IDEA
GUIDA 2004-2005
LA
COMUNITA’ CRISTIANA RICORDA LA SUA ESPERIENZA CON DIO
1 Il ricordare
Il
ricordare è una dimensione della vita umana. Pensiamo a quante
cose ogni giorno ci ritornano alla mente e al cuore. L’uomo
ricorda ciò che ha già vissuto e rivive sentimenti ed emozioni.
Un uomo senza memoria è senza radici, vive l’oggi senza
consapevolezza e non sa orientarsi rispetto al futuro. La memoria
è ciò che tiene unito l’uomo al passato, ciò che riveste di
significato l’oggi e che lo apre al futuro.
La memoria, importante nella
relazione con se stessi e con gli altri, lo è anche nella
relazione con Dio? La religione ha bisogno di ricordare?
Per rispondere guardiamo alla
parola di Dio e alla liturgia, le strade sicure entro le quali Dio
continua ad incontrarci.
Nella Bibbia
la scansione del tempo non è cronologica ma salvifica. Il tempo e
la storia sono considerati partendo da ciò che Dio compie in
essi, perché è Dio a dare loro senso.
In questo modo la storia ed il
tempo diventano i custodi dell’agire di Dio, i depositari del
senso e dell’orientamento che egli intende dare all’umanità e
alla creazione.
Dio è presente nelle tracce che lascia nella storia
e l’uomo di ogni tempo può riconoscerlo, incontrarlo o
ritornare a lui. Queste tracce sono eventi fondativi, che segnano una tappa nell’alleanza. Senza questi eventi il rapporto con
Dio non sarebbe lo stesso.
Se il credente non ricorda il suo vissuto con Dio si
allontana dal senso che Dio dà alla vita, non sa più leggere la
propria e altrui esistenza e non sa più riconoscere cosa fare
nella relazione con Dio. E’ Dio stesso ad educare l’uomo a
ricordare per ripartire dagli eventi fondanti. Dio
si rivela affinché la salvezza si compia oggi per noi.
La liturgia
scandisce nel tempo gli eventi operati da Dio nella storia della
salvezza e ricordati dalla Parola in modo che la memoria di essi
segni il cammino dell’uomo.
Non è opzionale: se mi
ricordo. Nella liturgia Dio e l’uomo che hanno fatto memoria
crescono nell’amore.
In questo modo l’oggi diventa il tempo favorevole, il kairòs, e il
domani la manifestazione definitiva del progetto di Dio, la parusia. La memoria nella parola e nella
liturgia fa accadere oggi ciò che Dio aveva compiuto ieri ed orienta il presente e
il futuro secondo il suo progetto. Si parte da Dio che agisce e
lascia tracce.
La memoria impegna il cuore, che viene
rinsaldato e purificato nella relazione con Dio. Il ricordo è
affettivo.
1 La
memoria nella Bibbia.
La Bibbia è il libro della memoria di quello che Dio
ha fatto per e con il suo popolo e di come l’uomo ha risposto
all’azione di Dio.
Nella storia di Israele c’è stato un evento straordinario: Dio ama
Israele e lo sceglie tra tutti gli altri popoli.
Dt 7,7: Il Signore si è legato a voi e
vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri
popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i
popoli - ma
perché il Signore vi ama e, osservando il giuramento fatto ai
vostri padri, vi ha fatto uscire con mano potente ...
Questo evento è l’Esodo. Lo
ricordiamo brevemente attraverso ciò che Dio stesso dice.
Es 19,4: Voi stessi avete
visto quanto ho fatto agli egiziani e vi ho sollevati come su ali
di aquile e vi ho condotti accanto a me.
o
avete visto
quanto ho fatto agli egiziani.
All’Egitto
Dio ha tolto Israele, lo ha liberato dalla schiavitù, lo ha fatto
passare attraverso il mare rosso ed ha gettato in mare i cavalli e
i cavalieri del faraone.
La Bibbia
ci dice perché Dio fa questo.
