LA CROCE
E LA FAMIGLIA DI DIO
La
croce è parabola della salvezza e nuova annunciazione.
Il
crocifisso prima di morire rivela la sua volontà circa il futuro
della salvezza.
“Quando
sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
Che
cosa significa che la croce eleva tutti al livello del Figlio di
Dio?
L’idea
guida sottolinea che la croce trasforma i credenti in famiglia di
Dio.
Il
vangelo rivela un’idea suggestiva di famiglia, che non c’è
nella realtà umana ma che si sviluppa nella storia della
salvezza.
Gesù
nasce e vive in una famiglia. La sua esperienza è fondale per la
famiglia che Dio stesso si vuole creare. Essa è nuova, perché
partecipa alla santità della famiglia trinitaria.
La
famiglia santa è caratterizzata dalla relazione con Gesù e
dall’obbedienza a Dio.
Essa
cresce secondo la parola di Dio, perché è Dio a farla vivere.
·
Maria
all’annuncio della sua maternità esprime una adesione
incondizionata:
“Ecco la serva del Signore;
sia a me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
·
Giuseppe,
quando Maria si trova incinta, decide di rimandarla di nascosto.
L’angelo
in sogno gli dice di prendere la moglie con sé ed allora
Giuseppe, “alzatosi dal sonno fece come gli ordinò l’angelo
del Signore e prese sua moglie” (cf. Mt 1,24).
La
sua vita da allora prende un corso nuovo che dipende da Dio.
Maria
e Giuseppe sono sposi e vergini, vivono come tutti vivremo nella
risurrezione, cioè “come gli angeli nel cielo” (Mt 20,30).
Sono
i genitori di Gesù ma egli fa riferimento al padre che è nei
cieli.
·
Gesù
dodicenne rimane in Gerusalemme.
Ed
avviene che i genitori dopo tre giorni lo trovano nel tempio,
seduto in mezzo ai maestri sia ascoltandoli sia interrogandoli.
Tutti
coloro che lo ascoltavano erano stupefatti e i genitori rimangono
sbigottiti.
Gesù
rivendica il primato del Padre, la necessità di stare nella sua
parola, anche di fronte all’angoscia dei genitori ed anche se
loro non comprendono la sua parola.
“Non
sapevate che è necessario che io sia nelle cose del padre mio?”
(Lc 2,49).
Nella
santa famiglia la parola di Dio gode il primato assoluto e le
persone si spogliano di sé per fare la volontà di Dio.
·
A
Cana di Galilea Gesù partecipa ad una festa di nozze.
E
cambia l’acqua in vino perché la festa non sia turbata e
interrotta (Gv 2,1-11).
Il
primo dei segni riguarda la famiglia.
Dio
ha benedetto la famiglia fin dal suo sorgere, facendola ad
immagine della Trinità.
“Secondo
l’immagine di Dio li fece, maschio e femmina li fece e li
benedisse Dio dicendo: “Crescete e moltiplicatevi e riempite la
terra e dominate su di essa” (Gen 1, 28).
Dio
gode della famiglia che ha creato. “E vide Dio tutte quante le
cose che aveva fatto, ed ecco erano belle assai” (Gen 1,31).
Gesù
viene a dare alla famiglia una benedizione nuova e una bellezza
nuova, che è goduta da Dio e dagli uomini. La presenza e
l’azione di Gesù rendono il banchetto nuziale di Cana simbolo
della famiglia che egli inaugurerà nelle sue nozze con la Chiesa.
La
trasformazione dell’acqua in vino esprime la benedizione e
origina la festa che non è turbata né interrotta nonostante il
peccato dell’uomo.
“Tu
hai conservato il vino buono fino ad ora” (Gv 2,10).
La
famiglia mantiene la benedizione originaria attraverso una nuova
benedizione.
La
festa originaria diventa una festa nuova.
Israele
è presente nella madre di Gesù, che egli chiama “donna”.
Essa
rappresenta il popolo di Dio che attende nella fede e accoglie
nell’obbedienza l’ora della benedizione di Dio e della festa
piena.
