Catechesi

dell'anno pastorale

2002 - 2003

 

a cura di

Don Carlo Salvador

LA PARABOLA DELLA CROCE

Parrocchia di Campolongo

Conegliano, settembre 2003

 

LA CROCE COME PARABOLA

 

 

 

La Chiesa ci impegna a guardare, lungo tre anni pastorali, al volto di Cristo.

Quest’anno ci propone di meditare la morte, e la morte di croce, di Gesù.

Quale volto ci manifesta Gesù in croce?

 

1   La croce nei vangeli.

 

I vangeli raccontano molteplici eventi accaduti sul Calvario che danno origine a teologie diverse ed insieme complementari.

I Sinottici descrivono la sofferenza di Gesù.

Mc 14, 34.36: La mia anima è triste fino alla morte. Padre, allontana da me questo calice.

Lc 22, 43-44: Gli apparve un angelo a consolarlo. In preda all’angoscia pregava. 

Mt 26,38: La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e pregate con me.

Giovanni mette in luce piuttosto la gloria di Gesù che rifulge nella passione.

Ad esempio, l’arresto di Gesù nel Getsemani manifesta la sua libertà (18,6) e le parole di Gesù sulla croce costituiscono una nuova annunciazione (19,26-27).

 

2   La croce nella Chiesa.

La Chiesa, lungo la sua storia, manifesta comprensioni diverse del mistero della croce.

 

2.1   La nuda croce.

È il patibolo dei crocifissi, segno di un dramma personale e collettivo.

La croce dice il dramma personale di Gesù, di Dio e dell’umanità.

E’ spartiacque tra due vite: la vita umana che finisce e la vita risorta che inizia, la religione prima e dopo la croce. E’ il simbolo più diffuso della religione cristiana; nell’iconografia supera le rappresentazioni della risurrezione.

Quando il cristianesimo diventa religione dell’impero la croce diventa simbolo di trionfo.

Costantino fa collocare nella basilica eretta a Gerusalemme una croce ornata di gemme.

Fino alla fine del IV secolo, cioè per 400 anni, vigeva una iconografia alternativa alla croce. Venivano rappresentati il sacrificio di Isacco, l’agnello immolato, e l’ancora, perché la croce era ritenuta un patibolo infamante, che non poteva raffigurare il Signore della vita e della gloria. Anche oggi è poco evidente e sentito che la croce manifesti la gloria.

 

2.2  Il crocifisso.

 

E’ un simbolo il cui significato dipende da come Gesù è raffigurato sulla croce.

Dal V al X secolo incluso è stato raffigurato vestito, con gli occhi aperti, in posizione eretta, ad indicare che Gesù regna dalla croce. Da XI secolo ad oggi è raffigurato nel dolore, segno del suo amore e dell’espiazione del peccato.

E’ il tempo dell’onda emotiva e popolare che si incentra sulle sofferenze di Gesù.

Maria è raffigurata mentre sviene sotto la croce per il grande dolore.

In questo tempo viene trascurata la Scrittura, che presenta Gesù e Maria come persone credenti, desiderose che si compia in loro la volontà di Dio e testimoni del suo disegno.

L’icona che contempliamo quest’anno è stata scritta alla fine del 1300 e raffigura Gesù nudo, con gli occhi chiusi, nello spasimo del dolore, indicato dalla curva del ventre, dai lineamenti del volto e dalle stimmate.

3   Una nuova lettura della croce.

 

Attorno alla croce fioriscono eventi importanti. Essa può essere vista come una parabola dell’amore di Dio e della salvezza dell’umanità. La parabola è un racconto fantastico o reale modellato sulla vita. Ad esempio, il pastore che perde una pecora, il figlio che abbandona la casa paterna (cf. Lc 15,4ss.11ss).

La parabola è un simbolo, dove il racconto serve a dire la verità della fede.

L’alleanza fra Dio e l’uomo intreccia i percorsi della vita: la vita passata, nella quale è nata e si è perfezionata l’alleanza; la vita presente, il tempo in cui il Regno cresce; la vita futura che dà compimento al presente e al passato.

La croce appare parabola di questa alleanza in quanto la riassume e la simboleggia.

Gesù spogliò e umiliò se stesso fino alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome di Signore (cf. Fil 2,6-11).

La croce rivela l’amore della Trinità che attira gli uomini a sé nell’innalzato (Gv 12,32).

La croce disegna il cammino della comunità cristiana e dei singoli credenti. “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).

 

4  Gli eventi che accadono attorno alla croce.

 

I vangeli richiamano “presso la croce” i temi più grandi della salvezza.

La croce illumina questi temi e ne resta illuminata.

 

4.1   I sinottici presentano sei scene o parole prima della morte e tre scene o parole dopo.

 

Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno.

Temi: ignoranza e peccato; misericordia di Dio.