Gli
Israeliti gemevano per i lavori e gridarono e il loro grido dai
lavori salì a Dio.
E
esaudì il loro gemito e ricordò la sua alleanza verso Abramo,
Isacco e Giacobbe.
E vide Dio i
figli di Israele e si fece conoscere a loro (Es
2,23-25).
Dio è il
primo a ricordare. E fa memoria dell’impegno preso e intervenire
per gli israeliti.
o
e vi ho
sollevati come su ali di aquile
L’aquila
mette i piccoli sulle ali perché non siano colpiti dai
cacciatori.
E’ ciò
che ha fatto Dio nei confronti di Israele durante tutto il cammino
nel deserto.
Ma Israele nel deserto protesta
e mormora e mette alla prova il Signore dubitando della sua
presenza. Protestare significa chiamare in giudizio il Signore.
Mormorare
è ribellarsi a qualcosa che non si avverte più come proprio e
significativo.
Mettere
alla prova significa pretendere che la potenza di Dio esaudisca il
proprio desiderio: “Il Signore è in mezzo a noi si o no?”.
Eppure nel
deserto il Signore usa pazienza e benevolenza verso Israele e fa
scaturire l’acqua dalla roccia (Es 17,6) e
fa piovere la manna dal cielo (Es 16,4).
Es 16,2-4: Tutta la comunità dei figli di
Israele mormorava contro Mosè e contro Aronne e gli israeliti
dissero contro di loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella
terra d’ Egitto, quando eravamo seduti presso le marmitte delle
carni e mangiavamo pane a sazietà; perché ci avete fatti uscire
in questo deserto per uccidere di fame tutta questa comunità».
Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io faccio piovere per voi
pane dal cielo ...
Pensiamo
alla sosta presso il Sinai, luogo dell’incontro con Dio e della
consegna della Legge, in cui Israele si impegna con Dio a vivere
in alleanza e a perseguire il suo progetto.
In risposta
a Mosè che prende il libro dell’alleanza e lo legge alla
presenza del popolo gli israeliti dicono: Tutto ciò di cui ha
parlato il Signore faremo e ascolteremo (Es 24,7).
Israele non indugia a dare la
risposta di alleanza ed esegue ancor prima di ascoltare, sapendo la proposta di Dio è una proposta di vita.
o
e vi ho condotti accanto a me.
Perché Dio intraprende tutto
questo cammino con Israele?
Egli dice: e vi introdurrò
nella terra sulla quale ho steso la mia mano per darla a Abramo e
a Isacco e a Giacobbe e ve la darò in sorte: io, il Signore (Es
6,8).
Gs 24, 13: Vi diedi una
terra, che voi non avevate lavorata, e abitate in città che voi
non avete costruite, e mangiate i frutti delle vigne e degli
oliveti, che non avete piantati.
Lv 25, 23: E la terra non sarà venduta in modo stabile, perché la terra
è mia e voi siete forestieri e inquilini davanti a me.
La terra promessa diventa il
luogo in cui abitare e vivere con fede, nella
consapevolezza di non essere padroni ma ospiti e
forestieri, perché la terra è dono di Dio.
o
per farvi
abitare.
Abitare significa rimanere
nell’alleanza con Dio. Infatti nella terra si vive con fede.
L’esodo è l’evento che
fonda in modo indelebile la relazione.
Dio inventa il modo di essere
presente a noi, così gli eventi ci riguardano direttamente.
2
Il memoriale.
A chi vive lontano nel tempo rispetto agli eventi
fondatori, i testi biblici propongono di celebrare questi eventi
come festa e come memoriale. Sorgono le feste di
pellegrinaggio, il
sabato, l’anno
sabbatico, il giubileo (Lv 25,8-17), la pasqua e la pentecoste.
Gli eventi
ricordati nella parola e celebrati nella liturgia accadono per noi
con la stessa potenza con cui sono stati compiuti da Dio. Il fare
memoria è il modo che Dio ha “inventato” per continuare
ad essere presente sempre in mezzo a noi.
Due testi
biblici illustrano il memoriale.
