LA
PENTECOSTE
PENTECOSTE
SUGLI EBREI
At
2,1-4.6,12-16
1
Mentre il giorno di Pentecoste stava per compiersi, erano tutti
insieme nello stesso luogo.
2
E ci fu d'improvviso dal cielo un’eco, come
erompente soffio violento e riempì tutta la casa dove erano
seduti.
3
e apparvero loro lingue divise come di fuoco e sedette su ciascuno
di loro;
4
ed furono riempiti tutti di Spirito Santo e cominciarono a parlare
in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di dichiarare.
6
Venuto quel fragore, la folla si radunò.
12
Tutti erano stupiti e incerti, chiedendosi l'un l'altro: «Cosa
vuole essere questo?».
13
Altri invece deridendoli dicevano: «Sono pieni di vino dolce».
14
Allora Pietro, levatosi in piedi con gli Undici, levò la sua voce
e dichiarò loro: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di
Gerusalemme, vi sia ben noto questo e ascoltate con attenzione le
mie parole:
15
Questi uomini non sono ubriachi come voi pensate, è infatti
l’ora terza del mattino.
16
Ma questo è ciò che è stato detto attraverso
il profeta Gioele.
5
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni
nazione che è sotto il cielo. 6 Venuta questa voce, la
folla si radunò e rimase turbata perché ciascuno li sentiva
parlare nella propria lingua.
7 Erano fuori di sé e si meravigliavano
dicendo: «Ecco, tutti costoro che parlano non sono Galilei? 8
E come noi sentiamo ciascuno parlare nella nostra lingua nativa? 9
Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della
Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, 10
della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della
Libia vicino a Cirène, residenti Romani, 11 Ebrei e
prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre
lingue le grandi opere di Dio».
cf.
anche:
Pentecoste
sui Samaritani (At 8,14-17)
Pentecoste
sui pagani (At 10,44-48)
L’EVENTO
DELLA PENTECOSTE
Il libro degli Atti
1 L’evento
della pentecoste (1-3).
Il racconto dell’effusione dello Spirito Santo è
molto conciso.
Luca segnala le circostanze di tempo e di spazio e
descrive un evento che produce effetti auditivi e visivi (2-3) ma
lascia indeterminati e sospesi alcuni aspetti e dati riguardanti
persone e luogo. Egli non segnala dati storici precisi e
particolareggiati ma fa capire ai lettori ciò che sta dietro alla
tradizione della Pentecoste trasmessa
nel breve testo (1-4).
La
descrizione non indugia ma è unico periodo unito dalla copula e
che ricorre sette volte.
Luca
vuole dare l’idea dell’importanza dell’evento e crea un
episodio drammatico, che appare dagli atteggiamenti assunti dai
testimoni (12-13).
La
descrizione richiama la teofania del Sinai nella versione dei
Settanta.
L’elenco
del popoli è un’inserzione nel racconto, non il racconto
originario.
Dietro
alle manifestazioni ricordate c’è una potenza divina
sconvolgente, quella dello Spirito Santo, che abilita i discepoli
di Gesù all’annunzio delle grandi opere di Dio.
Non
possiamo servirci di questi pochi dati per ricostruire
un’eventuale successione di avvenimenti, ma li dobbiamo
considerare come affermazioni di dati teologici: discesa dello Spirito, il parlare in altre lingue e la
missione affidata agli apostoli.
L’espressione:
«Mentre stava per compiersi il giorno della Pentecoste» è
significativa, poiché non vuole indicare il termine di un
periodo, ma la venuta di un giorno atteso, predetto dai profeti e
promesso da Gesù.
At
17-21: Negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonderò il mio
Spirito sopra ogni persona. At 1,8: Avrete la forza dello Spirito
Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme,
in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della
terra.
Lc
24,49: E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha
promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di
potenza dall’alto.
Questo
giorno designa un evento di salvezza della massima importanza:
il vero Israele inizia a separarsi dai giudei che non credono e
non diventano Chiesa.
2 Gli
effetti della Pentecoste (5-13).
Il dono delle lingue comunicato ai discepoli di Gesù.
Al riguardo Luca così si esprime: «E tutti furono
pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue,
come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi».