“Manifestò
la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui (Gv 2,11).
·
Gesù
è ospite della famiglia di Lazzaro, Marta e Maria.
In
essa si condivide generosamente il pane, il riposo e l’amicizia
umana ma anche l’accoglienza della parola e di tutte le cose che
Gesù ha udito dal Padre suo e che fa conoscere loro (Gv 15,15).
Gesù forma con loro una famiglia che nasce da Dio e si nutre
dello stesso pane e della stessa parola (Dt 8,3; Mt 4,4).
Risuscitando
Lazzaro da morte Dio asciuga le lacrime di questa famiglia e
simboleggia la risurrezione della famiglia, che chiama a far parte
delle cose che non muoiono in eterno. Manifesta così la gloria di
Dio e la sua.
Se
credi, dice Gesù a Maria, vedrai la gloria di Dio (cf. Gv
11,1-44).
·
Gesù
prende per mano la suocera di Pietro.
“E
la febbre la lasciò e serviva loro” (Mc 1,29-31).
Gesù libera da ciò che impedisce di stare a tavola e di
servire alla tavola, simbolo della famiglia che egli servirà
nell’ultima cena e della famiglia che i discepoli saranno
chiamati a servire (cf. Gv 13).
Infatti,
Gesù forma con i discepoli una comunità che condivide i beni
necessari alla vita, attraverso una cassa comune, e che fa
riferimento al Padre dei cieli, “padre mio e padre vostro, Dio
mio e Dio vostro” (Gv 20,17).
·
Gesù
ama i bambini e li pone in mezzo agli adulti come segno per chi
vuole entrare nel regno dei cieli.
“Chi
non accoglie il regno come un bambino non entrerà in esso” (Mc
10,13-16).
Il
Regno dunque è una famiglia, perché richiede la disponibilità
verso Dio e una moltitudine di fratelli che il bambino ha verso i
genitori e i fratelli, disponibilità a convivere disarmati per
lasciarsi educare dall’amore.
·
Gesù manifesta la sua famiglia.
Alcuni
gli avevano detto: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli, fuori,
ti cercano”.
Gesù
aveva risposto loro: “Chi è mia madre e (chi sono) i miei
fratelli?”. Poi, guardando in giro quelli che gli sedevano intorno,
aveva detto: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la
volontà di Dio, questi è mio fratello, sorella e madre” (Mc
3,32-35; Mt 12, 46-50);
“Mia
madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio
e la fanno” (Lc 8,21).
Il
rapporto con la parola è la carta d’identità della famiglia di
Dio.
Gesù
si distacca progressivamente dalle folle e costituisce una cerchia
di relazioni primarie che sostituisce quella familiare. Lo fa
nonostante le difficoltà che questo comportava per la sua
famiglia d’origine. La tensione che si era creata nel tempio tra
Gesù e i suoi genitori si ripropone tra i parenti e la nuova
famiglia che Gesù si forma.
“Viene
in casa e si radunò di nuovo la folla così che non potevano
neppure mangiare.
Udito
ciò i suoi vennero per prenderlo, poiché dicevano: “è fuori
di sé” (Mc 3,20-21).
Per
Gesù la nuova famiglia ha la precedenza su quella naturale.
·
La
lettura sincronica di Gen 2,21-24 e Gv 19,33-34 e Ef 5,21-29
annuncia la nascita della famiglia di Gesù.
Infatti,
fa capire che la famiglia umana e quella cristiana sono tra loro
come profezia e compimento della famiglia di Dio che nasce dalla
morte di Gesù in croce.
Gesù
sulla croce entra nell’estasi della morte. Dio prende sangue ed
acqua che sgorgano dal suo fianco e ne fa la nuova Israele, e la
conduce da Gesù, risvegliato dall’estasi.
E
Gesù dice: “Questo sì, è osso delle mie ossa e carne della
mia carne; essa sarà chiamata donna perché dal suo uomo è stata
tratta. Nessuno mai ha odiato la sua carne, ma la nutre e la
riscalda, come anche il Cristo la Chiesa, perché siamo membra del
suo corpo. Per questo abbandonerà l’uomo suo padre e sua madre
e aderirà alla sua sposa, e saranno, i due, una carne sola:
questo mistero è grande, ma io lo dico in rapporto a Cristo e
alla Chiesa”.
