Omelie di Natale 2008 

 

a cura di don Carlo Salvador

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NATALE  2008 nella notte

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NATALE  2008 nel giorno

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SANTA FAMIGLIA  2008  clicca per scaricare il file in formato word
MARIA MADRE DI GESU'  2009

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NATALE  2 B 2009 clicca per scaricare il file in formato word
EPIFANIA  2009 clicca per scaricare il file in formato word

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NATALE  2008  Messa nella notte

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La messa nella notte di natale si apre con questa antifona: Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo. Il natale è un evento di gioia e di pace. Lo annuncia Isaia nella prima lettura; lo riprende il canto al vangelo; lo conferma il canto degli angeli: gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama. E’ naturale pensare che il natale è stato gioia e pace per Gesù e domandarci come il natale può portare oggi pace e gioia a noi e al mondo.

ü      Luca descrive la nascita come un fatto ordinario, un entrare nella storia come tutti. Per quattro volte nei cinque versetti iniziali Luca dice che la nascita fu condizionata dal censimento indetto da Cesare Augusto. Il censimento aveva lo scopo di far conoscere il numero degli abitanti, per calcolare il prelievo fiscale e la forza militare di cui si poteva disporre. Le due cose erano intrecciate: i soldi servivano per combattere e la guerra si faceva per difendere o conquistare terre e ricchezze.

La nascita di Gesù avviene in un quadro di povertà, di provvisorietà e di dipendenza dalle ambizioni e dai calcoli dei potenti, perché Gesù non fu esonerato dalla condizione che aveva la gente sottomessa al potere. Questa nascita ordinaria è segno evidente dell’amore di Dio. Egli entra nella situazione umana umiliandosi, senza finzioni e senza cercare privilegi rispetto agli altri uomini. In Gesù Dio si fa umile e inerme; non viene nel mondo per essere servito ma per servire; è la sua scelta di vita a cui rimane sempre fedele e che ha raccomandato a  tutti gli uomini.

Celebrare il natale significa capire e sposare le scelte di vita insite nella sua nascita.

ü      L’angelo annuncia ai pastori che Dio pone a Betlemme un segno di gioia e di pace.

La nascita di Gesù è un segno di una realtà che non si vede; è una cosa umana ma contiene una cosa divina. Troverete un bambino avvolto in fasce: ogni vera nascita umana si avvera così. Il bambino è vita in avvenire e ha bisogno di crescere entro le relazioni della vita. La nascita richiede che il bambino sia accolto e portato a maturità con dedizione e cura; chiede affetto, dono di sé e del proprio tempo.

Il bambino coinvolge e dona la possibilità di  costruire con lui un futuro diverso.

Il bambino giace in una mangiatoia. La grotta non è abitazione fatta dall’uomo, ma non è neppure provvisoria come la casa; rappresenta il creato. Gesù nasce nel creato ed è posto accanto agli animali, che allora dividevano gli spazi con l’uomo; la grotta è luogo di familiarità con tutte le cose create per mezzo di lui e in lui.

E’ posto in una mangiatoia, segno che la sua vita nutrirà quella di altri e che farà di loro una comunione di persone; segno dell’eucaristia, corpo donato e sangue versato per un’alleanza eterna. L’angelo infatti annuncia che il bambino è il Cristo, promesso e atteso, e che è il Signore, colui che risorgerà per vivere nella gloria.

ü      La seconda lettura afferma che il natale porta agli uomini la grazia di Dio, che ci insegna a superare l’empietà e quindi a vivere nella fede e nell’amore di Dio, nel realizzare la giustizia, cioè il disegno di Dio, e nell’attesa che si manifesti in noi la gloria del Risorto. Il natale non è sempre quello: più si conosce il mistero di Gesù più si conosce il nostro e si partecipa alla gioia del natale. Non dimentichiamolo.

Il presepio che i giovani hanno allestito davanti all’altare rende attuale il segno.