 

Oltraggi da parte dei  passanti, dei sacerdoti, degli scribi, degli anziani e dei ladroni.

Temi: il peccato come fatto universale e come rifiuto di Dio.

 

Da mezzogiorno si fece buio su tutta la terra.

Tema: ogni passione e ogni morte innocente aumenta il buio del mondo.

 

Dio mio, Dio mio, perché  mi hai abbandonato?

Uno, inzuppata una spugna di aceto, gli dava da bere.

Temi: la morte come segno dell’abbandono di Dio; la risurrezione come nuova creazione; la croce, salvezza del mondo; la sete dell’uomo saziata dall’acqua di Dio.

 

Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Oggi sarai con me in paradiso

Temi: la salvezza è la memoria che Gesù fa di noi davanti al Padre; Gesù ci prepara un posto nel Regno (Gv 14,2).

 

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

Tema: consegna della vita cristiana, costola con cui Dio crea la nuova alleanza.

 

Emesso un altro grido, spirò.

Tema: la morte, grido dell’uomo verso Dio.

 

Il velo del tempio si squarciò; la terra si scosse, i sepolcri si aprirono e molti resuscitarono.

Temi: la fine del tempio e della liturgia terrestre, l’incontro dei vivi con i morti.

 

Il centurione e quelli che facevano la guardia dicevano: Davvero costui era figlio di Dio!

Tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo se ne tornarono percuotendosi il petto.

Temi: La morte di Gesù suscita la fede e il cambiamento; la conversione come domanda di salvezza; fede e salvezza cominciano dai pagani e dai peccatori che si convertono.

 

Molte donne che avevano seguito Gesù dalla Galilea osservavano da lontano.

Temi: La sequela di Gesù porta a “vedere” la salvezza; coloro che sono tenuti lontani, come la donna, partecipano “da vicino”.

 

4.2   Giovanni presenta due eventi prima della morte di Gesù e due dopo.

 

Egli suggerisce la fecondità della morte di Gesù prima ancora che sopraggiunga; svela quali avvenimenti sono importanti per la comprensione di questa morte; racconta la nuova creazione e testimonia che la fede del Discepolo nasce dalla croce.

Giovanni, dopo che Gesù è innalzato e prima della sepoltura, descrive cinque brevi scene:

spartizione delle vesti (23-24); parole alla madre e al discepolo (25-27); morte di Gesù (28-30); trafittura del costato (31-34a); sangue e acqua sorgente dell’alleanza (34b-37).

 

23-24: spartizione delle vesti.

 

23 Allora i soldati, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti

    e  fecero quattro parti, una per ciascun soldato; presero anche la tunica.

   Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta in un unico pezzo dall’alto.

24 Allora dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte per essa di chi sarà,

   perché si adempisse la Scrittura che dice:  Si sono divise tra loro le mie vesti 

   e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero queste cose.

 

L’azione dei soldati è ostile. Infatti spartiscono la veste esterna dell’innocente in quattro parti, una per ciascun soldato, e tirano a sorte sulla tunica interna che resta indivisa.

Essi realizzano così il Sal 22 che descrive i tormenti e le speranze del giusto perseguitato. Ma la fede vera, vissuta sotto la croce, inaugura relazioni nuove.

La morte di Gesù ottiene che tutti i pagani, rappresentati dai quattro soldati, possano aver parte con Gesù. Secondo i Sinottici è il centurione a credere per primo.

Mt 25,54: Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». La tunica è simbolo della vita divina di Gesù, della sua unità con la Trinità.

La morte garantisce che l’unità che Gesù è venuto per portare al mondo rimane integra.

 

25-27: parole di Gesù alla madre e al discepolo.

 

25 Ora, presso la croce di Gesù stavano in piedi sua madre

   e la sorella di sua madre, Maria, moglie di Cleofa, e Maria di Magdala.

26 Gesù, dunque, avendo visto la madre

   e, in piedi presso di lei il discepolo che amava,

   dice alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio”.

27 Poi dice al discepolo: “Ecco la tua madre”.

   A partire da quell’ora il discepolo la prese in ciò che gli appartiene.

 

La scena indica la presenza fedele delle donne e la preoccupazione di Gesù per coloro che ama. Mentre i sinottici dicono, in modo generico, che le donne osservano quello che accade “di lontano”, Giovanni ne presenta quattro, nella loro identità, presso la croce.

Le donne, in realtà, non si trovano presso la croce, perché ai parenti, e soprattutto ai genitori e alle donne non era permesso di avvicinarsi ai condannati a morte e ai crocifissi.

Ma le donne sono vicine, più dei soldati, per la loro comunione con Gesù.

Giovanni crea fra le donne e i soldati un parallelo e un contrasto, per dire il mistero.