Sulla
croce si compie il mistero annunciato in Gen 2.
Cristo
e la Chiesa vengono congiunti da Dio, sono e vivono in una sola
carne.
La
sponsalità è segno, sacramentale e provvisorio nella storia, di
ciò che si compie nella comunione misteriosa dei due, Cristo e la
Chiesa.
Questa
nuova realtà è sigillata e celebrata dalla croce. Per formare la
famiglia dei figli di Dio Gesù deve compiere una scelta radicale
e perenne, perché essa supera la famiglia naturale come il
compiuto supera l’incompiuto e l’eterno supera il temporale.
La
famiglia umana non è un assoluto ma è subordinata al progetto
che Dio rivela sulla croce e perciò o confluisce nella famiglia
di Dio o finisce nella morte.
La
croce rende possibile lasciare la propria famiglia per la famiglia
più ampia dei figli di Dio, dove tutti possono essere
“fratello, sorella e madre”.
Si
compie l’avventura fortunata di Abramo che se ne va dalla sua
terra e dalla sua parentela e dalla casa di suo padre verso la
terra che Dio gli mostra per diventare una nazione grande ed
essere benedetto e diventare benedizione per tutte le famiglie
della terra (cf. Gen 12,1ss).
Gesù
ama la Chiesa fino alla fine, perché consegna se stesso per lei
per santificarla purificandola con il lavacro di acqua nella
parola, per presentare a se stesso la Chiesa gloriosa, senza
macchia o ruga o alcunché di simile ma santa e irreprensibile (cf.
Ef 5,25).
Questo
amore modula la famiglia cristiana.
Cristo
afferra l’amore dei battezzati, lo fermenta dal di dentro, lo
purifica da tutte le inevitabili scorie che porta con sé ogni
amore umano, per farne come un riflesso, un’immagine e una
partecipazione della sua relazione con la Chiesa.
Questa
viene nel tempo, perché i cristiani possano entrarvi attraverso
il matrimonio e la verginità consacrata e salvarsi dalla fine del
tempo, vivendo nella sua ricchezza perenne.
La
famiglia cristiana è sacramento che prepara la realtà nuova
della famiglia di Dio.
Innamoramento,
amore sponsale, paternità e maternità sono partecipazione
all’amore di Dio e alla famiglia dei figli di Dio generata da
lui in Gesù.
La
famiglia cristiana è immersa nel mistero stesso di Dio (Ef 5,32).
L’amore
di Cristo e della Chiesa è dilatazione dell’incarnazione e
dell’amore trinitario.
Il
matrimonio serve la crescita della Chiesa di cui è come una
incipienza, nella misura in cui crea rapporti di amore e di fede
fra tutti i suoi membri.
La
sacramentalità della famiglia cristiana è fonte e riserva di
grazia che educa all’amore che non muore.
·
Gesù
sulla croce annuncia la famiglia dei figli di Dio.
Egli
mira alla riunione dei figli di Dio, che è il compimento
dell’opera ricevuta dal Padre.
Nelle
parole alla madre e al Discepolo usa i termini «madre» e «figlio».
Avvia la nuova “famiglia”, la sua, dalla croce. E’ formata
dal popolo credente dell’AT e del NT.
Maria
è, anche sotto la croce, Israele che attende e cui viene
annunciato il disegno di Dio. Il Discepolo rappresenta la Chiesa
santa che crede nel Figlio.
Tutti
e due si offrono perché “sia” a loro e alla Chiesa secondo la
sua parola (cf. Lc 1,38).
·
La famiglia di Dio è l’approdo del cammino del Verbo,
raccontato nel prologo del vangelo di Giovanni.
Il
Verbo “nelle cose proprie (eis
ta idia)
venne e i suoi non l’accolsero; a quanti però l’accolsero
diede loro il potere di diventare figli di Dio, ai credenti nel
suo nome, i quali non da sangui né da volontà di carne né da
volontà di uomo ma da Dio sono stati generati.