In tempo di crisi, in cui ci preoccupiamo legittimamente per il lavoro e i beni della vita, la natività è segno che si può vivere dignitosamente anche nella sobrietà e nella povertà. Cristo ha scelto questo stile di vita perché ha trovato pace e gioia nella dimensione sacramentale e nell’essere salvatore di una moltitudine di fratelli.

 

 

 

 

 

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NATALE 2008  Messa nel giorno

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La liturgia del natale invita alla gioia e alla lode. La  Messa nel giorno pone il natale in contesti diversi, presentati dalle letture che ci introducono a celebrarlo.

ü      Il natale è per la liberazione e la salvezza.La prima lettura evoca il tempo in cui Israele era in esilio. Il profeta vede il messaggero di Dio che annuncia prossima la liberazione, che sarà vista da tutta la terra e quindi da tutta l’umanità, anche da noi.

Questa visione profetica presenta il natale come il ritorno di Dio nel suo popolo, che si era allontanato da lui, per rinnovare su basi nuove l’alleanza. La nascita del figlio di Dio nella carne ci libera dal nostro esilio da Dio. Non è vero, forse, che il nostro tempo ci ha riempito di beni ma ci ha separato da Dio e dai nostri fratelli?

ü      Il natale è la rivelazione definitiva di Dio. La lettera agli ebrei, nei primi sei versetti, ricorda che Dio ha parlato molte volte e in molti modi attraverso il profeti ma alla fine ha parlato a noi attraverso il Figlio. La vita del Figlio fatto uomo rivela Dio all’uomo nel modo migliore possibile. L’incarnazione è la rivelazione più grande che Dio ha fatto. Dio ha posto il Figlio erede di tutte le cose che crea, redime e divinizza in lui. E ora Gesù è assiso alla destra del Padre, perché Dio gli ha dato un nome superiore ad ogni altro nome: ha dato il nome di figlio suo, che non ha dato neppure agli angeli, a un uomo. Dio continua a scrivere nella carne di ogni uomo che crede in Gesù e aderisce a lui il nome di figlio suo. Dopo molte parole ora tutto viene rivelato nella comunione che Gesù ci dona di avere con Dio. Ora chi conosce il Figlio conosce il Padre e conosce il mistero della propria vita.

ü      Il natale risponde alla ricerca di senso. Il prologo al vangelo rivela che ciò che Dio ci dà in Gesù illumina la vita degli uomini e del creato e rimane per sempre. Quante ideologie e filosofie documentano la ricerca che gli uomini conducono sul senso della vita. Le filosofie e la ragione non hanno trovato questo senso. Il natale ci conduce all’inizio dove è rivelata e contenuta la natura della vita di tutte le cose. L’uomo non ha parole che spieghino la gioia e il dolore, la speranza e la disperazione, la vita e la morte. La morte delle persone care, ad esempio, urta contro l’amore che nutriamo per loro; il silenzio prende il posto delle parole.

Non abbiamo parole che dicono il senso della morte e sono capaci di confortare. Possiamo solo affidarci alla fatalità o alla speranza; possiamo risalire all’inizio e accogliere quello che è presso Dio da sempre, chiedere che il senso del vivere ci sia donato ed aspettare che le promesse di Dio si compiano. La vita del bambino Gesù viene a dilatare di senso la nostra vita, che riceve luce e forza dalla sua. 

ü      Il natale comunica la vita. In principio c’è la Parola, cioè il disegno di Dio.

La ragione non spiega tutto. La luce degli uomini non è la ragione ma la vita che è in principio presso Dio e che viene trasmessa all’umanità e al creato. Le idee non possono comprendere la vita che fluisce da Dio, e quindi le fanno violenza.

La grotta di Betlemme contiene la vita che fluisce fino ai confini dello spazio e del tempo. Non c’era posto migliore per la nascita di Gesù che una grotta, la casa della creazione, che l’umanità genuina e fedele di Maria, di Giuseppe e dei pastori, che la compagnia degli animali e di tutte le creature in cui la sua vita può fluire. Impariamo a lasciarci portare dal fiume di vita che emana da Gesù. Come ogni bambino egli non domanda parole sulla vita ma ce ne offre il senso. Basta che accogliamo e serviamo la sua vita e saremo liberi dall’esilio da Dio, in cui i beni fanno da padroni e ci tengono schiavi di una vita senza senso e senza amore.

