PREMESSA
L’annuncio
della Parola è il primo percorso del cammino ecclesiale.
La
Parola rivela il disegno di Dio, suscita fede e conversione e apre
spazi nuovi.
Annunciare
la Parola è la missione di Gesù e della Chiesa (Mc 3,14; Lc
9,2).
Senza
la Parola lo Spirito non può guidare in tutta la verità né
santificare attraverso i sacramenti né edificare la comunità
cristiana nella carità (cf. Mt 16,12-15).
Ascoltare
e annunciare la Parola è la prima responsabilità del pastore e
dei fedeli.
La
Parola va seminata ovunque, con fiducia che essa porterà frutto
abbondante.
Già
Isaia annunciava che la parola uscita dalla bocca del Signore non
tornerà a lui senza aver compiuto ciò per cui l’ha mandata (cf.
Is 55, 10-11).
Gesù
ascolta la Parola e la pratica agendo perché si compiano le
Scritture (cf. Lc 22,37).
Egli
sa che gli ascoltatori non sono in grado di portare sempre il peso
di ciò che dice, ma anche che lo Spirito dirà tutto ciò che
ascolta e li porterà nella verità intera (cf. Gv 16,13).
Lo
Spirito ascolta la Parola con i discepoli e per loro, per
rivelarla loro nei momenti e nei modi in cui possono comprenderla.
La parola è come la semente che cresce nel tempo.
L’ascolto
richiede i tempi lunghi e la fiducia illimitata del bambino.
Chi
ascolta la Parola deve poter dire: “Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato
è l’anima mia” (Sal 131,2).
Gesù
non concede compromessi sulla Parola e non si lascia condizionare.
Davanti
al fatto che molti discepoli si tirano indietro e non vanno più
con lui dice ai Dodici: “Forse anche voi volete andare?” (Gv
6,67) e a Pietro che protesta davanti all’annuncio della
Passione dice: “Va dietro di me, Satana!” (Mt 16,23). I veri
ascoltatori non giudicano la Parola né la aggiustano ma si
lasciano giudicare da essa.
Gesù
parlava a tutti in parabole (Sal 78,12) e le spiegava al gruppo di
discepoli in privato o perché essi lo interrogavano o di sua
iniziativa. In questo modo li educava a condividere la fede e a
diventare comunità. Condividere la Parola nei gruppi ecclesiali
è importante come ascoltarla personalmente. Lo Spirito trova lo
spazio per educare all’unica fede e creare le collaborazioni
necessarie per testimoniarla.
La
parola viene detta per far ardere il cuore (Lc 24,32).
Credere
in Gesù impegna il cuore, che ha ragioni che la mente non
conosce.
Il
discepolo che Gesù amava e Maria di Magdala arrivano per primi
alla fede, grazie alla relazione affettiva profonda che li legava
a Gesù (cf. Gv 19,39; 20,8.16).
L’ascolto
della Parola fa crescere in età sapienza e grazia, come Gesù (cf.
Lc 2,52).
Pubblico
le catechesi tenute nell’anno pastorale 2002-2003 per andare
incontro a quanti desiderano stare sulla Parola ascoltata. La
corredo di citazioni bibliche per aiutare ad ampliare
ulteriormente la sua risonanza con la propria ricerca.
Accogliete
la parola piantata, quella che può salvare le vostre anime.
Divenite poi facitori della parola e non solo uditori ingannanti
voi stessi. Perché se qualcuno è uditore della parola e non
facitore, questi è conforme a un uomo che contempla il volto
della sua nascita in uno specchio: contemplò infatti se stesso e
se ne andò e subito dimenticò quale era.
Chi invece si china sulla legge perfetta e vi rimane
saldo, divenuto non ascoltatore smemorato ma facitore d’opera,
sarà beato nel suo agire (Gc 1,21-25). |