E
la parola divenne carne e pose la tenda fra noi, e contemplammo la
sua gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”
(Gv 1,11-14).
Il
neutro plurale ta idia indica in maniera generica ciò che uno possiede ma dice
anche l’essere profondo di una persona, come l’essere del
Verbo e del Discepolo.
Il
Verbo prende eis ta idia
l’umanità, si fa uomo per vivere in essa come in una carne sola
e formare con essa la famiglia. Il Discepolo prende eis ta idia
la madre perché la chiesa della promessa e quella del compimento
si fondino nell’unità.
Quando
il Discepolo, perfetto nell’adesione al Figlio e nella
appropriazione della Parola, prende con sé la madre di Gesù e
quando la Donna, che rappresenta l’obbedienza di Israele, va ad
abitare con il Discepolo, si realizza la famiglia nuova, la
Chiesa.
Per
essa Gesù ha pregato “affinché tutti siano uno, come tu,
Padre, in me e io in te, perché anch’essi in noi siano uno” (Gv
17,21). Così diventano famiglia di Dio.
Siamo
agli antipodi della situazione annunciata nel discorso di addio. Lì
si diceva: “Ecco che viene l’ora ... in cui sarete dispersi
ciascuno per conto suo (eis
ta idia)” (16,32).
Poiché
non credono nel loro Maestro, i discepoli saranno abbandonati alla
dispersione, ciascuno nella propria esistenza separata da
Gesù.
Sulla
croce invece la situazione viene capovolta. Cristo fa dei due
popoli una cosa sola abbattendo il muro divisorio, per
riconciliare entrambi in un solo corpo a Dio per mezzo della
croce, dopo aver ucciso in sé l’inimicizia (Ef 2,14-16).
La
croce è parabola del disegno e dell’opera di Dio.
·
Il
Padre si prende cura della sua famiglia.
Egli
educa gli uomini a vivere in Gesù.
Come
il contadino pota e cura i tralci della vite perché portino
frutto.
La
famiglia di Dio cresce nel tempo seguendo i percorsi che egli
stesso ha tracciato.
-
Il rimanere in Gesù.
La
parola di Dio attira nel mondo nuovo e quindi distoglie da quello
segnato dal peccato.
In
Gesù i credenti hanno accesso alla vita di Dio, perché egli è
l’unigenito del Padre e il primogenito di molti fratelli.
Rimanere
in Gesù è la condizione per partecipare alla famiglia di Dio.
Egli
infatti ha detto:
“Io
sono la vite quella vera e il padre mio è l’agricoltore. Ogni
tralcio che in me non porta frutto lo recide e ogni tralcio che
porta frutto lo purifica, affinché porti più frutto.
Voi
siete già puri per la parola che vi ho detto; rimanete in me, e
io in voi.
Come
il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane
nella vite, così neppure voi se non rimanete in me. Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, questi porta
molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv
15,1-5).
-
Il fare la parola di Dio.
E’
il percorso fatto dalla famiglia santa, prototipo e primizia della
famiglia di Dio.
E’
il cammino compiuto da Gesù sulla terra.
La
parola di Dio è creativa e porta sempre il frutto che Dio cerca.
Lo
aveva annunciato già Isaia con queste parole: “Come la pioggia
e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza aver
irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà
della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza
effetto, senza operare ciò che desidero e senza aver compiuto ciò
per cui l’ho mandata” (Is 55,10-11).
I
credenti che adempiono le parole del Signore vengono santificati
dall’unione con Gesù e saranno beati, come Maria, perché
parteciperanno per sempre alla famiglia di Dio.
La
famiglia di Dio è prefigurata nell’annunciazione, nasce come
primizia nella famiglia santa di Giuseppe, Maria e Gesù e trova
nella croce la piena rivelazione e la grazia di poter essere
compiuta.
La
famiglia di Dio è la Chiesa che continua a crescere nella
crescita progressiva del Regno.
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