 

 

 

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SANTA FAMIGLIA  B  2008

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La Parola di Dio si fece carne in una famiglia. E’ un dato noto ma incompreso.

ü      Com’era la famiglia in cui visse Gesù? Maria era sua madre nella carne ma senza conoscere uomo: una maternità diversa dalle nostre, con un di più diverso.

Giuseppe era un padre? Quando ero bambino mi hanno insegnato che era padre putativo, una parola ostica da capire: figurava come padre ma in realtà non lo era. Oggi conosciamo la figura del padre adottivo, che non è padre nella carne ma vero padre nell’amore, che a volte è più grande e generoso di quello dei padri naturali.

Il vangelo anche oggi dice che Giuseppe e Maria erano il padre e la madre di Gesù, padre e madre veri. Abbiamo bisogno di bilanciare le due figure. Giuseppe non è padre del figlio di un altro; o tutti i genitori, anche Maria, sono padri o madri di un figlio di un altro. Con la lettera agli ebrei diciamo che sono padri e madri per fede.

ü      La santa famiglia è una famiglia aperta nel senso ampio del termine. La grotta, la casa più significativa abitata da Gesù, non ha né porta né chiave. I pastori entrano di diritto inviati dall’angelo del Signore. E meravigliano, perché sanno cose che i genitori di Gesù non sanno. Accadrà così  anche con i Magi. Sono i genitori a presentare Gesù o sono i vari ospiti del bambino a presentarlo ai suoi genitori?

Il vangelo oggi dice che vanno al tempio e riscattano Gesù con il sacrificio e Samuele annuncia a Maria il sacrificio di Gesù e suo. E quando Gesù ha 12 anni i suoi genitori lo perdono nel tempio. Maria esprime l’angoscia che provano: figlio perché ci hai fatto questo? Gesù non riconosce loro il diritto ad angosciarsi: perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?

I genitori non compresero. Gli eventi ricordano sempre che apparteneva a un altro.

Abbiamo interpretato le nozze di Cana come il segno dell’influenza di Maria su Gesù e in realtà sono segno che Gesù fa il suo cammino indipendente da Maria. Cambiando l’acqua in vino compie il prodigio primo cioè inaugurale: i discepoli credono che è lo sposo di un banchetto in cui il vino/la festa  sarà bella ed eterna.

Da ultimo c’è la croce: prima di morire Gesù dice alla madre: Donna, non sono più io tuo figlio, tuo figlio è Giovanni e quelli di cui egli è simbolo. E Maria tace.

ü      Oggi le due prime letture sono incentrare su Abramo. E’ la figura di riferimento di quest’anno pastorale, in cui riscopriamo l’iniziazione cristiana. Una famiglia e una comunità sono iniziate per fede, in un cammino faticoso e lungo. Abramo uscì, senza sapere dove andava, verso un luogo che stava per ricevere in eredità; egli aveva desiderato a lungo un figlio e lo riceve oltre i limiti del tempo e per offrirlo, quando Isacco era un giovane, a colui che glielo aveva donato, riconoscendo che era del Signore. Sara riceve forza per generare oltre il tempo dell’età, perché ritiene fedele colui che glielo aveva promesso. Abramo pensava che Dio è capace di risuscitare anche i morti. La fede nella risurrezione sostiene il suo cammino quotidiano e Isacco, il figlio sacrificato, diventa simbolo del Risorto.

Una fede grande, la loro, imparata nell’obbedienza, come accadrà a Gesù.

ü      La pastorale familiare è molto difficile: la nostra comunità 23 anni fa è partita dalla famiglia con entusiasmo ma sono rimaste poche tracce del cammino fatto. In realtà siamo facilmente sensibili al lato umano della famiglia ma solo le prove che superiamo fanno capire che la famiglia è se stessa se è funzionale alla famiglia di Dio, che godiamo per fede. La famiglia e la comunità cristiana non vivono per se stesse ma per fede, e si compiono nella famiglia vera, quella del Padre dei cieli.