 

28-30: morte di Gesù

 

28 Dopo questo, sapendo che tutte le cose erano state ormai compiute,

    per adempiere pienamente la Scrittura Gesù dice: « Ho sete! ».

29Vi era là un vaso pieno di aceto. Allora, avendo fissato una spugna imbevuta di aceto intorno a una canna di issopo, la accostarono alla sua bocca.

30 Quando ebbe preso l’aceto, Gesù disse: «E’ compiuto!».

   E, chinato il capo, rese lo Spirito.

 

Il v. 28 collega la morte di Gesù alla scena precedente. “Dopo di ciò  si riallaccia a ciò che è appena stato detto a proposito del discepolo e della madre. Ad esempio, in Gv 2,12 indica cosa accade dopo il segno di Cana, quando Gesù discese a Cafarnao e in 11,7 ciò che accade dopo l’annuncio della morte di Lazzaro, quando Gesù va in Giudea.

Il realismo fisico della sete attesta che Gesù è veramente uomo.

La sete di Gesù si fonde con quella di tutti i morenti ma esprime anche la sete di Dio (Sal 42-43,3; 63,2) e, nel contesto giovanneo, il colloquio di Gesù con la samaritana (4,13-14) e il suo grido nel tempio, nel grande giorno della festa (7,37-39).

Questa morte è accesso alla vita, dove non c’è sete ma fontana zampillante.

Le ultime parole di Gesù morente illuminano tutto e hanno valore di testamento.

Infine Gesù reclina il capo e rende lo Spirito a differenza di tutti i morenti che prima rendono lo spirito e poi reclinano il capo.

Significa che nessuno gli toglie la vita ma è lui tesso a donarla.

 

31-34a: trafittura del costato

 

31 I Giudei, poiché era la Preparazione, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato, tanto più che quel sabato era un grande giorno,

   chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero tirati giù.

32 Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe del primo

   e poi dell’altro che era stato crocifisso insieme con lui.

33 Venuti da Gesù e avendo visto che era già morto, non gli spezzarono le gambe,

34 ma uno dei soldati gli colpi il fianco con la sua lancia

 

Il colpo di lancia verifica la morte dei ladroni e la vita divina di Gesù.

E’ segno dell’ostilità di chi lo ha crocifisso e lo collega alla morte di Gesù.

 

34b-37: sangue ed acqua, sorgenti della nuova alleanza.

 

    e subito sgorgarono sangue e acqua.

35 E chi ha visto ha testimoniato e la sua testimonianza è vera,

    ed egli sa che dice il vero, perché anche voi arriviate alla fede.

36 Queste cose infatti avvennero perché si adempisse la Scrittura:

   “Non saranno spezzate le sue ossa”.

37 E un’altra Scrittura dice ancora: “Guarderanno colui che hanno trafitto”.

 

Il sangue e l’acqua che sgorgano dal costato sono segno del grande mistero dello sposalizio fra Gesù e la Chiesa. Gesù è a disposizione di Dio perché egli crei una nuova vita per lui e per l’umanità. Gesù infatti si sveglierà nella risurrezione come sposo della Chiesa. Nel sangue si compie la figura dell’agnello (1,29; 14) e nell’acqua il dono dello Spirito e la possibilità della redenzione.

La tematica del sangue è legata all’eucaristia e quella dell’acqua ai racconti del Battista (c. 1), della tradizione battesimale (c. 3) e della tradizione dell’acqua viva (c. 4 e c. 7).

Riprende anche il tema del tempio. Dal lato destro di Gesù sgorga l’acqua come dal lato destro del tempio (Ez 47,1-12). Viene confermata l’affermazione di Gesù (2,21) che svela che il suo corpo è il nuovo tempio nella gloria della morte che la risurrezione confermerà.

Lo sguardo al trafitto esprime l’accettazione del suo mistero e la partecipazione alla salvezza portata da Gesù. Il dono di Gesù morente si concretizza anche nei sacramenti.

La descrizione della vita di Gesù sulla terra si conclude con l’appello di Giovanni alla fede.

Essa collega alla vita di Gesù e ne fa memoria.

Giovanni, primo discepolo ad arrivare alla fede piena, si presenta come primizia dei veri credenti. E’ il testimone che ha conoscenza diretta dell’avvenimento e del suo significato profondo e li annuncia (1,7; 3,11; 15,26-27).

 

 

5  Attorno alla croce fioriscono molteplici interpretazioni della fede.

 

Alcune le abbiamo già sviluppate nei cammini di fede per la celebrazione dei sacramenti.

La tradizione popolare, che domina dall’XI secolo e che è stata proposta per quest’anno pastorale, si sofferma alla sofferenza vista come segno dell’amore di Dio.

Noi nelle catechesi seguenti privilegiamo Gv 19,25-27, che rivela la croce come parabola di una nuova annunciazione che raccoglie attorno all’Innalzato la famiglia dei figli di Dio.