Es 12,14: E
sarà questo giorno (dell’uscita dall’Egitto) per voi
memoriale e lo festeggerete, festa del Signore, in tutte le vostre
generazioni: come norma eterna lo festeggerete.
Gs 24,1-8:
Giosuè
radunò tutte le tribù d’Israele in Sichem e disse a tutto il
popolo: «Dice il Signore, Dio d’Israele: I vostri padri
abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dei.
Io presi il
padre vostro Abramo da oltre il fiume e gli feci percorrere tutto
il paese di Canaan; moltiplicai la sua discendenza e gli diedi
Isacco. Ad Isacco diedi Esaù e Giacobbe e Giacobbe e i suoi figli
scesero in Egitto. Poi mandai Mosè e Aronne e colpii l’Egitto
con i prodigi che feci in mezzo ad esso; dopo vi feci uscire. Feci
dunque uscire dall’Egitto i vostri padri e voi arrivaste al
mare. Gli egiziani inseguirono i vostri padri con carri e
cavalieri fino al Mare Rosso. Quelli gridarono al Signore ed egli
pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; poi spinsi sopra loro
il mare, che li sommerse; i vostri occhi videro ciò che io avevo
fatto agli egiziani. Dimoraste lungo tempo nel deserto. Io vi
condussi poi nel paese degli Amorrei, che abitavano oltre il
Giordano; essi combatterono contro di voi e io li misi in vostro
potere; voi prendeste possesso del loro paese e io li distrussi
dinanzi a voi”.
Il NT ci
educa alla memoria. Quando celebriamo l’Eucaristia preghiamo: Annunciamo
la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione
nell’attesa della tua venuta.
Siamo noi,
oggi, che annunciamo la morte e proclamiamo la risurrezione, anche
se noi non eravamo presenti quando questo è accaduto, perché la
memoria rende l’evento contemporaneo. Gesù ricalca le tracce
lasciate da Dio entro la storia di Israele e trova in esse il
senso per la propria vita e la propria missione.
Gesù
ordina di fare memoria: Fate questo in memoria di me (1Cor
11,26).
Nel
Magnificat Maria annuncia come rivolte a sé le opere compiute da
Dio lungo tutta la storia della salvezza: Grandi cose ha fatto
in me l’Onnipotente. Il fare memoria
nella preghiera rende contemporanei e partecipi
dell’evento compiuto da Dio.
Ogni
persona che crede la storia della salvezza attesta che Dio ha
liberato Israele, che lo ha nutrito quand’era nel deserto, che
gli ha dato una terra, che ha consegnato il suo figlio per noi e
ogni credente attesta: Dio mi ha liberato, mi ha
nutrito di manna quand’ero nel deserto e mi ha dato una
terra; Gesù è il mio Signore, la mia risurrezione
e la mia vita.
La persona
e la comunità rivivono gli interventi di Dio e cantano la gloria
di Dio, mettendo in luce l’agire di Dio, il suo amore e la sua
fedeltà. Senza questo ricordo non c’è vita spirituale, perché
vivere alla presenza di Dio implica il ricordare la sua presenza,
ritrovare nella storia i segni del suo agire, gli eventi fondativi
attraverso i quali Dio ci salva.
Non
cogliamo bene le cose quando ci viviamo dentro e perciò abbiamo
bisogno di distanza e di silenzio. Chi non ricorda perde le radici
da cui è nato e che lo costituiscono nella sua identità. Per noi
significa perdere la propria specificità di figli e di popolo di
Dio.
La comunità
ricorda per non dimenticare e per gioire del cammino che Dio dona
di fare. Quest’anno coltiveremo la memoria, ricorderemo le
grandi opere compiute da Dio in mezzo a noi e per noi nella nostra
storia con lui.
Una comunità
di fede non può non riconoscere che Dio ha fatto qualcosa di
speciale.
Sono gli
eventi di Dio che non vanno lasciati cadere, per non smarrire il
senso e l’orientamento che Dio dà alla nostra storia.
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