 

 

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MARIA MADRE DI GESU’ 2009

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La prima lettura riporta la benedizione che i sacerdoti davano al popolo nell’AT.

ü      Il Signore dica bene di te. Dio desidera dire il bene al popolo e nel dirlo lo compie.

La benedizione esprime dunque la protezione attiva di Dio sul suo popolo.

Il Signore mostra il suo volto pieno di luce e questo illumina e rallegra ogni vita.

Il volto di Dio esprime soprattutto pace, che è il frutto maturo del suo amore.

La benedizione di Dio esprime la sua benevolenza verso le creature e il suo desiderio che siano belle e buone e che esprimano la luce della vita.

Un anno sarebbe davvero nuovo se avesse, oltre che la benedizione di Dio, anche il nostro dir bene di tutti, soprattutto di coloro con cui condividiamo la vita.

Nella tre giorni che abbiamo trascorso con i giovani in montagna abbiamo visto quanto è prezioso il dire bene di loro, un dire che sia anche fare il loro bene, assicurare loro protezione, garantendo gli spazi di cui hanno bisogno per crescere.

Il dir bene e il comunicare cose positive è importante nella vita di tutte le persone.

ü      La seconda lettura dice ciò che avviene, quando il tempo è pronto a accogliere Dio.

Paolo si riferisce alla nascita di Gesù. Come si compie il suo nascere nella storia? Gesù è il figlio di Dio nato da donna per essere riscattato dalla nascita nella carne e nascere dall’alto e dallo Spirito santo. Gesù si è umiliato facendosi piccolo tra i piccoli, per essere esaltato e prendere un nome che è al di sopra di ogni altro nome.

Gesù è nato sotto la legge e è cresciuto con essa nell’obbedienza a Dio, ma per avere l’adozione a figlio di Dio nella sua carne glorificata. La legge esprimeva la parola di Dio a un popolo di testa dura nel comprendere e percorrere le vie di Dio.

Con la nascita di Gesù inizia l’economia dell’amore in cui il popolo è reso capace di amare come ama Gesù, di conoscere Gesù, di aderirvi e di vivere come lui. Questo riscatto dalla natura umana e dalla legge viene compiuto da Gesù e reso possibile ai suoi discepoli. Per molti cristiani Gesù e Maria non sono nati per divenire ma restano quello che erano nella vita umana. La nascita umana invece è investimento per raggiungere un’altra vita: Gesù nasce uomo perché l’uomo nasca Dio, Maria partorisce un uomo ed è partorita da lui nella vita divina.

ü      Il vangelo propone la risposta dei pastori all’annuncio della nascita di Gesù.

Passati otto giorni dalla nascita, Gesù viene circonciso nella sua carne, per divenire parte del popolo di Dio, che vuole vivere l’esperienza di Abramo, padre nella fede, e ricevere il proprio nome, la missione che è chiamato o svolgere per il popolo.

L’esperienza dei pastori delinea questi percorsi della spiritualità cristiana:

- la chiamata: si fa parte del popolo di Dio perché si è chiamati di persona da lui.

- la disponibilità, a dedicarsi a costruire il regno con Dio secondo la chiamata.

- il ritrovarsi come parte di un progetto incentrato su Gesù e la sua missione.

- il far parte a tutti del proprio carisma, condividere la propria percezione di Gesù.

- lo stupirsi di quello che comunicano coloro che sono parte della missione.

- il conservare le cose meditandole nel cuore, cioè tenendole sempre calde e vive.

- il glorificare e lodare Dio perché l’annuncio si è verificato in chi lo ha sposato.

Maria ha condiviso con Gesù e la Chiesa nascente questi percorsi di spiritualità.

ü      Oggi celebriamo Maria madre di Gesù: è il suo titolo più grande e purtroppo si perde entro le tradizioni di festa per l’anno nuovo. Essere devoti di Maria significa condividere la sua spiritualità, investire la vita umana per raggiungere la vita divina; dire il bene di Dio e di tutti  e fare il bene che diciamo di Dio e dei fratelli.