Il testo va integrato con quanto è detto al v. 11:
«Siamo Parti, Medi, Elamiti... Giudei e proseliti, Cretesi e
Arabi e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere
di Dio.
Il v. 11 dice chiaramente come Luca ha inteso il
dono di parlare in altre lingue.
Lo Spirito li abilita a parlare li lingue degli
altri popoli. I discepoli di Gesù annunziano le grandi opere di
Dio (ta megaleia tou theou). L’espressione «le grandi
opere di Dio» manifesta la concezione che Luca ha dell’azione
storico-salvifica di Dio.
Luca pone in evidenza le grandi opere che
Dio compie con
i suoi interventi nella storia.
Lc 1,16: “L’anima
mia magnifica il Signore”.
Può essere inteso: L’anima mia
esalta la grandezza (=
le grandi opere) del Signore.
Lc 1,49: “Grandi
cose ha fatto in me l’Onnipotente.
Lc 1,58: “I
vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei
(Elisabetta) la sua misericordia. Il Signore manifestò con lei
la grandezza dell’opera della sua misericordia.
Tenendo presente questa istanza di Luca si
comprende che ciò che lo Spirito dà è il dono di annunziare in
maniera comprensibile anche ad altri popoli le mira bili gesta di
Dio.
Hanno celebrato Dio in mezzo alle nazioni (Rm 15,9 =
Sal 18,50) e lo hanno fatto con le diverse lingue di queste
nazioni a cui dirigevano la loro testimonianza.
Luca da risalto all’annuncio missionario, abilita
alla testimonianza universale che in At 1,8 è promessa e affidata
agli apostoli. D’ora in avanti Pietro (2,14ss) può svolgere un
tale servizio di testimonianza, il che prima non era ancora
possibile (Lc 24,48s; At 1,8).
L’evento
genera negli spettatori: lo stupore dei giudei per il prodigio, la
perplessità e incertezza di alcuni; la derisione di altri, come
se i discepoli avessero bevuto.
Quando
Dio interviene il credente deve prender posizione. Accade, ad
esempio, dopo il discorso di Pietro (2,41) e quello di Paolo
nell’areopago . At 17,32-34: Quando sentirono parlare di
risurrezione dai morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: Ti
sentiremo su questo un’altra volta. Ma alcuni aderirono a lui e
divennero credenti.
3 L’icona
rappresenta la pentecoste sugli ebrei.
L’evento della Pentecoste è una grande opera di Dio che interessa il mondo
giudaico e non va considerato come un’anticipazione della
missione tra i pagani, per non falsificare la portata
storico-salvifica dell’evento. Infatti il testo parla di giudei
provenienti dalla diaspora che sono venuti ad abitare a
Gerusalemme, città santa, centro dei loro desideri religiosi.
Non si può quindi pensare che si tratti di giudei che siano venuti dalla
diaspora per la festa della Pentecoste e che, una volta ricevuto
il battesimo, siano ritornati nei loro paesi e in questi essi
abbiano annunziato il vangelo. Questa è una visione distorta
della storia della salvezza. Luca parla più avanti della
missione degli apostoli diretta ai pagani.
Il battesimo dei primi pagani è narrato in At
10,1-11,18.
Dio stesso, con una visione fa capire a Pietro che nessun uomo deve essere
considerato profano e immondo e che nessuno va escluso
dall’annunzio della salvezza e con l’invio di un angelo a
Cornelio, centurione pagano, per avvertirlo di mandare degli
uomini a Giaffa, a chiamare Pietro. Luca c’informa sul battesimo del primo pagano, su una nuova pentecoste e
quindi su un’epoca decisiva nella storia della chiesa primitiva.
Pietro viene indotto da Dio a divenire il
missionario dei pagani.
4 La
pentecoste e l’economia dello Spirito.
La Pentecoste inizia l’economia universale dello
Spirito, economia che va bene intesa. L’universalità non si
potrà realizzare che progressivamente, nella misura che la
testimonianza apostolica si estenderà fino ai confini della
terra.
Le lingue e le culture di tutti i popoli sono date
dallo Spirito agli apostoli e alla Chiesa.
