica di Dio.

Luca pone in evidenza le grandi opere che  Dio  compie con i suoi interventi nella storia.

Lc 1,16:  “L’anima mia magnifica il Signore”.

Può essere inte­so: L’anima mia  esalta la grandezza (= le grandi opere) del Signore.

Lc 1,49:  “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente.

Lc 1,58:  “I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei (Elisabetta) la sua misericordia. Il Signore ma­nifestò con lei la grandezza dell’opera della sua misericordia.

Tenendo presente questa istanza di Lu­ca si comprende che ciò che lo Spirito dà è il dono di annunziare in maniera comprensibile anche ad altri popoli le mira bili gesta di Dio.

Hanno celebrato Dio in mezzo alle nazioni (Rm 15,9 = Sal 18,50) e lo hanno fatto con le diverse lingue di queste nazioni a cui dirigevano la loro testimonianza.

Luca da risalto all’annuncio missionario, abilita alla testimonianza universale che in At 1,8 è promessa e affidata agli apostoli. D’ora in avanti Pietro (2,14ss) può svolgere un tale servizio di testimonianza, il che prima non era ancora possibile (Lc 24,48s; At 1,8).

L’evento genera negli spettatori: lo stupore dei giudei per il prodigio, la perplessità e incertezza di alcuni; la derisione di altri, come se i discepoli avessero bevuto.

Quando Dio interviene il credente deve prender posizione. Accade, ad esempio, dopo il discorso di Pietro (2,41) e quello di Paolo nell’areopago . At 17,32-34: Quando sentirono parlare di risurrezione dai morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: Ti sentiremo su questo un’altra volta. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti.

 

3   L’icona rappresenta la pentecoste sugli ebrei.

 

L’evento della Pentecoste è una grande opera di Dio che interessa il mon­do giudaico e non va considerato come un’anticipazione della missione tra i pagani, per non falsificare la portata storico-salvifica dell’evento. Infatti il testo parla di giudei provenienti dalla diaspora che sono venuti ad abitare a Gerusalemme, città santa, centro dei loro desideri religiosi.

Non si può quindi pensare che si tratti di giudei che siano venuti dalla diaspora per la festa della Pentecoste e che, una vol­ta ricevuto il battesimo, siano ritornati nei loro paesi e in questi essi abbiano an­nunziato il vangelo. Questa è una visione distorta della storia della salvezza. Luca par­la più avanti della missione degli apostoli diretta ai pagani.

Il battesimo dei primi pagani è narrato in At 10,1-11,18.

Dio stesso, con una vi­sione fa capire a Pietro che nessun uomo deve essere considerato profano e immondo e che nessuno va escluso dall’annunzio della salvezza e con l’invio di un angelo a Cornelio, centurione pagano, per avvertirlo di manda­re degli uomini a Giaffa, a chiamare Pietro. Luca c’informa sul battesimo del primo pagano, su una nuova pentecoste e quindi su un’epoca decisiva nella storia della chiesa primitiva.

Pietro viene indotto da Dio a divenire il missionario dei pagani.

 

4  La pentecoste e l’economia dello Spirito.

 

La Pentecoste inizia l’economia universale dello Spirito, economia che va bene intesa. L’universalità non si potrà realizzare che progressivamente, nella misura che la testimonianza apostolica si estenderà fino ai confini della terra.

Le lingue e le culture di tutti i popoli sono date dallo Spirito agli apostoli e alla Chiesa.

L’economia dello Spirito non si accomoda sulla supremazia di una lingua o di una cultura sull’altra ma le assume tutte. Non si tratta di considerare lo Spirito Santo come il sostituto di Gesù Cristo sulla terra, dopo che egli è salito alla destra del Padre: Lo Spirito, come ha sostenuto l’ope­ra missionaria di Gesù durante la sua vita (cf Lc 3,22; 4,1.18; 10,21; At 1,2), così ora sostiene e promuove l’opera missionaria degli apostoli.

L’economia universale dello Spirito non inizia dopo l’ascensione, quando Gesù siede alla destra del Padre fino al suo ritorno glorioso nella parusia, ma continua dopo l’ascensione.

Sono significative al riguardo le due dichiarazioni parallele che si trovano in At 16,6-7 nelle quali si identifica «lo Spirito Santo» e lo «Spirito di Gesù».

D’altronde Pietro nel suo discorso di Pentecoste aveva affermato di Gesù risorto: «Innalzato alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire» (At 2,33).

Il kerygma insegna che Gesù Cristo, dopo essere stato esaltato, effonde egli stesso lo Spirito San­to che aveva promesso agli apostoli. Lo Spirito come forza motrice della missione è un continuum tra il mi­nistero di Gesù (Lc 3,22; 4,1.18; 10,21;At 1,2) e quello degli apostoli. Da qui appare come l’economia dello Spiri­to Santo agisce in sintonia con quella di Gesù Cristo, esaltato alla destra del Padre.

 

5  L’evento della pentecoste e la fede.

 

Gli studiosi si sono domandati come un prodigio tanto vistoso e importan­te, quale la Pentecoste, non abbia suscitato la fede. Infatti il racconto pone in evi­denza il gran numero dei testimoni di questo evento e lo sbigottimento prodotto in essi da questa imponente manifestazione dello Spirito. Sembra quindi che lo scopo del prodigio della Pentecoste sia quello dello sbigottimento e dell’ammira­zione, non già quello della fede.

L’evento della Pentecoste dà in primo luogo la certezza fondamentale che lo Spirito Santo è stato donato abbondantemente alla Chiesa e che testimone di questo essenziale dono alla Chiesa è la nu­merosa folla presente a Gerusalemme che proveniva da tutte le parti del mondo, come è detto esplicitamente in At 2,5-13.

Tuttavia Luca ha ben distinto i due aspetti di questo prodigio:

o       il miracolo in sé, cioè la misteriosa comunicazione del dono dello Spiri­to Santo fatta ai discepoli di Gesù (At 2,1-13),

o       il discorso di Pietro (At 2,14-36), con il quale l’apostolo spiega il significato della Pentecoste e mostra come il dono dello Spirito ai discepoli è conseguenza della stessa pro­messa che Gesù aveva fatto loro.

At 2,33: Innalzato alla destra di Dio, avendo ricevuto dal Pare la promessa dello Spirito, quello santo, ha effuso questo che voi sia vedete sia udite.

Questo discorso ha suscitato la fede negli ascoltatori; infatti al termine è detto: «coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone» (At 2,41). Pietro risponde alla reazione degli spettatori all’evento della pentecoste indicata in At 2,12-13 e provoca la loro risposta di fede.

Le Scritture mettono in luce che per arrivare alla fede occorre la predicazione.

L’importanza della predicazione per arrivare alla fede è messa in luce più volte nelle Scritture. At 19,1-7, ad esempio, parla di coloro che avevano ricevuto il bat­tesimo di acqua praticato dal Precursore e non avevano mai sentito parlare di Spi­rito Santo. Paolo li istruisce dicendo loro: «Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù Cristo. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano» (19,4-6). Come Paolo nella sua missione spie­ga ai giudei che Gesù è il Messia promesso ed entrato nella storia, così ora egli di­ce ai discepoli del Battista che Gesù è colui di cui Giovanni il Battezzatore annun­ziava la venuta.

 

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