 

 

 

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NATALE  2  B  2009

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All’inizio dell’era cristiana la memoria del natale, della visita dei magi e della rivelazione che Gesù era figlio di Dio, rivelazione avvenuta nel battesimo ricevuto da Giovanni al Giordano, venivano celebrate in un’unica festa, il 6 gennaio.

ü      La chiesa cristiana dell’oriente continua ancora a celebrare queste memorie in un’unica festa, il 6 gennaio. Nella chiesa cristiana dell’occidente il papa Liberto nel 354 fissò la memoria del natale al 25 dicembre e la memoria dell’epifania al 6 gennaio. La memoria del battesimo fu collocata alla fine del tempo natalizio.

Ancora oggi nella chiesa d’occidente si conserva un qualche legame tra le tre feste.

Nel giorno dell’epifania l’antifona al Benedetto dice così: Oggi la Chiesa, lavata dalla colpa nel fiume Giordano, si unisce a Cristo, suo sposo, accorrono i magi con doni alle nozze regali e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa, alleluia.

E l’antifona al Magnificat dice: Tre prodigi celebriamo in questo giorno: oggi la stella ha guidato i magi al presepio, oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza, alleluia.

Queste antifone non accennano alla nascita di Gesù nella carne e la sostituiscono con la memoria delle nozze di Cana. La celebrazione degli eventi della salvezza non è legata a una data dell’anno civile ma al ruolo che ha vari nei vari riti cristiani.

ü      La seconda domenica di natale la celebriamo quando l’epifania non cade domenica.  E’ una ulteriore riflessione sul mistero di Cristo. Il vangelo è quello che abbiamo letto nella messa nel giorno di natale. La liturgia lo accosta a un brano del libro di Siracide in cui parla la sapienza divina. Insieme rivelano il cammino che Dio fa verso l’umanità per compiere il disegno creativo. Il nostro Dio non è conservatore ma, come rivela Gesù, opera sempre. Poiché opera in collaborazione con l’uomo, lo porta a realizzare con lui il suo progetto divino, rispettando la libertà umana.

Siracide rivela che il creatore creò la Sapienza “in principio” e per l’eternità.

Essa, uscita dalla bocca di Dio, sedeva sulle nubi e copriva come nube la terra.

Il prologo rivela che la Parola, detta da Dio, era “in principio” e abitava presso di lui ed era Dio e che per mezzo di lui è stato fatto tutto ciò che esiste.

Siracide rivela che il creatore disse alla sapienza: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele. La sapienza, che officiava nella tenda santa davanti a Dio, si è stabilita in Sion, in Gerusalemme, città amata, ed ha posto le sue radici in mezzo a un popolo glorioso, porzione del Signore, sua eredità.

Il prologo rivela chela Parola era la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Quanti lo hanno accolto sono stati generati da Dio e sono suo popolo di illuminati.

ü      La seconda lettura contiene i versetti iniziali della lettera agli Efesini.

Annuncia che il Cristo è vangelo e primizia di ciò che Dio vuole operare.

Tutto ciò che Dio compie nell’uomo e nel mondo avviene attraverso Cristo.

Dio in Cristo ci ha benedetti, scelti, predestinati, colmati di grazia, redenti, fatti eredi. Gesù è dunque il punto di incontro decisivo tra l’iniziativa generosa  di Dio e il bisogno di salvezza dell’universo. Il natale è vangelo della redenzione universale.

L’epifania farà memoria del cammino fatto dei magi dall’oriente fino a Betlemme per riconoscere Gesù, in nato re. La grotta è punto di incontro del cammino di Dio verso l’uomo e dell’umanità tutta verso Dio. E’ segno dei cieli e terra nuovi, in cui Dio restaurerà ogni cosa in Cristo, suo figlio unigenito. Noi siamo chiamati ad andare alla grotta e riconoscere Cristo come sacerdote dell’universo e salvatore.