L’economia dello Spirito non si accomoda sulla
supremazia di una lingua o di una cultura sull’altra ma le
assume tutte. Non si tratta di considerare lo Spirito Santo come
il sostituto di Gesù Cristo sulla terra, dopo che egli è salito
alla destra del Padre: Lo Spirito, come ha sostenuto l’opera
missionaria di Gesù durante la sua vita (cf Lc 3,22; 4,1.18;
10,21; At 1,2), così ora sostiene e promuove l’opera
missionaria degli apostoli.
L’economia universale dello Spirito non inizia
dopo l’ascensione, quando Gesù siede alla destra del Padre fino
al suo ritorno glorioso nella parusia, ma continua dopo
l’ascensione.
Sono significative al riguardo le due dichiarazioni
parallele che si trovano in At 16,6-7 nelle quali si identifica «lo
Spirito Santo» e lo «Spirito di Gesù».
D’altronde Pietro nel suo discorso di Pentecoste
aveva affermato di Gesù risorto: «Innalzato alla destra di Dio e
dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva
promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire»
(At 2,33).
Il kerygma insegna che Gesù Cristo, dopo essere
stato esaltato, effonde egli stesso lo Spirito Santo che aveva
promesso agli apostoli. Lo Spirito come forza motrice della
missione è un continuum tra il ministero di Gesù (Lc
3,22; 4,1.18; 10,21;At 1,2) e quello degli apostoli. Da qui appare
come l’economia dello Spirito Santo agisce in sintonia con
quella di Gesù Cristo, esaltato alla destra del Padre.
5 L’evento
della pentecoste e la fede.
Gli studiosi si sono domandati come un prodigio tanto vistoso e importante,
quale la Pentecoste, non abbia suscitato la fede. Infatti il
racconto pone in evidenza il gran numero dei testimoni di questo
evento e lo sbigottimento prodotto in essi da questa imponente
manifestazione dello Spirito. Sembra quindi che lo scopo del
prodigio della Pentecoste sia quello dello sbigottimento e
dell’ammirazione, non già quello della fede.
L’evento della Pentecoste dà in primo luogo la certezza fondamentale che
lo Spirito Santo è stato donato abbondantemente alla Chiesa e che
testimone di questo essenziale dono alla Chiesa è la numerosa
folla presente a Gerusalemme che proveniva da tutte le parti del
mondo, come è detto esplicitamente in At 2,5-13.
Tuttavia Luca ha ben distinto i due aspetti di questo prodigio:
o
il miracolo in sé, cioè la misteriosa comunicazione del
dono dello Spirito Santo fatta ai discepoli di Gesù (At
2,1-13),
o
il discorso di Pietro (At 2,14-36), con il quale
l’apostolo spiega il significato della Pentecoste e mostra come
il dono dello Spirito ai discepoli è conseguenza della stessa promessa
che Gesù aveva fatto loro.
At 2,33: Innalzato alla destra di Dio, avendo ricevuto dal Pare la promessa
dello Spirito, quello santo, ha effuso questo che voi sia vedete
sia udite.
Questo discorso ha suscitato la fede negli
ascoltatori; infatti al termine è detto: «coloro che accolsero
la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro
circa tremila persone» (At 2,41). Pietro risponde alla reazione
degli spettatori all’evento della pentecoste indicata in At 2,12-13 e provoca la loro
risposta di fede.
Le Scritture mettono in luce che per arrivare alla fede occorre la
predicazione.
L’importanza
della predicazione per arrivare alla fede è messa in luce più
volte nelle Scritture. At 19,1-7, ad esempio, parla di coloro che
avevano ricevuto il battesimo di acqua praticato dal Precursore
e non avevano mai sentito parlare di Spirito Santo. Paolo li
istruisce dicendo loro: «Giovanni ha amministrato un battesimo di
penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe
venuto dopo di lui, cioè in Gesù Cristo. Dopo aver udito questo,
si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena
Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo
e parlavano in lingue e profetavano» (19,4-6). Come Paolo nella
sua missione spiega ai giudei che Gesù è il Messia promesso ed
entrato nella storia, così ora egli dice ai discepoli del
Battista che Gesù è colui di cui Giovanni il Battezzatore annunziava
la venuta.
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