 

 

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EPIFANIA  2009

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La pagina del vangelo che abbiamo udito affascina bambini e adulti; ha il sapore di una fiaba eppure suscita interrogativi profondi. I magi e i pastori vengono da sponde opposte. I pastori appartengono al popolo eletto, e sono la parte meno sapiente o stimata, che vive ai margini del cammino culturale e religioso di Israele.

Conoscono la nascita di Gesù perché Dio lo rivela loro per mezzo di un angelo.

I magi vengono dall’oriente; sono sapienti e ricchi, interessati da una stella comparsa nel cielo e appassionati a ricercare un bimbo tra i bimbi, il re del creato.

I pastori sono poveri e piccoli, le persone che Dio predilige, e vengono senza doni, vedono, riferiscono e ritornano ai pascoli lodando Dio; i magi sono sapienti e apprezzati e adorano il bambino, aprono i loro scrigni e offrono in dono beni preziosi, oro- incenso- mirra, e  ritornano al loro paese senza ripassare da Erode.

ü      Primo interrogativo: come discernere/ giudicare povertà e ricchezza?

Gesù insegna che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio, ma riconosce che per Dio tutte le cose sono possibili. Ci sono ricchi che, conosciuto Gesù, aprono i loro scrigni e offrono in dono i loro beni preziosi. Dio accoglie i ricchi che cercano Gesù disposti a dargli i loro beni. Impariamo le sfumature della carità: quando doniamo al povero doniamo a Dio.

Quando un uomo cerca di Dio, disposto a sfidare il mondo per adorarlo, significa che i beni non riempiono la sua vita e che si svuota per ricevere i beni di Dio.

Per ricchi così c’è posto accanto al bambino: essi sono santificati nella ricchezza.

ü      Secondo interrogativo: come discernere/ giudicare sapienza e ignoranza?

Gesù insegna che Dio nasconde le sue cose a sapienti e intelligenti e le rivela ai piccoli. Ma ci sono sapienti che non credono stolto seguire una stella capricciosa né adorare il bambino, mentre la gente normale giudica che queste siano cose stolte.

Dio premia la loro ricerca e la loro disponibilità rivelando loro le sue cose nascoste.

Per sapienti così c’è posto accanto al bambino. Sono santificati nella sapienza.

Poveri e ricchi sono in realtà sullo stesso piano, come pubblicani e prostitute sono sullo stesso piano di coloro che non lo sono. Nessuno conosce le cose di Dio.

La differenza sta nell’essere aperti o chiusi al futuro che Dio vuole costruire in Cristo, appassionati o indifferenti a conoscere il mistero dei cieli e terra nuovi.

Dio rivela le cose divine a chi cerca oltre la ricchezza e la povertà umane, oltre la sapienza o l’ignoranza umane.Chi lavora con impegno e chi ricerca con dedizione, chi amministrando la mammona si fa amici che lo salvino davanti a Dio, chi mette a frutto i talenti ricevuti, chi è spinto dalla passione per le cose di Dio, quando Dio gli rivelerà le sue cose, è allenato a servire Dio con più passione e dedizione del povero o ignorante che non hanno cercato di sollevarsi dalla loro sorte umana.

ü      Terzo interrogativo: come discernere le cose di Dio entro le cose umane?

Nei magi la sapienza conduce all’uso retto e solidale della ricchezza.

La sapienza cristiana porta a rischiare nella ricerca e a scomporre la vita nel donare, a cercare Gesù come riferimento e vivere la vita non come dimora ma come esodo. L’epifania ci invita a cambiare il nostro stile di vita. La ricchezza e la cultura non bastano a se stesse e non possono essere il criterio ultimo delle nostre scelte. Dobbiamo aprirci al dono riconoscendo che il bambino divino è in colui che ha una dignità anche se non raggiunge standard di vita apprezzati, che l’uomo non dipende dal suo reddito e dalla sua cultura ma dalle cose divine che Dio gli dona in Cristo.

 

 

 

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Pagina a cura del gruppo internet della Parrocchia dell'Annunciazione di Campolongo di Conegliano (TV)